Grecia al voto. Che potrebbe succedere?

ROMA – Si terranno domenica le attesissime elezioni politiche greche. Dalle urne potrebbe infatti uscire molto più che il Parlamento ed il Governo di una piccola nazione ricca di storia. Potrebbe, addirittura, uscire un nuovo corso di tutta l’Europa. 

Chi vincerà? Dipende anche da chi perderà

Ancora incerto il risultato elettorale il cui esito si può però riassumere in tre situazioni che dipendono sia dai voti che raccoglieranno i due partiti più accreditati e sia dai voti che raccoglieranno i partiti che resteranno al di sotto della soglia di sbarramento, fissata al 3%, al di sotto della quale non si partecipa alla ripartizione dei seggi.

Se infatti vincesse la spinta al cosiddetto ‘voto utile’ ed i voti dati alle formazioni che restano fuori del Palazzo fossero pochi sarebbe necessario ottenere una percentuale più elevata per capitalizzare appieno il premio di maggioranza di 50 seggi sui 300 della Camera ed ottenere la maggioranza assoluta che consentirebbe al vincente di governare da solo. In caso contrario, se il voto si disperdesse molto basterebbe invece una percentuale più bassa.

In cifre se i voti dispersi, dati cioè a partiti che restano fuori del Parlamento, arrivassero all’11%, ipotesi plausibilissima, sarebbe necessario vincere le elezioni con circa il 36 per cento per governare da soli. Se invece la dispersione si limitasse al 6 per cento, ipotesi altrettanto plausibile, sarebbe necessario arrivare fino al 38 per cento.

Quindi non solo sarà importante sapere chi vincerà le elezioni ma anche chi le perderà e addirittura come si realizzerà questa sconfitta.

I tre casi plausibili all’uscita dal voto

I tre casi che hanno maggiori possibilità di verificarsi dopo lo spoglio elettorale avranno conseguenze fortissime su quello che sarà il prosieguo della vicenda greca e dei suoi effetti sugli equilibri europei.

Il caso che al momento appare più probabile vedrebbe la vittoria di Syriza e di Tsipras ma senza l’ottenimento della maggioranza dei seggi in Parlamento.

Syriza dovrebbe quindi cercare alleati che appoggino il suo Governo. E il primo ostacolo della formazione di Tsipras sarà, incubo ormai ricorrente, proprio l’elezione del Presidente della Repubblica che però dopo le elezioni prevede una modalità che non comporta un nuovo scioglimento del Parlamento. Una volta superato questo scoglio Syriza, già molto meno radicale di quanto non fosse solo qualche anno fa, si troverà a dover trovare un punto d’incontro con i suoi alleati nella preparazione di una azione nei confronti della UE.

Si potrebbe cioè arrivare a segnali di discontinuità con il Governo uscente ridotti al lumicino da una serrata dialettica politica interna, con Atene che continua nella politica attuale a causa di un Governo che non è riuscito ad avere i numeri per cambiarla.

Il secondo caso più probabile vede la vittoria di Syriza e l’ottenimento della maggioranza dei seggi al Parlamento. Solo in questo caso Tsipras potrà guidare appieno la campagna contro Bruxelles e Francoforte per ottenere una qualche forma di taglio del debito pubblico greco, comunque venga definito il taglio rimodulazione, haircut, default e chi più ne ha più ne metta.

In questo caso non va dimenticato che un eventuale taglio al debito greco sarebbe pagato in buona parte anche dai contribuenti italiani dato che l’Italia è uno dei maggiori finanziatori del fondo salva stati.

Il caso meno probabile, ma possibile visto il gradimento che il Primo Ministro uscente Samaris ancora riscuote in Grecia, sarebbe frutto di una forte concentrazione dei voti ‘moderati’ sulla lista del premier uscente ed è il caso in cui Nuova Democrazia vincesse le elezioni, anche di un solo voto.

In questo caso la Grecia continuerebbe sulla durissima strada percorsa sinora avendo, in più un orizzonte temporale di riferimento più lungo e la possibilità che Samaris rispetti almeno una parte delle sue promesse elettorali e inizi ad allentare la morsa dell’austerità su Atene.

Come verrebbero accolti i risultati del voto?

Con ogni probabilità il risultato che verrebbe accolto peggio sarebbe la vittoria netta di Syriza. In questo caso infatti si potrebbe iniziare un braccio di ferro tra Atene e l’Europa su ciò che vada ritenuto necessario e ineludibile al riguardo del debito greco. Si tenga però presente che il potere reale di uno Tsipras in questa condizione verrebbe comunque fortemente limitato dalla spada postagli sul capo da Draghi. Il piano di QE approvato dalla BCE prevede infatti che gli acquisti di titoli greci cominceranno solo a luglio ed al verificarsi di determinate condizioni per cui, se Tsipras vuole davvero restare nell’euro, dovrà chinare il capo e sedersi a discutere.

Se invece Tsipras non riuscisse a governare da solo e avesse necessità di cercare e trovare un alleato correrebbe il rischio di arrivare a Francoforte già col capo chinato dagli accordi e dalle mediazioni cui potrebbe essere costretto già in patria.

Grandi sospiri di sollievo si sentirebbero invece nei corridoi di molte istituzioni sovranazionali se dalle urne uscisse riconfermato il premier uscente.

Resta comunque l’incognita indecisi

Ma a fare davvero la differenza in queste elezioni potrebbero essere le ultime ore e i pensieri che colpiranno di più la fantasia di quel 10 per cento degli elettori che oggi si dichiara ancora indecisa. Un movimento di una fetta così grande dell’elettorato potrebbe infatti portare a sparigliare completamente i risultati attesi dai sondaggisti ed aprire scenari inattesi, soprattutto con riguardo ai risultati di nuove formazioni come To Potami (il fiume) del giornalista Stavros Theodorakis.

 

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