Appalti, corruzione e tangenti. L’Italia, un Paese senza speranza

ROMA – Il giro articolato e complesso che orbitava attorno alle Grandi Opere, scoperto ieri dalla Procura di Firenze, ha aperto il vaso di Pandora.

Una scoperta davvero drammatica e pesante, soprattutto per un paese come l’Italia che sta tentando di riemergere dalle sabbie mobili di questa crisi e dall’abissale divario economico che subiscono i cittadini con conseguente blocco dell’occupazione, dei consumi e di una vita dignitosa.

Eppure, nonostante il contesto così disastroso, ecco riaffiorare ancora il marcio italiano, quello fatto di appalti, tangenti e conti gonfiati all’inverosimile per arricchire i soliti noti con la complicità di politici e funzionari compiacenti. E la vergogna più grande è che tutto questo accade mentre ogni giorno organismi e associazioni snocciolano dati drammatici sulle famiglie, sui conti che non tornano mai. Accade quando cittadini protestano contro le Grandi opere, come la Tav, le cui conseguenze sono ben note, mentre una certa politica continua a far orecchie da mercante e parla di operazioni assolutamente necessarie che porteranno progresso e benessere al Paese. Dal lato opposto cittadini che si oppongono ad un’opera del tutto inutile e dannosa che finiscono per essere bollati come “terroristi”. Con quale coraggio. Ora le istituzioni non hanno più nessuna giustificazione perchè la realtà di una storia che si ripete è fin troppo chiara. Senza parlare di quelle cariche istituzionali che a scandalo annunciato non hanno nemmeno il coraggio di dimettersi, almeno in attesa che sia fatta luce su questa vergognosa vicenda che getta ancora una volta l’Italia nella melma della corruzione. 

Il  Presidente del Senato Pietro Grasso dice che “la maggioranza dei cittadini è onesta e i corrotti vanno combattuti”. E poi: “La politica?  Deve correre. Speriamo di recuperare”. Ma la speranza si affievolisce ogni giorno che passa, anche perchè alla fine chi paga per le malefatte in un Paese dove i furbi si buttano sempre dove tira l’aria politica, mentre i cittadini subiscono nel silenzio e nella rassegnazione?

L’altro giorno i media hanno gridato allo scandalo dei piloti ex Alitalia per aver lavorato all’estero quando erano in cassa integrazione. Sono partiti subito i sequestri com’è giusto che sia e il caso è diventato il capro espiatroio dei mali dell’Italia.

Non sarebbe più onesto che quando è lo Stato ad essere fregato le regole fossero uguali per tutti e in ogni circostanza? Nessuno alzò un dito quando rimasero a casa ben 12mila dipendenti della stessa compagnia nel 2008, anzi pochissimi puntarono il dito contro quell’accordo che portò alla dissoluzione finale della ex compagnia di bandiera con i risultati che abbiamo sotto gli occhi. Non fu una truffa legalizzata quella?

Ci sarebbe piaciuto leggere dei sequestri anche nel caso di Angiola Armellini, la figlia del noto costruttore romano, indagata nel 2014 dalla Procura di Roma perché non aveva mai dichiarato al Fisco la proprietà di ben 1.243 gli immobili per un valore di oltre 2 miliardi di euro. Con 50 milioni la ricca possidente se l’è cavata e non sembra vi sia stato un solo sequestro.

Eppure anche quelli sono soldi rubati alla collettività. Il magistrato Rodolfo Sabelli, presidente Anm, non dev’essere molto contento della recente indagine sugli appalti. Dice, “è lo Stato che deve darsi da fare per evitare il rischio di corruzione. Uno Stato che si rispetti dovrebbe prendere a schiaffi, diciamo virtualmente, i corrotti e accarezzare coloro che svolgono il controllo della legalità, cioè i magistrati. Invece purtroppo in Italia è accaduto l’esatto contrario”.

Ma non è tutto. Sabelli ricorda un fatto che la dice lunga su questo Paese. “Nel 1994, in piena Tangentopoli, ci si attendeva dal governo un intervento forte di contrasto alla corruzione invece fu approvato un decreto legge che vietava la custodia cautelare in carcere per coloro che erano imputati di corruzione. Così svariati indagati e imputati per corruzione furono scarcerati e andarono agli arresti domiciliari”.

E non è tutto nel 2002 il falso in bilancio fu depenalizzato e nel 2005 ridotti i termini di prescrizione. Ecco i risultati. Infatti, questo Paese è senza speranza. 

Condividi sui social

Articoli correlati