Renzi e rinnovabili. Greenpeace: “Che fine ha fatto obiettivo energia pulita?”

ROMA – In relazione alle dichiarazioni odierne del Presidente del Consiglio Matteo Renzi sul futuro delle rinnovabili in Italia, Greenpeace prende atto con soddisfazione dell’attenzione del governo sul tema, ma fa notare la mancanza di interlocuzione dell’esecutivo con le associazioni di rappresentanza dei produttori di energia da fonti rinnovabili. Associazioni che, evidentemente, al pari delle organizzazioni ambientaliste che da mesi chiedono un confronto in materia con il governo, non sono considerate interlocutori validi.

«Sarà ora interessante capire come verranno utilizzati i fondi che Renzi ha promesso di stanziare per incentivare nei prossimi anni le energie rinnovabili. Una cifra davvero bassa, stiamo infatti parlando di circa 450 milioni l’anno», dichiara Luca Iacoboni, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. «Inoltre ci chiediamo se il governo intenderà puntare sui grandi impianti a biomasse o se si promuoveranno politiche che aiutino i piccoli produttori di energia fotovoltaica ed eolica, come indica chiaramente la Ue».

Per l’organizzazione ambientalista, quello che sembra certo è che pare invece essere inesorabilmente “evaporato” uno degli annunci fatti da Renzi durante la campagna per il referendum trivelle, ovvero il raggiungimento del 50 per cento di elettricità da fonti rinnovabili entro fine legislatura.

Secondo le ultime statistiche, l’Italia è infatti tra i pochi Paesi in Europa che nel 2015 – e nei primi mesi del 2016 – ha visto contestualmente calare la propria produzione da fonti rinnovabili e aumentare quella da fonti fossili. Non solo. In Europa la posizione italiana è costantemente tra le meno ambiziose per quanto riguarda gli obiettivi legati al clima e alle energie rinnovabili. Un’ennesima conferma è arrivata proprio pochi giorni fa, quando il nostro Paese ha cercato di annacquare i limiti comunitari sulla qualità dell’aria.

«I fatti e i numeri ci dicono che l’Italia in fatto di rinnovabili oggi vive di rendita grazie all’eredità del passato», continua Iacoboni. «Speriamo davvero che inizi una fase di pianificazione seria e ambiziosa, che non guardi solo alle grandi aziende ma anche ai cittadini che vogliono diventare produttori della loro energia, come sta accadendo in molte parti d’Europa e del mondo».

Greenpeace è pronta a confrontarsi sulla strategia energetica dei prossimi anni, con la speranza che il governo voglia aprire le porte del dialogo anche alle associazioni di categoria e agli ambientalisti, perché questo è necessario per avviare finalmente una strategia energetica seria, che porti l’Italia fuori dall’era delle fonti fossili e assicuri a tutti noi un futuro 100 per cento rinnovabile.

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