Referendum: secondo gli spagnoli è colpa dell’ambizione smisurata di Renzi

ROMA – “Matteo Renzi ha giocato forte, ha perso in modo clamoroso e non ha neanche aspettato la fine del conteggio per presentare le sue dimissioni”.

Il quotidiano “El Pais” richiude in una frase la cronaca della giornata referendaria in Italia. “Sembrava sensato spogliare il sistema italiano della schizofrenia bicamerale, cosi’ come lo era assegnare maggiori poteri all’esecutivo”, si legge in un articolo di commento, ma la complessita’ della riforma e l’approccio del presidente del Consiglio hanno trasformato il quesito referendario in un voto di fiducia sul premier. Renzi perde non solo “per aver sovrastimato la sua reputazione tra i compatrioti, ma anche per aver tentato di forzare una microrivoluzione che non aveva neanche ottenuto il consenso del suo partito”. Ed e’ per questo, prosegue la nota, che l’esito di domenica “sfugge anche alla tentazione di legarlo solamente all’inerzia apocalittica di Brexit o di Trump. Che Mario Monti e Massimo D’Alema, ex primi ministri agli antipodi, abbiano fatto campagna contro il referendum dimostra che si poteva votare ‘no’ anche essendo parte del ‘decoro istituzionale'”. 

Per le altre testate non e’ ancora tempo di commenti sul voto, ma tutte ricordano la traiettoria personale del presidente del Consiglio dimissionario. “Alcuni lo considerano ‘un comunicatore magnifico”, altri “un ciarlatano, scrive “El Mundo”. Per “l’ambizioso rottamatore della vecchia politica italiana” il referendum e’ stato il secondo “salto mortale” della sua recente carriera politica, dopo aver ottenuto il posto da presidente del Consiglio “senza passare per le urne e senza neanche essersi mai seduto in uno scranno parlamentare”. Per “Abc” quella di Renzi e’ “la storia di una ambizione senza limiti”. Un carattere che lo ha portato a “violare tutte le regole e le tradizioni” del Partito di cui avrebbe assunto la guida, a vincere le elezioni europee – gli italiani vedevano in lui “coraggio, novita’, cambio, giovinezza e speranza” -, e a condurre il quarto esecutivo repubblicano per durata temporale. “L’ultimo grande errore”, la personalizzazione del voto, ha dato vita a una “pessima campagna elettorale, con il paese completamente diviso e l’opposizione a chiedere il ‘no’ per eliminarlo politicamente”.  

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