E’ la Monsanto che decide cosa dobbiamo mangiare?

ROMA – In questi giorni è tornata alla ribalta la notizia del glifosato, dei suoi possibili effetti dannosi per la salute e degli OGM. Sulla bocca di tutti è di nuovo la multinazionale Monsanto produttrice del sistema Roundup, un kit di sementi geneticamente modificate accompagnate dal diserbante chimico al glifosato. 

Ma cosa sta succedendo in questi giorni in Argentina, terreno di sperimentazione OGM da vent’anni e uno dei più grandi produttori di soia transgenica al mondo? La Monsanto è entrata in conflitto con il nuovo governo presieduto da Mauricio Macri. Le posizioni si stanno irrigidendo improvvisamente e all’inverosimile.

La filiale argentina della Monsanto, ha ordinato ai suoi rivenditori di bruciare o distruggere le sementi della varietà di soia RR2 Xtend, un nuovo transgenico che doveva essere commercializzato per la prossima campagna agricola. A seguito di questa decisione, andranno bruciate migliaia di tonnellate di queste sementi pronte per essere seminate su 3000 ettari di terreni.

La soia Roundup Ready 2 Xtend, che combina resistenza al glifosato ed un altro erbicida chiamato Dicamba, già passato per il SENASA (Servicio Nacional de Sanidad y Calidad Agroalimentaria), attende l’approvazione definitiva del Minsterio de la Agroindustria. Per questa ragione, Monsanto aveva già iniziato a produrre le nuove sementi, pronte per la semina in ottobre.

Pero in questi piani si sta infrapponendo una vecchia lotta tra il governo di Macri e la Monsanto per il riconoscimento dei diritti di brevetto per l’introduzione dell’innovazione tecnologica nel campo della produzione agricola.

In realtà, entrambi concordano con lo sradicare la vendita di sementi di soia attraverso canali informali che non pagano tali diritti. Però, mentre Monsanto ha migliorato e implementato un proprio sistema di controllo nei porti, il ministro Ricardo Bruyaile si è messo dal lato dei produttori che sostengono che nessuna compagnia privata ha diritto esigere controlli e sconti compulsivi sui loro raccolti.

Per questo Agroindustria, con la risolución 140, obbliga a Monsanto ad una “omologazione” ufficiale del suo sistema. Fino a quel momento, per lo stato le richieste della Monsanto non hanno valore legale.

Monsanto, lunedì scorso, ha emesso un comunicato che mostrò come tirare la corda al massimo. “ Sebbene il governo argentino ci ha fatto sapere del suo appoggio all’inversione continua e allo sviluppo a lungo termine dell’agricoltura attraverso il riconoscimento della proprietà intellettuale e dei contratti privati, le azioni recenti non sono coerenti con quella posizione”, ha segnalato l’impresa americana, contemporaneamente alla “revisione completa” dei suoi piani in Argentina. Di fronte a questo atteggiamento, Buryaile ha replicato che i manager della Monsanto “credono di stare al di sopra dello Stato e sopra il presidente Macri”. Nelle dichiarazioni al giornale La Nación, il ministro ha riconosciuto che la multinazionale ha diritto a pretendere per lo sviluppo tecnologico, ma il Governo è “in disaccordo sul come si vuole procedere” e che “non lascerà che manipolino il commercio di grano con i loro controlli compulsavi nei porti e nei silos delle riserve.

Quanto sopra espresso, dovrebbe far riflettere sulla forza che può essere esercitata dalle multinazionali e i condizionamenti  sulle decisioni  politiche economiche e sociali dei singoli Paesi.

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