La vera preoccupazione ambientale per i cittadini: smog e rifiuti

ROMA –  I nodi arrivano al pettine alla fine di questo 2015 costellato dai problemi ambientali.

E’ infatti questo il dramma più urgente avvertito dalla popolazione italiana nel 2014, come emerge dal report dell’Istat sulle preoccupazioni e i comportamenti degli italiani in campo ambientale riferito al 2014. L’inquinamento dell’aria è indicato tra le cinque principali preoccupazioni legate all’ambiente dalla metà dei rispondenti, immediatamente seguito dallo smaltimento dei rifiuti, segnalato dal 47%. 

Ma non solo. Ulteriori fattori di rischio ambientale a livello globale vengono individuati nei cambiamenti climatici (indicati dal 42% della popolazione), nell’inquinamento delle acque (38%), nell’effetto serra e buco nell’ozono (33,3%) e nelle catastrofi provocate dall’uomo: incidenti industriali, perdite/sversamenti di petrolio, olio e altre sostanze, ecc. (33,1%). Minore, invece, il livello di consapevolezza dei pericoli connessi all’inquinamento acustico (12%) ed elettromagnetico (13%), alla deforestazione (16%), alla rovina del paesaggio causata dall’eccessiva edificazione (17%), all’estinzione di specie vegetali ed animali (17%) e all’esaurimento delle risorse naturali (19%).

Nel corso del tempo si registra una variabilità complessivamente modesta del livello di sensibilità della popolazione ai problemi ambientali. Così, se si guarda ai cambiamenti più recenti, il forte calo di attenzione per i fenomeni dell’effetto serra e del buco dell’ozono registrato tra il 1998 e il 2012 (da 57,9% a 35,0%) si affievolisce notevolmente. Parallelamente, il cambiamento climatico, che tanto spazio aveva guadagnato nelle preoccupazioni della popolazione tra il 1998 e il 2012, segna nell’ultimo biennio una contrazione di interesse, così come i temi dell’esaurimento delle risorse naturali, dell’inquinamento elettromagnetico e del dissesto idrogeologico. Per tutti gli altri fenomeni considerati, il livello di preoccupazione della popolazione appare sostanzialmente stabile, fatta eccezione per l’inquinamento del suolo, che mostra un incremento più significativo (dal 22,6% al 28,0%). Nella percezione dei rischi, si osserva la polarizzazione di alcune preoccupazioni tra Nord e Sud del paese. La rovina del paesaggio rappresenta un rischio soprattutto per gli abitanti del Nord-ovest (22% contro 12% nel Mezzogiorno); i cambiamenti climatici per quelli del Nord-est (46% contro 40%), così come la deforestazione (18% contro 15%). L’inquinamento delle acque e l’esaurimento delle risorse naturali sono più frequentemente avvertiti dagli abitanti di entrambe le ripartizioni settentrionali e, di nuovo, meno sentiti dalla popolazione meridionale. All’opposto, produzione e smaltimento dei rifiuti (54%), effetto serra e buco dell’ozono (35%) e inquinamento del suolo (30%) richiamano l’attenzione soprattutto di quanti risiedono nel Mezzogiorno.

La ripartizione centrale non si discosta significativamente dal profilo medio nazionale se non per l’elevata frequenza di denuncia dei problemi connessi al dissesto idrogeologico e alle catastrofi provocate dall’uomo e per la ridotta frequenza del tema dell’inquinamento dell’aria. La distribuzione delle preoccupazioni sul territorio risente, d’altra parte, anche di fenomeni ambientali locali di grande impatto sulla popolazione e sul territorio stesso, che contribuiscono a caratterizzare la rappresentazione sociale del rischio in funzione di particolari criticità. Il tema dei rifiuti, ad esempio, continua a rappresentare un’urgenza vera e propria per gli abitanti della Campania (62,5%) e della Calabria (60,4%). L’attenzione alle catastrofi provocate dall’uomo è aumentata invece consistentemente nelle regioni colpite da fenomeni alluvionali e di dissesto idrogeologico, quali Liguria, Sicilia e Sardegna. Se il genere non individua specificità negli andamenti delle preoccupazioni ambientali della popolazione, l’età rappresenta un’importante determinante della loro variabilità. Per molti dei rischi ambientali indagati, l’incidenza di persone che denunciano preoccupazione cresce all’aumentare dell’età, fino a raggiungere il suo massimo nelle fasce 35-44 anni (è il caso dell’effetto serra/buco nell’ozono, dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento dell’aria) o 45-54 (temi dei rifiuti, dell’inquinamento del suolo e inquinamento elettromagnetico) per poi calare nuovamente. L’inquinamento delle acque rientra in questo trend solo parzialmente, presentando dei picchi di “preoccupati” in corrispondenza dei 45-54enni (39,4 su 100), ma anche dei 14-24enni (39,6%).

Rispetto ad altri fenomeni, invece, la sensibilità ambientale diminuisce con l’avanzare del ciclo di vita. L’inquinamento delle acque (39,6%), le catastrofi provocate dall’uomo (35%), l’esaurimento delle risorse naturali (26,1%), l’estinzione di alcune specie vegetali/animali (24%), la distruzione delle foreste (21%) sono tutti problemi sentiti soprattutto dai giovanissimi (14-24 anni) e tendono a suscitare meno interesse all’aumentare dell’età, raggiungendo il loro minimo tra gli ultra 74enni. Il livello d’istruzione incide sulla complessiva consapevolezza ambientale: la quota di cittadini che denunciano preoccupazioni legate allo stato dell’ambiente cresce in maniera uniforme all’aumentare del titolo di studio, con differenziali relativi particolarmente elevati per le tematiche dell’inquinamento elettromagnetico (indicato da una quota di laureati quasi doppia rispetto ai cittadini a più basso livello di istruzione), della biodiversità, della produzione e dello smaltimento dei rifiuti, dell’esaurimento delle risorse naturali.  

Condividi sui social

Articoli correlati