Roma città sicura. Le proposte

ROMA – Nelle passate elezioni comunali l’attuale sindaco si assicurò una immeritata visibilità e una quota significativa di consenso strumentalizzando   in modo spregiudicato eventi drammatici avvenuti poco prima il periodo elettorale.

La cronaca di questi anni a messo in luce il cinismo di quella operazione, il vuoto di sensibilità sociale e culturale,  l’incapacità di affrontare un problema così complesso come la sicurezza nelle città nelle sue diverse dimensioni. Tant’è che lo stato di insicurezza dei cittadini e delle cittadine, in particolare, è drammaticamente aumentato.  

La cultura di destra di cui è pervasa l’attuale amministrazione non gli consente di capire che la sicurezza è un bene comune, un bisogno sociale, un diritto di ogni singola persona. Benessere sociale e sicurezza non sono separabili e rappresentano un unico obiettivo da raggiungere. Per la popolazione anziana e le figure sociali deboli questo è un bisogno ancora più forte.

La criminalità rappresenta un disagio e un’insofferenza reale alla quale le istituzioni sono chiamate a rispondere in quanto il crimine, e la sua paura, rappresentano ancora il maggiore problema della vita pubblica. Nel contempo occorre però evitare la drammatizzazione del fenomeno insicurezza, poiché con toni allarmistici ed esasperati si provoca un effetto devastante su una opinione pubblica già sfiduciata e impaurita.
Il ruolo dei mezzi di informazione è importante per come rappresentano i fenomeni delittuosi. Secondo il Censis, il 60% dei cittadini e delle cittadine, si costruisce una propria opinione sulla base delle informazioni ricevute dalla televisione e dalla stampa. Evitare strumentalizzazioni politiche e manipolazioni, da parte degli organi di informazione rappresenta l’assunzione di una grande responsabilità civile verso l’opinione pubblica su un tema complesso e di grande impatto.

Investire sulla rassicurazione sociale diventa indispensabile, a partire dalla diffusione di informazioni corrette sui probabili rischi, sul sostegno alle vittime dei reati, sui cambiamenti sociali inevitabili, sulla necessità di governare i conflitti costruendo regole condivise e rispettate da tutti, sul fatto che non esistono ricette miracolose e immediate quali le ronde o la militarizzazione delle città.

A fronte di una popolazione largamente sfiduciata a seguito del continuo impoverimento delle famiglie e di strati sociali sempre più emarginati, rassicurazione, e politiche di sicurezza significano prima di tutto lavorare per uno stato sociale forte, con servizi sociali universali al fine di ricostruire quella  coesione delle comunità locali necessaria per garantire a tutti i diritti di cittadinanza.

L’apertura nei quartieri di sportelli di ascolto e sicurezza, come punto di riferimento, di accoglienza e di ascolto per gli anziani, dove possono trovare spazio anche i rappresentanti delle associazioni del volontariato sociale, per assistere e sostenere, orientare i cittadini e le cittadine, vittime dei reati, e in rete con gli altri servizi pubblici, rappresentano prime azioni concrete vicine ai cittadini e di positiva rassicurazione sociale.

Figure di mediatori, di assistenti civici, e operatori sociali per prevenire conflitti che sorgono a fronte di episodi di inciviltà o di disordine urbano, diffondere la cultura della legalità, del rispetto delle regole, del rispetto della differenza di genere, la riorganizzazione dei corpi di polizia locale riattivando il servizio dei vigili di quartiere; l’organizzazione di incontri da parte delle istituzioni con i cittadini, le informazioni adeguate per evitare truffe e raggiri in particolare a danno della popolazione anziana, sono altrettanti interventi efficaci e necessari di politiche integrate di sicurezza urbana e di rassicurazione.
Esiste uno stretto legame tra qualità urbana, qualità sociale e sicurezza dei cittadini e delle cittadine. La prevenzione e il contrasto alla criminalità passa anche attraverso la realizzazione di una buona qualità degli spazi urbani, nonché superando ogni situazione di degrado. Una buona o cattiva progettazione ed esecuzione urbanistica contribuisce a rendere un territorio più o meno sicuro nel senso più ampio del concetto di sicurezza, da quella ambientale, a quella urbana.

A questo proposito sarebbe utile, in presenza di grandi progetti urbanistici che trasformano le città, pensare alle ricadute in termini ambientali e di sicurezza prevedendo “carte di sicurezza” come vincolo per la realizzazione dei progetti stessi, evitando fratture urbane del territorio. La divisione per comparti, con l’esempio rappresentato dai grandi centri commerciali è la dimostrazione di come parti consistenti delle città rischiano di diventare luoghi non luoghi, di luoghi artificiali, privi di vivibilità reale e separati dal resto della comunità.

Piena fruibilità degli spazi urbani, valorizzazione dei centri storici, quartieri, giardini, parchi vivibili, servizi pubblici efficienti, una mobilità sicura con percorsi pedonali protetti, reti di piste ciclabili, l’abbattimento delle barriere architettoniche, sono queste condizioni per creare una città “delle relazioni” e nel contempo serena, dove il controllo in forma democratica e sociale, viene svolto dagli stessi cittadini che vivono, che lavorano, che studiano.

Questo è il valore aggiunto che gli esperti chiamano “sorveglianza attiva e spontanea”.
Gli incidenti domestici ogni anno in Italia provocano circa 8.000 vittime. Secondo i dati ISTAT, il 48%, quasi la metà del totale degli incidenti, coinvolgono persone anziane con oltre 65 anni di età. Il 65% riguardano donne, contro il 35% degli uomini. La sicurezza domestica è, dunque, una tra le tante emergenze del paese dove occorre intervenire con urgenza per ridurre drasticamente il numero degli infortuni che avvengono in ambito domestico e i conseguenti fattori di possibile rischio, al fine di “stare bene in casa e abitare sicuri” ed abbattere i costi sanitari.

E’ necessario in ogni territorio dare attuazione a piani di prevenzione degli incidenti domestici con interventi mirati con il supporto delle ASL, dei VVFF, INAIL e delle associazioni del volontariato,  con l’obiettivo di vivere e abitare sicuri nella propria abitazione.
Ogni anno in Italia vengono uccisi più di 600 pedoni sui passaggi pedonali. Nel nostro paese anche il semplice attraversamento delle strisce è una esperienza a rischio. Tra le più colpite sono le persone anziane. Oltre il 50% delle vittime ha più di 65 anni. Il semplice rispetto delle regole da parte di tutti, renderebbe possibile subito e a costo zero, la diminuzione drastica delle vittime.

Importante, per scoraggiare comportamenti pericolosi è il lavoro educativo congiunto a quello di prevenzione e di repressione delle forze dell’ordine per garantire una maggiore sicurezza stradale.

Per tutelare gli utenti deboli della strada serve innanzitutto far crescere la cultura del rispetto, e la realizzazione di una rete diffusa  di percorsi pedonali protetti, di piste ciclabili, l’abbattimento delle barriere architettoniche, del diritto alla mobilità sicura per tutte le persone.

Per queste ragioni, e per la gravità che ha assunto il fenomeno della sicurezza stradale, lo Spi Cgil considera, la campagna per la sicurezza degli utenti deboli della strada, “siamo tutti pedoni”, un impegno per affermare pienamente il diritto ad una mobilità sicura per tutti.

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