La vicenda del Grande nella Turchia del “sultano”

Il giornalista, blogger e documentarista Gabriele Del Grande, è ancora in fermo nella Turchia di Tayp Erdogan reduce dalla vittoria-contestata da tutti gli osservatori internazionali, a cominciare dall’OCSE,  per i due milioni di schede non timbrate. 

Come lui altri 150 giornalisti si trovano nelle mani dei militari turchi. Alcuni accusati di aver ordito il golpe, altri perché invisi allo strapotere del presidente Erdogan di fatto diventato “sultano” dopo il successo sul filo di lana del referendum, un risicato 51%. Un potere che sconfina nel totalitarismo. Gabriele starebbe bene, assicurano alla Farnesina e nei prossimi giorni-secondo fonti turche-potrebbe essere rimpatriato. Del Grande, 35 anni, reporter e autore del bellissimo documentario, finanziato tramite crowdfounding “Io sto con la sposa “che racconta la storia vera di cinque profughi palestinesi che mettono in scena un finto matrimonio.  Un film accolto molto bene alla 71 mostra di Venezia nella sezione “Orizzonti”.

Il Ministero degli Esteri italiano, con la collaborazione dell’Ambasciata Italiana ad Ankara e il Consolato italiano a Smirne, assicura di stare seguendo il caso con la massima attenzione per favorire una “rapida soluzione”. Il legale della famiglia, Alessandra Ballerini e l’on. Luigi Manconi, presidente della Commissione dei Diritti Civili del Senato, sono impegnati a tenere un filo diretto con Ankara. “Diamo tutta la fiducia ma non sapere niente ci fa stare molto in ansia”, afferma intanto il padre di Gabriele Del Grande in un’ intervista con il Tgr Rai della Toscana.
Grazie all’impegno della Federazione Nazionale della Stampa, Articolo 21, Usigrai Rai, No bavaglio, i giornalisti hanno organizzato per il 2 maggio prossimo una manifestazione  a Roma per la liberazione dei giornalisti in Turchia  e per libertà di informazione.

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