Germanwings. Ma quanti depressi ha prodotto la vicenda Alitalia Cai?

ROMA – Di una cosa Lubitz ha avuto ragione: il mondo parla di lui. Quando, il 29 novembre 2013, a suicidarsi con analoghe modalità fu il comandante di un volo mozambicano tra Maputo e Luanda nessuno si occupó di quell’altrettanto tragico fatto africano.

In occidente l’industria, il mercato hanno regole precise, i media anche. Regole che esigono notizie tempestive, sensazionali e accettabili al tempo stesso e un depresso “ci puó stare”, anche se messo fuori gioco da una cultura edonista e perfettista che riduce di molto i margini della felicità. È una scoperta sensazionale .

Allora mi domando: quanti depressi ha prodotto la vicenda CAI Alitalia, (non solo) tra i piloti?

Quanti potenziali Lubitz hanno inventato Colaninno e soci quando hanno stravolto le regole e i contratti per licenziare quelli che la stampa nazionale ha definito in coro “privilegiati del wellfare?” Mentre rifletto su questo mi accorgo che altre tesi stanno spuntando ai margini della sciagura Germanwings e ci conducono nella dimensione nebulosa di altre vicende, come per Ustica: la nato, il kgb, la guerra laser. 

Una cosa Lubitz ci ha fatto vedere: non la fragilità psicologica di un giovane copilota, ma di un intero sistema che antepone alla verità l’emotività, facendo comunque apparire illusionisticamente soluzioni che non hanno alcuna concretezza, tanto per rassicurare il mondo con uno slogan: è il vostro comandante che vi parla, ed è tutto a posto! Invece noi abbiamo bisogno di sapere e di capire cosa è accaduto esattamente in quel tragico volo finito sulle Alpi. I piloti sono tipi oggettivi e lavorano in modo pragmatico, senza preconcetti: ogni più piccolo gesto, ogni minimo dettaglio è figlio di una precisa spartitura e deriva dal vissuto analitico nella miriade di esperienze pregresse che quella comunità ha accumulato in un secolo di voli, di esperimenti e anche, forse e soprattutto, di incidenti.

Per questo risulta basilare il ritrovamento dei registratori di volo e la loro analisi non “poliziesca” ma tecnica da parte delle agenzie indipendenti e accreditate anche dalle associazioni professionali dei piloti. Fino ad allora Lubitz continuerà a tenere il mondo intero fuori dalla porta: per il sistema questo suona come una maledetta contraddizione.

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