L’infelice formazione di casa Genovese-Pd

MESSINA – La notizia era nell’aria da tempo. La si commentava al bar, nell’atrio del Tribunale, nelle segreterie dei partiti e dei circoli in corsa per un seggio in consiglio comunale. Un segreto di Pulcinella che a Messina hanno tutti giurato di rispettare, nel centrodestra come nel centrosinistra, per non turbare le complesse manovre elettorali del Partito democratico locale.

Prima quelle per le regionali dell’autunno 2012, poi quelle per le politiche di febbraio, infine quelle per la scelta del nuovo sindaco con un’inedita alleanza Pd-Udc-Fli-Sel-Megafono benedetta dal rottamatore Renzi e dal “rinnovatore” Crocetta. Adesso è ufficiale. Lo tsunami giudiziario sulla formazione professionale e la parentopoli in Sicilia sta per abbattersi sugli azionisti di maggioranza del Pd peloritano. Undici gli indagati di quella che è solo una tranche dell’inchiesta della Procura della repubblica. C’è il parlamentare di origini democristiane, finanziere, armatore e costruttore, già sindaco della città dello Stretto e brillante moltiplicatore di tessere e voti. C’è la moglie, una cognata e la sorella. C’è il cognato mister preferenze alle elezioni 2012 per il rinnovo dell’Assemblea regionale siciliana. C’è un nipote. C’è l’onnipresente segretaria e un impiegato di fiducia. Più due consiglieri comunali di due piccoli centri tirrenici della provincia. E persino la moglie di un consigliere uscente del comune capoluogo.

I reati ipotizzati spaziano dall’associazione per delinquere al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, con l’aggravante prevista dall’art. 61 n. 2 del codice penale, cioè l’averli commessi per eseguirne od occultarne altri. I fatti si riferiscono in epoca anteriore all’1 gennaio 2007 e successiva al 31 marzo 2013. L’iscrizione del fascicolo al registro generale delle notizie di reato porta il protocollo n. 7696 del 2011 e il 9 maggio di quest’anno il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e i sostituti Camillo Falvo, Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti hanno richiesto al Gip del Tribunale la proroga di sei mesi per il compimento delle indagini preliminari.

Indagato eccellente numero uno l’on. Francantonio Genovese, già presidente nazionale del Movimento giovanile della Democrazia Cristiana, nel 2001 deputato all’Ars con la Margherita-Ppi, sei anni più tardi segretario regionale del Pd, eletto la prima volta nel 2008 alla Camera dei deputati (ha ricoperto l’incarico di segretario della Commissione parlamentare antimafia) e riconfermato alle ultime elezioni dopo aver stravinto le primarie del partito in provincia di Messina con 19.590 preferenze, un record nazionale. Secondo nome che scotta nello scandalo formazione quello di Franco Rinaldi, ex chitarrista in una band cittadina, dottore commercialista e revisore dei conti, già membro della direzione regionale prima del Movimento giovanile Dc poi del Partito popolare, dal 2006 deputato regionale Pd. Rieletto lo scorso anno con 18.701 preferenze personali (il piddino più votato in Sicilia), Rinaldi siede oggi nell’ufficio di presidenza dell’Assemblea regionale siciliana.

Gli altri indagati sono Chiara Schirò, moglie dell’on. Francantonio Genovese; la sorella Giovanna Schirò; Rosalia Genovese, sorella del parlamentare; l’infaticabile animatrice della segreteria politica di Genovese, Concetta “Cettina” Cannavò; l’impiegato di fiducia Roberto Giunta; Nicola Bartolone, originario di Roitlingen (Germania) ma residente a Montalbano Elicona dove è consigliere comunale di maggioranza; il commercialista Salvatore Natoli, originario di Milazzo, anch’egli consigliere comunale ad Acquedolci; la formatrice Graziella Feliciotto (già dipendente dell’Enaip, l’ente di formazione professionale delle Acli), moglie del consigliere Pd uscente del Comune di Messina, Elio Sauta. Chiude l’elenco il taorminese d’adozione Marco Lampuri, indicato come un nipote dei Genovese.

L’on. Francantonio Genovese è uno dei volti più noti del Pd siciliano. La politica l’ha sempre avuta nel sangue: il padre Luigi fu senatore della Dc per sei volte mentre lo zio fu l’otto volte ministro della Repubblica, Antonino Gullotti. Il parlamentare è però innanzitutto un uomo d’affari di successo con interessi che vanno dalla finanza alle telecomunicazioni, dal settore immobiliare e delle costruzioni a quello turistico-alberghiero, dalla ristorazione alla navigazione. Il suo nome compare nei consigli d’amministrazione di quasi tutte le società del gruppo Franza, la holding più potente nell’area dello Stretto. Genovese è consigliere di Tourist Ferry Boat Spa (la società che gestisce i traghetti che collegano Messina e Villa San Giovanni), Esi – Ecological Scrap Industry di Pace del Mela (attiva nel settore industriale), Gf Consulting Spa (consulenza aziendale), Gf Building Spa (ex Fra.Imm., costruzioni di edilizia privata e residenziale), Gf Property & Facility Management Srl (gestione patrimonio immobiliare), L’Ancora Srl (ristorazione) e Mandarin-Wimax Sicilia Spa (attiva in Sicilia dal 2008 nel settore internet a banda larga, delle nuove tecnologie e della videosorveglianza).

