Se l’elite intellettuale si sporcasse la mani con la realtà

La gaffe del professor Crainz

ROMA  – “ Un paese verso il voto senza idee e senza alleanze”. Il titolo di uno dei tanti articoli della serie tutti i gatti sono bigi , i partiti sono tutti uguali,  si caratterizzano per la “sorda resistenza alle richieste sempre più diffuse ed esasperate di una radicale trasformazione della  politica”. E giù una lunga lista di cose che si dovrbbero fare e non si fanno, tutti i partiti non fanno. Della lista però fanno parte anche cose fatte, certo ancora in modo inadeguato ma qualcosa si è mosso, per quanto riguarda i costi della politica. A scrivere un puntuto editoriale su Repubblica  è questa volta Guido Crainz, docente di storia contemporanea alla facoltà di  Scienza della Comunicazione dell’Università di  Teramo.  Nel pessimismo che anima l’editoriale il prof. parla di “ distanza abissale  fra quel che i cittadini si attendevano e quel che i partiti hanno messo in cantiere i questi mesi” Crainz è vittima  così  come numerosi prof editorialisti di vuoti di memoria. Non osiamo parlare di ignoranza, nel senso di non conoscenza, da parte di chi insegna ai nostri giovani storia contemporanea.   Questo Parlamento vede ancora in maggioranza  coloro che hanno provocato il disastro di questo paese, che si sono  opposti ad ogni legge sui diritti di libertà, vedi testamento biologico, che si pronunciano contro qualsiasi ipotesi di patrimoniale, che in cambio della legge contro la< corruzione vogliono mano libera sulle intercettazioni, sulla responsabilità dei magistrati.

Abbiamo a che fare con il Parlamento degli scilipotiani

Questo è il Parlamento degli scilipotiani, tanto per dare il senso di quello che sta accedendo nel nostro Paese. Crainz parla, per esempio, di un “panorama delle normali indecenze” e indica i 18 segretari alle dipendenze del presidente del Consiglio regionale del Lazio, in un quadro di “ sprechi ed abusi del Pdl in quella sede”. Bene, siamo d’accordo. Ma non si può addebitare a tutti i partiti ciò che è colpa di un solo partito, il Pdl. Non è un caso che in Parlamento si era arrivati a definire misure per la riduzione dei deputati e dei senatori. Poi il Pdl ha fatto saltare tutto al momento in cui si doveva stringere sulla riforma elettorale. Questo è un tema su cui i media si sollazzano e danno informazioni del tutto errate ai loro lettori e anche a Crainz che li utilizza come fonti.  Parla il prof. di un “kafkiano protrarsi del dibattito sulle riforma elettorale. Il centro destra, afferma, punta esplicitamente ad un nuovo “porcellum”, il centrosinistra affonda in nebbie incomprensibili ( cosa capiscono i cittadini ad esempio delle posizioni del Pd sulle preferenze?).  Ma le cose stanno proprio così? La realtà che dovrebbe essere nota sia ai professori che ai giornalisti  è che quando si era in vista di un accordo Il Pdl ha bloccato tutto avanzando la richiesta di introdurre in Costituzione il presidenzialismo o semipresidenzialismo. Insomma un modo come un altro per non fare la riforma che ha bisogno di una  maggioranza parlamentare.

Crainz dimentica che furono gli italiani a dire no alle preferenze
 Che non c’è. Forse ci sarà, ma dipende dagli umori e dalle scelte di Berlusconi. Meraviglia però che  il professor Crainz   sulla questione delle preferenze incorra nel solito errore in cui nel 1991 incorse Bettino Craxi. L’allora premier era convinto che che i cittadini italiani non capissero niente in merito di preferenze e li invitò ad andare al mare. Finì che il 62% dei cittadini andò a votare 3e che il 95,6 si espresse contro le preferenze.  Nella posizione del Pd c’è poco da capire. E’ contrario alle preferenze così come lo furono i cittadini. Infine ma è proprio vero che non ci sono  idee? Per dovere di cronaca noi seguiamo molti dibattiti, inziative, seminari. Di programmi si discute, ci si confronta  nell’ambito delle forze progressiste. Certo con differenze anche consistenti che rendono il cammino delle possibili alleanze di governo non una marcia trionfale ma qualcosa si sta muovendo. Basterebbe che professori ed editorialisti fossero più  attenti, un pochino mica tanto, alla realtà politica e sociale del Paese.< Per esempio  il Pd ha messo a punto una “ Carta di intenti”, base del possibile programma di governo e di alleanze da dichiarare prima del voto e non dopo. La Cgil ha  messo a punto  proposte per  il lavoro e la crescita, richiamando il “Patto del Lavoro” che resta nella storia del Paese come un atto di straordinario valore, del sindacato allora diretto da Di Vittorio. Se invece di guardare dall’alto in basso la realtà italiana, l’elite intellettuale si sporcasse la mani se ne gioverebbero idee e alleanze.

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