Le bombe nel mare di Sicilia e l’assassinio di Falcone

ROMA – Dai collaboratori di Giustizia nel  secondo processo dedicato alla strage di Capaci, che si sta svolgendo alla Corte di Assise di Caltanissetta,  in cui vennero uccisi il 23 maggio 1992 il giudice Giovanni Falcone, la moglie anche lei magistrato  Francesca Morvillo e  i tre agenti di scorta, emergono ogni giorno novità di fatto sui particolari dell’agguato che privò il nostro Paese di uno dei maggiori nemici di Cosa Nostra ma anche di quei politici e altre persone che  non ne fanno parte ma che collaborano con essa e costituiscono la grande zona grigia di cui nel nostro Paese fruiscono le grandi associazioni mafiose per esercitare il loro grande potere.

I due “pentiti” che negli ultimi tempi stanno dando un apporto decisivo alle indagini sono senza alcun dubbio Gaspare Spatuzza e il pescatore di Santa Flavia, già condannato  e ultimo “pentito” Cosimo D’Amato ,gia condannato a 30 anni per la strage in un altro processo. “Ho deciso di collaborare per dare un contributo alla giustizia-ha detto-e per sapere la verità di quei signori. Per due o tre volte che  ho aiutato mio cugino mi sono preso 30 anni, io che non c’entravo niente. ” Per anni-a quanto emerge ormai dalle testimonianze processuali- i pescatori di Santa Flavia hanno recuperato quegli ordigni bellici per poi venderli alla mafia e venivano pagati,a quanto si scrive in un articolo del “Giornale di Sicilia”, venivano pagati con denaro contante.

Ma questo è solo uno degli elementi emersi dal processo. L’altro emerso secondo il quotidiano che esce a Palermo, è che una nuovo gruppo speciale  di poliziotti e carabinieri guidato dal mitico  colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio ,noto nella storia di Cosa Nostra come il “capitano Ultimo”(55 anni) sarebbe alla guida del gruppo che cerca di catturare(ma finora senza successo) l’imprendibile Matteo Messina Denaro, ultimo capo dei “corleonesi”  non ancora catturato dalle forze dell’ordine quantunque si continui da anni a parlarsene. Messina Denaro, secondo gli ultimi pentiti e, secondo la sentenza Falcone-Borsellino nel maxiprocesso del 2004, sarebbe stato tra i capi dell’associazione siciliana che aveva  deciso con Riina e Bagarella le stragi del biennio ’92-’93 oltre a tutti i delitti di cui è responsabile come responsabile della cosca di Castelvetrano.

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