Hooligans liberi di agire. Quando il patrimonio artistico vale due di picche

ROMA – La violenza è una brutta bestia che andrebbe sempre sopita, come andrebbero prese delle serie misure preventive a difesa del patrimonio artistico italiano.

Ma qui in Italia sembra vi siano sempre due pesi e due misure. Può succedere infatti che dei lavoratori siano manganellati perchè manifestano reclamando il loro posto di lavoro, mentre tifosi inferociti come bestie prendano d’assalto i luoghi storici della capitale distruggendo indisturbati come “Attila” tutto ciò che incontrano.  Ed oggi fa ancora salire la rabbia leggere dello scempio compiuto ai danni di una scultura prestigiosa come la Barcaccia di Piazza di Spagna datata 1629.

E non solo. Oltre alle scalfiture e scheggiature che ha rilevato questa mattina la Sovrintendenza capitolina ai Beni Culturali, si registrano danni anche al candelabro centrale. Insomma una profonda ferita per la capitale e per l’Italia. Un fatto che non doveva succedere.

Allora viene da chiedersi da che parte sia la sicurezza in questo Paese, dove spesso nel silenzio assordante ci si può abituare a tutto.  Perfino ai tifosi olandesi del Feyenoord che, arrivati in Italia per una partita di calcio, infieriscono sull’unico bene che ancora appartiene a questo malandato Paese, l’arte. E’ uno sfregio alla cultura, alla storia, all’identità italiana. Identità che anche le insensate politiche economiche hanno contribuito a cancellare, lasciando lo spazio eslusivo al becero business, come quello del calcio. Qui non si tratta neppure di infierire contro le forze di Polizia, sui 1.300 agenti messi a disposizione, sull’intervento poco tempestivo, come qualcuno ha avanzato.

Il discorso è molto più profondo perché il museo a cielo aperto che abbiamo la fortuna di aver ereditato andrebbe sempre difeso. Il gruppo di teppisti facinorosi della squadra olandese Feyenoord non avrebbero mai dovuto arrivarci in Piazza di Spagna, memori tra l’altro di quanto successo la sera prima a Campo Dè Fiori.

L’increscioso episodio verrà archiviato presto, ma l’amaro in bocca resterà, perché, se viene colpito con tale facilità il valore identitario del nostro Paese, significa che ben poco ci interessa. Le mancate politiche d’investimento in tal senso ne sono la prova, finchè qualcuno continuerà a dire che di cultura non si campa.

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