Iraq, quasi ottanta morti al mercato di Sadr City. Tutto è cambiato, niente è cambiato

ROMA – 

Enzo Baldoni era andato in Iraq per capire. Innanzittuto per capire com’era possibile ancora morire a guerra ufficialmente finita.

 

Ed era il 2004, appena un anno dopo l’annuncio di fine ostilità da parte di Bush. Quell’anno anche  quel reporter di razza fu vittima della violenza e lo ricordo in apertura perché gli eventi di quell’agosto non posso dimenticarli. La svolta c’è stata qualche anno dopo, nel 2011, quando i poteri sono passati nelle mani delle autorità irachene ma il sangue ha continuato a scorrere. Continua a scorrere anche oggi, dopo addirittura dodici anni dall’inizio di quel conflitto assurdo, senza senso. Quasi ottanta morti anche stamattina al grande mercato alimentare di Sadr City, nella roccaforte sciita di Baghdad, oltre a duecento feriti. E un bilancio complessivo che ormai ha superato abbondantemente il milione di vittime. Non militari, ma gente qualsiasi, lavoratori che all’alba mettevano in mostra gli ortaggi.

Proprio con Baldoni ero andato più volte a Sadr City, dove agli americani non era permesso entrare. Incontravamo giovani, famiglie. Ricordo che, proprio accanto a Enzo, avevo catturato una delle più belle immagini che mi è capitato di scattare in tante guerre: la foto di una bambina che pulisce il marciapiede davanti casa dopo lo scoppio di un’autobomba, nell’illusione di cancellare il dolore oltre alle macerie.

Tutto è cambiato, niente è cambiato. Liquidato (brutalmente) Saddam, gli Stati Uniti sono riusciti soltanto a capovolgere la situazione  vittime-carnefici tra sunniti e sciiti. Ma dall’anno scorso c’è un nuovo nemico, ed è un nemico universale che attraversa tutto il mondo mediorientale. E’ l’Is e la voglia di califfato. Ha già conquistato con il terrore grandi fette di territorio e soprattutto sta aumentando di giorno in giorno proseliti.

Chi lo combatte? E soprattutto chi lo racconta? Fatalmente mi ritrovo a contare anche i morti fra i reporter. Nel 2003, in pieno conflitto, i giornalisti uccisi erano stati quattordici (cinque per fuoco amico), l’anno dopo venticinque, compreso Baldoni. Quest’anno, dopo dodici anni, già ne sono morti otto. E il bilancio è destinato ad aumentare.

 

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