Immigrazione. Allarme terrorismo, occhi puntati sugli sbarchi

ROMA – Al problema immigrazione dalla Libia, adesso si aggiunge anche il pericolo di infiltrazioni da parte di cellule terroristiche nei battelli della speranza. Un timore in più visto che proprio ieri alcuni proiettili sono stati esplosi contro le motovedette libiche che hanno il compito di controllare le acque davanti a Tripoli.

Non è quindi esluso che i jihadisti abbiano già preso il controllo di questo danaroso business. Ma a preoccupare sono anche le infiltrazioni e il poco controllo, visto che l’intelligence libica parla di mezzo milione di profughi molti dei quali potrebbero lasciare le coste libiche.

Un pericolo sentito particolarmente dalla Lega. Matteo Salvini, infatti, attacca il governo: “L’esecutivo Renzi è pericoloso, parla di guerra a vanvera e ha il ministro Alfano che ammette che c’è la possibilità che tra i clandestini si nascondano terroristi”, sostiene il leader della Lega, continuando a chiedere “di soccorrere e aiutare i clandestini in mare ma di non farli sbarcare. Il governo parla di guerra e poi facciamo i traghettatori per conto dell’Isis?”. Sulla stessa linea Giorgia Meloni di Fdi, che chiede di interrompere l’accoglienza ai profughi “finché l’Isis non sarà cacciato dalle coste libiche”. 

Insomma, siamo a un bivio davvero delicatissimo. Il ministro dell’Interno Alfano ha convocato un vertice speciale sull’Isis e il Parlamento si prepara a discutere (mercoledì alla Camera) urgentemente dell’escalation libica, nel dibattito politico si fa sempre più strada il ‘no’ alla guerra; con il governo che fa registrare rispetto ai toni di domenica uno ‘stop’ che non piace a molti e che secondo Renato Brunetta (Fi) “genera confusione”. 

Davanti ad una minaccia giunta a poche miglia dal “bagnasciuga” siciliano, con il rientro degli italiani dalla Libia dopo alla chiusura dell’ambasciata a Tripoli, a prevalere sembra l’ipotesi del ‘no’ alla guerra. L’atteggiamento di Matteo Renzi scatena, con toni diversi, l’opposizione di destra e di sinistra. E non manca chi continua a considerare l’intervento militare come indispensabile davanti alla minaccia delle milizie del Califfo, che puntano senza mezzi termini a Roma. 

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