Dissesto idrogeologico. L’Italia un paese in ginocchio tra fango e frane

 

ROMA – L’Italia non è più il Belpaese ma un paese messo in ginocchio da fango e delle frane dove si continua irresponsabilmente a costruire. Il reticolo idrografico primario e secondario del nostro paese è stato aggredito dal cemento e dall’incuria portando a ostacolare il deflusso dell’acqua.

La difesa è un’emergenza nazionale che la politica non può continuare ad ignorare come ha fatto fino ad oggi. E’ stato chiesto dagli ecologisti al governo un piano straordinario per la messa in sicurezza de territorio su cui sono attive ben 500 mila frane. Ognuna di esse è un’emergenza a cui va data una risposta immediata perché insistono in un territorio che è allo stremo e non regge più alle precipitazioni che sono aggravate dal mutamento climatico in atto.
Renzi dovrebbe rottamare subito la classe politica del centrosinistra che ha devastato il territorio a livello regionale avallando la politica del cemento e dell’asfalto.

L’emergenza dissesto è aggravata dal cemento che continua a divorare vastissime aree del territorio, ben 8 metri quadrati al secondo. In Italia vengono edificati 9,3 miliardi di metri cubi di cemento nel residenziale, in surplus rispetto al fabbisogno; le regioni negli ultimi due anni hanno autorizzato piani casa per 100 milioni di metri quadrati mentre le abitazioni vuote sono cresciute del 350% negli ultimi 10 anni: 7 milioni di appartamenti vuoti dal 2001 al 2011.

Gli ecologisti chiedono al Governo che sia subito attivato un Piano straordinario per la difesa del suolo perché quella che oggi abbiamo sotto gli occhi è una catastrofe quotidiana che va fermata immediatamente. Bisogna destinare subito 45 miliardi di euro per la messa in sicurezza del territorio e per la difesa del suolo. Serve una norma generale dello Stato che sospenda tutte le deroghe a piani paesistici, zona a rischio idrogeologico e le edificazioni in prossimità di fiumi, corsi d’acqua, laghi e coste; l’avvio del ripristino del reticolo idrografico secondario e principale; la cantierizzazione immediata delle piccole opere per la messa in sicurezza del territorio; una legge nazionale per lo stop al consumo del suolo.

Ma dove prendere le risorse necessarie in un momento di difficoltà economica così marcata? Cancellando le grandi opere inutili e spesso dannose che sono già state finanziate. All’Italia non servono l’Autostrada Orte Mestre (10 mld), la Tav Torino Lione (20 mld), Gronda Autostradale Genova (3,2 mld), l’Autostrada Livorno Civitavecchia, (2 mld), l’Autostrada  Roma-Pontina (2,7 mld); Autostrada regionale cispadana (1,2 mld) Terzo valico, (3,1 mld); il nuovo tunnel Brennero (1,6 mld). In questo modo sarà possibile recuperare 43,8 miliardi di euro da destinare a interventi per far rialzare un paese che viene messo in ginocchio dalla pioggia e che affonda nel fango.

Il dissesto idrogeologico è un’emergenza che ormai è diventata disastro quotidiano. Gli allagamenti di Genova, Alessandria, Carrara, Milano, Roma solo per citare quelle recentissime sono la dimostrazione che non c’è più tempo perché asfalto e cemento hanno impermeabilizzato vaste aree del nostro territorio: chiediamo che il Consiglio dei ministri e il parlamento si riuniscano d’urgenza per approvare un piano straordinario ed urgente per la difesa del suolo, prima che ci siano altri disastri da commentare e altri morti da piangere.

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