Taranto. 15.000 persone in piazza contro lo Sblocca Italia

TARANTO – Taranto è ancora viva. Questa è la prima considerazione che spontaneamente ci si sente di fare partecipando alla marcia, organizzata in maniera autonoma e autogestita dal Movimento Studentesco di Taranto contro Tempa Rossa e lo sblocca-Italia, contro un’economia basata sull’industria pesante e contro i muri che opprimono la città.

Per quanto? Nessuno può prevedere la morte, eppure in una città come Taranto questi miracoli potrebbero essere ancora possibili.
In città, da decenni ormai, ci sono due tipi di morte e la prima diventa peggiore ogni anno che passa.
È un dato di fatto, a Taranto in dieci anni le diagnosi di cancro sono letteralmente raddoppiate.
È quanto emerge dai dati, riferiti sia a maschi che femmine in entrambi i distretti di Taranto, ottenuti dalla Asl dal consigliere comunale di Taranto-coportavoce nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, Alessandro Marescotti e Fulvia Gravame di PeaceLink.
Dati che mettono in evidenza come i pazienti con esenzione 048 per malattie tumorali siano passati da 4677 a 8901 dal 1 gennaio 2004 al 31 dicembre 2013.
Il tasso è talmente tanto elevato che, secondo le fonti ASL richieste dai comitati ambientalisti, dal 2011 il numero delle nuove esenzioni per patologie tumorali supera sistematicamente le mille unità annue e a Taranto si effettuano in media dalle due alle tre diagnosi di tumore al giorno.
Attualmente gli assistiti sono, appunto, più di 8900 e il dato più eclatante è che, mentre in tutta la regione e in Italia si evidenzia un trend in decrescita, a Taranto il trend sale anno dopo anno, in città, così come in provincia.
Certo, questi, inequivocabilmente, non sono dati epidemiologici, ma, amministrativi, dunque non sono scientificamente indice di un aumento delle patologie tumorali a causa dei fattori inquinanti.
A questi dati, però, vanno aggiunti i dati dello studio Sentieri che parlano di un +54% rispetto alla media regionale di diagnosi di tumori in età infantile e di un +21% di morti per patologie oncologiche nella stessa fascia di età.
Eppure, questa morte non ha impedito a tanti come ad Alessandro, a Roberta, a Lorenzo, i cui nomi sono stati magistralmente portati ieri in manifestazione, di partecipare.
Un’altra morte, invece, continua ad essere presente a Taranto, quella delle istituzioni.
Istituzioni che ormai danno la netta impressione di non avere più il controllo della situazione, tra tassi di tumore universalmente riconosciuti dalle istituzioni mediche, ma non da quelle politiche.
Gli scontri all’interno del consiglio comunale sono all’ordine del giorno, con una maggioranza traballante ad ogni provvedimento, il consiglio regionale sul progetto Tempa Rossa si è addirittura scontrato con quello comunale che promette battaglia, ma inspiegabilmente non utilizza l’arma della direttiva Seveso. In tutto questo il governo nazionale fornisce ogni giorno una versione diversa su cosa ha intenzione di fare per la vicenda ILVA e non chiarisce la questione delle bonifiche.
Persino l’atteggiamento ultradecisionista del governo Renzi si scontra con la realtà di una situazione portata all’esasperazione che, ormai, appare ingestibile.
In uno scenario in cui il rischio reale è che i governanti dichiarino l’armistizio scappando a Brindisi, il Sud in fiamme sta vivendo una situazione inedita nella sua tormentata storia.
Come tutti sappiamo, alla morte delle istituzioni italiane durante la seconda guerra mondiale, il Centro-Nord del paese aveva risposto con la Resistenza civica, Resistenza non sanfedista, ma consapevole, istruita, che ha portato nei decenni successivi ad una classe dirigente piuttosto valida proprio perché formatasi sulle lotte.
Certamente, il Sud Italia ha avuto gloriose pagine di Resistenza, oltre all’esperienza della fiera resistenza dei briganti dopo l’annessione del Regno delle Due Sicilie, ma questo, purtroppo, non aveva portato alla formazione di una classe dirigente valida anche e soprattutto a causa dell’emigrazione e della fuga dei cervelli dal territorio meridionale.
In questo momento, però, una resistenza piena, consapevole e che vuole un futuro qui è ciò che per la prima volta sta vivendo in tutto il Sud in lotta, che ieri si è riunito a Taranto (presenti anche i No Triv e i comitati lucani contro lo sblocca-Italia).
Gli studenti non sono più le braccia, ma la mente, non hanno la “schioppetta” in mano, né il fucile, ma la conoscenza, la consapevolezza e la rabbia di cittadini del mondo legati a doppio filo alla propria terra.
In Lucania organizzano gli assedi alla sede regionale, a Taranto riescono, da soli, a portare in piazza 15.000 persone e soprattutto ad unire il fronte ambientalista in un temporaneo CLN, come non avveniva da anni.
La protesta sanfedista di Masaniello, al sud, ormai è un ricordo, soppiantata da una protesta che può davvero forgiare una classe dirigente sulle lotte per la sopravvivenza, perché ormai si tratta di questo.
Il Movimento Studentesco di Taranto ha presentato un progetto serio di alternativa economica basato sullo studio delle alternative economiche portate avanti in città come Bilbao o Pittsburgh.
Dalla morte del diritto alla salute, dalla morte degli amici, dei parenti e delle istituzioni, a Taranto e in tutto il sud in lotta contro lo sblocca Italia sta nascendo una generazione in lotta finalmente intelligente e consapevole delle proprie potenzialità, una generazione che, come durante la seconda guerra mondiale, ha tutto il diritto di candidarsi ufficialmente, nello spaesamento generale delle istituzioni, come Alternativa.

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