Secondo una recente inchiesta del giornalista Daniele De Joannon (Centonove), l’on. Genovere ricopre poi l’incarico di presidente del Cda e amministratore delegato di Ge.Fin. Srl (le quote sociali sono detenute quasi interamente dal parlamentare) e presidente, amministratore e consigliere di Gepa Srl, società di cui è titolare insieme alla sorella Rosalia Genovese. Il parlamentare detiene poi quasi per intero il capitale sociale di Caleservice Srl (le quote rimanenti sono in mano all’on. Franco Rinaldi), un’agenzia immobiliare amministrata dalla cognata Giovanna Schirò e dalla moglie Chiara. Genovese è poi titolare di un terzo delle quote della Paride Srl, società che sino a qualche anno fa affittava al Comune di Messina i locali dell’Assessorato all’Urbanistica.

Ma è senza alcun dubbio la Ge.Fin. Srl la società più importante del firmamento Francantonio. Essa è amministrata dalla segretaria del deputato, Concetta Calabrò. Vicepresidente è Marco Lampuri, un altro degli indagati dell’inchiesta sulla formazione in salsa peloritana; consiglieri le sorelle Chiara, Giovanna ed Elena Schirò (quest’ultima è la moglie dell’on. Franco Rinaldi). Ge.Fin. controlla direttamente una parte della Gepa Srl che vede come vicepresidente ancora una volta Marco Lampuri e consiglieri Concetta Cannavò (anche amministratrice delegata), Chiara ed Elena Schirò. A sua volta la Gepa controlla in parte la Ge.Imm. (società immobiliare della famiglia Genovese con una piccola quota sociale in mano al nipote Lampuri), la Two Srl (gestione impianti balneari) e un consistente pacchetto di quote sociali della regina del traghetti dello Stretto, la Tourist Ferry Boat Spa, pari a 4 milioni 980 mila 460 euro.

È con Ge.Fin. e Ge.Imm. che la corazzata Genovese fa incursione nel campo minato della formazione professionale. Le due società, infatti, detengono insieme il 93% di Training Service, l’ente con sede a Barcellona Pozzo di Gotto che solo nell’anno 2011 ha incassato dalla Regione siciliana oltre 604 mila euro per la realizzazione di corsi professionali. Training Service compare nell’elenco dei 43 enti di formazione per cui è stato avviato nei mesi scorsi il processo di revoca dell’accreditamento regionale perché ritenuti non in regola con i pagamenti dei lavoratori.

Nella black list stilata dall’Assessorato competente c’è anche la Libera Università Mediterranea di Naturopatia (Lumen) di cui è presidente Elena Schirò, cioè ancora la moglie dell’on. Rinaldi nonché cognata dell’on. Genovese. Lo scorso anno la Lumen ha beneficiato di un milione di euro circa per l’organizzazione e la gestione dei corsi. Le sorelle Chiara e Giovanna Schirò hanno invece fatto parte del consiglio direttivo di un altro ente di formazione, Esofop, sciolto di recente “senza che abbia mai ricevuto fondi, né dalla vecchia Legge 24, né dall’attuale Avviso 20”, come ha inteso precisare l’avvocato Nino Favazzo, legale del gruppo Genovese-Rinaldi. Nella sfera d’influenza del gruppo Genovese, sempre secondo Centonove, ci sarebbe poi un altro ente di formazione, la Nt Soft di Messina, di cui è presidente Salvatore Schirò.

Vicina agli ambienti del Pd messinese c’è pure l’Associazione per le ricerche dell’area mediterranea (Aram), presente in cinque località dell’Isola con più di un centinaio di dipendenti. Presidente ed ex direttore generale di Aram è Elio Sauta, già presidente dell’Istituzione dei servizi sociali di Messina e consigliere comunale del Pd sino a un mese fa. Come la moglie Graziella Feliciotto, anche Sauta risulta indagato per truffa aggravata dalla Procura di Messina in un altro filone d’inchiesta sulla formazione professionale. Amico di vecchia data di Francantonio Genovese, Sauta è stato pure consigliere di Esofop accanto alle sorelle Chiara e Giovanna Schirò. Lo scorso mese di aprile la Regione Siciliana ha formulato la richiesta all’Aram di restituzione di quasi 4,6 milioni di euro, somma corrispondente ai fondi erogati fra il 2007 e il 2010 ai sensi della legge 24/76 ad integrazione dei costi per il personale, in quanto sono ritenuti non dovuti. Il provvedimento è stato duramente contestato dal presidente Sauta che ha annunciato una causa civile e una penale contro la Regione.

Nell’Aram talune assunzioni sembrerebbero rispondere alle indicazioni del cosiddetto Pum, il partito unico messinese che dai tempi del pluriministro Gullotti regola la vita politica e amministrativa locale. L’ente ha avuto alle proprie dipendenze come tutor l’ex consigliere della Margherita poi Pd Giacomo Caci e come formatore l’ex consigliere comunale Gaetano Caliò (prima con il Pd di Genovese poi con l’Udc dell’odierno ministro Giampiero D’Alia). E tra i dipendenti compare anche il nome di Veronica Marinese, figlia dell’ex deputato regionale Pdl Ignazio Marinese, zio a sua volta del commercialista palermitano Dore Misuraca, parlamentare del Polo nella scorsa legislatura. Aram, come pure Esosop, non disdegna il confronto diretto con gli appuntamenti elettorali che contano. Alle regionali dell’autunno 2012, quelle segnate dal record di preferenze per Franco Rinaldi, i due enti di formazione hanno richiesto ed ottenuto in alcuni comuni della provincia l’uso degli spazi destinati all’affissione di manifesti e materiali di propaganda.

“La formazione per come è stata pensata in Sicilia in questi trent’anni, va rivista”, ha dichiarato a Tempostretto il candidato a sindaco di Messina della coalizione di centrosinistra. “Parentopoli? O la fa pinco o la fa pallino, basta che la fanno bene, si può fare. Non è tanto importante chi la fa. Importante è cha venga fatta bene…”. Sì, esattamente come la fanno da tempo in casa Genovese-Pd & soci.

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