I gatti ci insegnano a vivere

ROMA – Voleva vedere Napoli; è in coma all’ ospedale per avere difeso il suo Rolex. Tramite un’email puoi scoprire che una malata terminale ti ha lasciato qualche milione di euro in eredità e ti rechi euforica dal notaio indicato per scoprire la truffa e il pericolo scampato. Qualcuno ti aiuta a portare a casa le borse della spesa perché le bottiglie d’acqua pesano, e ti svegli a notte fonda narcotizzata nel tuo appartamento che non riconosci più, e rimani imbambolato a fissare il maialino di porcellana in pezzi, che custodiva il costo della crociera che finalmente avresti fatto.

Ormai ti guardi le spalle, come certe mosche la cui vista copre 180 gradi senza sforzo ogni volta che devi digitare il tuo codice segreto per un prelievo, la tua pass-word o comunicare ad alta voce il tuo indirizzo e numero di telefono. Da tempo non effettui acquisti on line per storie tutt’altro che metropolitane di carte clonate e conti bancari svuotati. In albergo ti viene in mente che al cameriere che ti porta la colazione in camera poterebbe piacergli la camicia da notte a fiori che indossi, e appena si chiude la porta emetti un rantolo d’angoscia e ringrazi la Madonna per essere stata miracolata. Cadi  nel panico se ti trovi sola con uno sconosciuto in ascensore, non fai scattare il citofono neppure per la postina né per il ritiro della spazzatura.

Conosci ogni suono, rumore del tuo condominio, sbuffo dell’ascensore, tonfo del portone. Per strada cammini sempre con la borsa rasente i palazzi, l’attenzione e l’orecchio teso all’ accellerazione improvvisa di un motorino alle tue spalle, pronta allo scatto, l’ultima mossa appresa al corso serale di autodifesa. Intanto ti chiedi che vita è questa, che razza di mondo è quello in cui viviamo, a chi davvero lasceresti le tue chiavi di casa, un assegno in bianco, le tue lettere d’amore e i tuoi diari segreti. E mentre ci pensi ti viene da piangere ricordando gli anni 60 e ti senti stupido e solo. E per tutta la rabbia inutile che ti sta venendo, e sai che non potrai sfogarla perchè hai smesso di fumare da un mese, e non mollerai, decidi che da domani spenderai tutto il denaro che vuoi per gratificarti e “chisenefregadidomani” perché tanto non ci sarà nessuno ad aver cura di te vecchio e malato.

Ma non ti calmi perché ti viene in mente la bambina dimenticata in macchina per ore al sole con i finestrini chiusi da un padre distratto, le vecchiette stupefatte, derubate dal loro angelo custode, certa direttrice delle poste alla quale avevano affidato tutti i loro risparmi, e che sollievo sarebbe prendere a schiaffi la faccia bolza, floscia, viziosa del potente, miliardario economista, certo Strauss Kahan che mostra tutto il suo squallore, la sua pochezza anche nell’atteggiamento di superbia, arroganza che traspira dalla sua pelle avizzita perfino con le manette ai polsi. E che piacere sarebbe prendere a calci nel sedere, il più forte possibile, l’ ennesimo prelato pedofilo e il suo complice, ex seminarista procacciatore di creature indifese e sostanze stupefacenti che si stava imbarcando come ” croupier ” su una nave da crociera. Rifletto e sono amara mentre, vicino a me, c’è qualcuno che non si muove e mi osserva; sembra avere seguito il filo di tutte le mie considerazioni perfettamente sintonizzata sulla mia lunghezza d’onda e so dal suo sguardo umido che condivide la mia tristezza. Si chiama Sofia. E’ stata trovata in un cassonetto della spazzatura. Di lei posso fidarmi.

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