Bud Spencer e i sorrisi dell’infanzia

Li aspettavo con ansia, contavo le ore e i giorni che mancavano alla loro messa in onda, mi divertivo e mi emozionavo al tempo stesso quando guardavo i film della celebre coppia Pedersoli-Girotti, meglio nota come Spencer-Hill: una perfetta miscela di fantasia e forza, ironia e agilità, astuzia e candore scaltrezza e semplice ingenuità venata di bonomia.

Li ho amati al punto che quando mi capitava qualche litigata, da bambino, mi divertivo ad usare nei confronti del compagno col quale mi prendevo a capelli le stesse espressioni che avevo sentito nei loro film: per sentirmi grande, per incutere timore, per mostrare di non aver paura di niente e di nessuno.

Sciocchezze da ragazzino, certamente, ma trovatemi un bambino che non apprezza una frase come la seguente: “Ho avuto una discussione e ho esaurito gli argomenti”, ossia le munizioni, in quel turbine di cazzotti in testa, sberle micidiali ed esagerazioni volute che diedero un tocco di novità comica ad uno stile già praticato ad altri livelli da Sergio Leone con i suoi fantastici spaghetti-western.

Prendete la saga di Trinità: una rivoluzione copernicana, con Terence Hill, Trinità per l’appunto, che si trascina con la slitta tipica degli indiani su e giù per il deserto e Bud Spencer, Bambino, che segue le orme paterne da furfante buono e finisce con l’aiutare, anche economicamente, una famiglia di poveri contadini che avrebbe voluto rapinare.

“Se tutti gli uomini fossero come voi… diventereste milionari!”: come si fa a non amare un personaggio del genere, uscito dal genio di E.B. Clucher, al secolo Enzo Barboni, e reso indimenticabile da questo ex campione di nuoto, spalla perfetta di Terence Hill e inventore di un genere che non ci si stanca mai di vedere e rivedere.

Perché i film di Spencer e Hill sono davvero una sorta di droga: avrò visto “Io sto con gli ippopotami” almeno una ventina di volte eppure, quando lo ritrasmettono, non me lo perdo per nulla al mondo. E così “…più forte ragazzi!”, “…altrimenti ci arrabbiamo!”, “Porgi l’altra guancia”, “I due superpiedi quasi piatti”, “Nati con la camicia”, “Pari e dispari”, “Chi trova un amico, trova un tesoro”; senza dimenticare la dimensione solitaria e struggente del Bud Spencer in versione gigante buono in lotta contro le ingiustizie di due classici come “Banana Joe” e “Lo chiamavano Bulldozer”.

“Un uomo che non sa né leggere né scrivere sarà sempre un Pinco Pallino qualsiasi!” esclama Banana Joe rivolto a un bambino che, piuttosto che stare a scuola, sarebbe voluto andare al fiume a pescare, e in quel finale pedagogico c’è tutta l’essenza di una comicità che induce a riflettere, che suscita un moto di indignazione contro l’ingiustizia, la corruzione, lo sfruttamento dissennato della natura e dell’ambiente, le ruberie e le malefatte della politica peggiore, l’ipocrisia, il conformismo e l’incapacità o, peggio ancora, la paura di alzare la testa e ribellarsi.

Nella corsa di Bud Spencer verso la meta che lo squadrone scorretto e malvagio dei Rangers non vorrebbe far segnare alla sua sgangherata compagnia di ragazzotti presi dalla strada c’è, invece, la rivolta di un campione onesto che torna in campo unicamente per combattere quel sistema marcio che lo aveva indotto a dire addio al football dopo averne scoperto i lati oscuri.

“Questa non è una partita” ed ecco, dopo la presa di coscienza, l’azione dirompente, condita da scene simpatiche e battute irresistibili, ma non per questo meno ricca di significati e valori. Perché per i ragazzi di Bulldozer, al cospetto di avversari mille volte più forti e allenati, non contava vincere bensì dimostrare a se stessi di non essere scarti della società, di poter comunque dire la loro e, soprattutto, di potersi opporre all’arroganza di chi voleva impedire loro con ogni mezzo di raggiungere quel minimo risultato che li avrebbe ripagati di tutti i sacrifici compiuti in un percorso di riscatto sociale.

“Questa non è una partita” e poi il trionfo che significa vai, provaci comunque, non arrenderti mai, riscattando i valori dello sport e della competizione leale e indicando ai più deboli la strada di una riscossa silenziosa ma, al tempo stesso, estremamente istruttiva.

Ho amato anche il Bud Spencer dei Piedone – lo sbirro, a Hong Kong, l’Africano e d’Egitto – con quella comicità in salsa napoletana che è un altro grido contro la corruzione e l’ingiustizia, il traffico illecito di diamanti, la criminalità internazionale e ogni forma di crudeltà gratuita. 

Un uomo buono, un uomo perbene nel vero senso della parola: questo è stato Bud Spencer, con i fagioli sempre nella padella, il pugno esplosivo e dei modi burberi ma ricchi di umanità, come quasi sempre accade alle persone di carattere, ai sognatori indomiti, a chi davvero si fa in quattro per gli altri senza chiedere nulla in cambio e rimane nella storia, con la semplice immensità di un sorriso sincero.

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