Verdini battezza gruppo Ala al Senato

ROMA  –  Denis Verdini ha annunciato il battesimo del nuovo gruppo  “Ala” (acronimo che sta ad indicare Alleanza liberal popolare e autonomie).

Il neo movimento raggruppa dieci senatori eletti con il Pdl. Oltre a Verdini, ne fanno parte Lucio Barani (presidente del nuovo gruppo) Riccardo Mazzoni (vicepresidente vicario), Eva Longo (vicepresidente), Giuseppe Compagnone (tesoriere, unico assente al battesimo perchè rimasto a Catania per la laurea del figlio),  Vincenzo D’Anna (portavoce), Ciro Falanga, Riccardo Conti, Pietro Langella, Antonio Scavone.   

“L’Italia e l’Europa hanno bisogno di riforme. Riforme economiche, sociali, istituzionali. Non è solo questione di salvezza dai postumi della grande recessione e da nuovi rischi, di costruzione di una nuova stagione di sviluppo e di pace, di eguaglianza delle opportunità di vita, di armonizzazione tra paesi diversi, di prosperità materiale. È questione ormai di libertà e dignità delle persone, delle famiglie, dei popoli”. E’ quanto si legge nel manifesto per le riforme presentato da Denis Verdini nel corso della presentazione del gruppo Alleanza Liberalpopolare autonomie a palazzo Madama. 

“Le riforme – si legge – non sono solo tecnica, non riguardano le sole classi dirigenti, sono un percorso impegnativo e perfino drammatico, una sfida di cultura e di valori, di identità e di fraternità, di tutela della differenza nella natura e nella società umana. In Italia la leadership di Silvio Berlusconi, con la sua straordinaria portata storica, le sue anomalie, i suoi fulgori e i suoi errori, ha rappresentato una speranza e una riforma in atto, quella del bipolarismo e dell’alternanza di forze diverse alla guida del governo, per oltre vent’anni. È stata, in questo senso, la riforma delle riforme, una spinta innovativa e di sistema per la modernizzazione liberale della società e dello stato. Noi – proseguono – abbiamo creduto nella sua utilità, abbiamo militato in suo favore, abbiamo accompagnato anche il suo declino o il suo progressivo indebolirsi con spirito combattivo, e abbiamo cercato con onestà di costruire, fino alla fine, un baluardo

politico contro la faziosità gregaria dell’antiberlusconismo cieco, contro il politicamente corretto, contro il pensiero unico dominante e contro l’uso politico della giustizia, tutte caratteristiche della vecchia sinistra postcomunista e di alcune degenerazioni del  cattolicesimo democratico. Orgogliosi di quanto abbiamo contribuito a realizzare, pensiamo che oggi si debba necessariamente fare altro, mettendo a frutto in una situazione del tutto nuova anche quell’eredità. Senza il fenomeno rappresentato da Silvio Berlusconi non ci sarebbe il fenomeno rappresentato da Matteo Renzi e dal suo nuovo Partito democratico. Oggi l’alternativa, per le posizioni riformatrici, democratiche e liberali nelle quali ci riconosciamo, è assai

semplice: o con i populismi antipolitici e antisistema dei Grillo e dei Salvini lepenizzati, e convergenti con gli antagonismi e i giustizialismi della sinistra cosiddetta radicale, una specie di informe coalizione “alla greca”, oppure con il partito trasversale delle riforme e di un piano di cambiamento possibile in Europa.  Quest’ultima è la nostra scelta. Con realismo – concludono – con le nostre idee, con la nostra lealtà, con determinazione e con convinzione ci impegniamo in questo progetto di salvezza e ricostruzione riformatrice, nazionale ed europea, sicuri che un nuovo bipolarismo politico e un nuovo partito liberale di massa, capace di restituire al paese le condizioni dell’alternanza, potranno nascere solo da questo incontro nell’interesse della nazione e del popolo italiano”.

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