Niente di nuovo sul fronte medio orientale. Settimana dal 10 al 16 settembre

ROMA – Non è la prima volta né sarà l’ultima. Tristemente è questo il senso della notizia clou della settimana che sta agitando mezzo mondo; gli attacchi al consolato americano in Libia da parte della folla inferocita, dove sono rimasti uccisi l’ambasciatore e tre dipendenti e in seguito altri attacchi in Egitto, Tunisia, Yemen, Sudan etc.

La scintilla della violenza è stata offerta da un film, ritenuto blasfemo, prodotto da un egiziano cristiano, anti-musulmano e (pare) finanziato da ebrei americani. Un trailer del film, che ha scatenato la rivolta, è stato pubblicato su YouTube e ha come protagonista il profeta Maometto. (Pare che già questo basterebbe per definirlo ‘blasfemo’ visto che per i musulmani è vietato ritrarre o disegnare il profeta). Nel film Maometto
viene descritto come un truffatore, dongiovanni e viene mostrato mentre fa sesso e istiga al massacro. (a parte l’istigazione al massacro, pare che gli sceneggiatori si siano liberamente ispirati a un ricco signore, anch’egli Unto dal Signore, che ha governato l’Italia negli ultimi anni… ).

Viene in mente il precedente danese. Nel 2005 scoppiarono infatti durissime rivolte in tutto il mondo arabo quando un quotidiano danese decise di pubblicare 12 vignette satiriche con Maometto come protagonista. Idiosincrasia con l’arte o con le tecniche della rappresentazione in generale?
Arriva al succo della questione il presidente egiziano, Mohamed Morsi, impegnato comunque a buttare acqua sul fuoco, il Profeta è ”una linea rossa che nessuno deve toccare” ”una linea rossa per tutti i musulmani e noi respingiamo ogni attacco”. (amen)

Nel frattempo in Italia, considerato il successo di contatti del filmaccio su You Tube e il gratuito tamtam mediatico, si prepara il cine-panettone natalizio; una spiritosa rivisitazione dei fratelli Vanzina intitolata “Se Maometto non va in montagna, allora andrà al mare…” Già allertate le forze dell’ordine e quelle del disordine.

Comunque è tanto scontato il fine provocatorio del film quanto scontatissima la reazione imbufalita delle folle arabe che caricano a testa bassa, dando vita all’ennesimo e normalissimo episodio da “derby”  che da millenni accompagna le relazioni tra i tre monoteismi mediorientali, impegnati, nella migliore delle ipotesi, a ignorarsi (d’altra parte come possono essere i rapporti tra chi si crede intimamente scelto da Dio e quindi sempre assolutamente dalla parte della Ragione e in diritto di annientare chi non la pensa o chi non crede alle medesime ipotesi ultraterrene o non segue i propri dettami terreni?).
Il punto lo completa sintetizzandolo Piergiorgio Odifreddi: “Gli ebrei, i cristiani e i musulmani si divertono molto a svillaneggiarsi a vicenda, e altrettanto molto si infuriano quando invece vengono svillaneggiati. E non può che essere così, quando ciascuno crede in quello che definisce “l’unico vero Dio”, e considera conseguentemente falso il Dio degli altri…”.

Morale della favola: e se il problema risiedesse nella religione in sé? (o almeno in queste tre?)

Umilmente e personalmente credo di sì, nel frattempo continuiamo a sperare che forse, tra cinquecento, mille anni (voglio essere ottimista considerati i tempi di maturazione dell’uomo sotto il versante etico e magico) cessi lo stato infantile imposto da secoli all’umanità dalle credenze religiose, a beneficio della ragione e della meraviglia della conoscenza. Sogno e/o utopia? In questo caso sì “ai posteri l’ardua sentenza”.

Proseguiamo con una notizia inquietante che purtroppo non è tratta dalla rubrica della Settimana Enigmistica “Forse non tutti sanno che…”, ovvero “Scudo euro, ecco le vere condizioni di Berlino”.
Al Bundestag il potere di gestire (e rivelare) gli accordi «segreti» sui salvataggi vale a dire “Un tempo per queste cose c’era Wikileaks, presto ci sarà il Bundestag”. Pare che finiremo tutti per navigare sul sito web della Camera Bassa del Parlamento federale tedesco per scovare i segreti che i governanti d’Europa non vorrebbero che noi sapessimo. Quelli che ancora oggi sono i vincoli di riservatezza dei ministri europei, i protocolli sigillati, l’epica da Trattato di Versailles degli accordi in stanze piene di fumo, tutto spazzato via con una sentenza a Karlsruhe.
Le toghe (dal tessuto rosso) della Corte costituzionale tedesca hanno stabilito infatti che il Parlamento deve sapere tutto ciò che viene deciso per salvare l’euro e i suoi Paesi più indebitati, perché lì è la sede della sovranità popolare. Nessun rischio di perdite patrimoniali affrontato dal governo tedesco per salvare gli altri Paesi dell’euro è ammissibile senza un via libera, per niente formale, da parte dei deputati. Per questa ragione, questi ultimi devono poter disporre di un quadro chiaro della situazione.
Come dire “Se dovete essere salvati, dobbiamo sapere tutto, ma proprio tutto, alla fine pagheremo caro, ma voi non vi illudete, pagherete tutti!” naturalmente  il tutto nella lingua di Beckenbauer.

Il premier Monti-Ssori striglia sindacati e imprese poi implora: “Esigo che facciate qualcosa di più per affrontare il tema della produttività… per favore, smettetela di giocare con il gesso e non tiratevi più le pallette di carta…”.

In settimana poi incredibili scoperte del premier Monti-LaPalisse attraverso alcune dichiarazioni: “La casta è chiunque pensa al particolare anziché al generale”, “Chi fa da sé fa per tre”,
“Le nostre decisioni hanno contribuito alla recessione e ad aggravare la situazione congiunturale”, “Il medico pietoso fa la piaga verminosa” poi mentre viene portato via a forza dalla scorta, ha concluso “Anche le imprese certe volte, come ogni soggetto, tentano di cavalcare le difficoltà del Paese per trarne vantaggi”… (solo alcune di queste dichiarazioni sono false, indovinate quale…). Il potere logora anche chi lo ha…

Mentre il professore riflette e scopre come funziona l’Italia, va in onda un’altra puntata della sit-com “Un posto al sole: la legge elettorale”.
Riassunto delle puntate precedenti: Blitz Pdl e Udc sulla legge elettorale, intesa su proporzionale e preferenze. “Non ce la faccio più ad aspettare” “Non posso aspettare il Pd all’infinito”. Incontro degli “sherpa” per accelerare sulla riforma. Un blitz in aula per cambiare le chiavi del magazzino della cancelleria e la legge elettorale. Un patto di ferro già siglato tra i centristi di Casini e le donne (molte) di Berlusconi per mettere all’angolo e stanare il Pd. Obiettivo: mandare in soffitta il Porcellum (che non è il soprannome di Berlusconi) e introdurre anche a colpi di maggioranza un sistema proporzionale. Tutto pronto per il modello tedesco: sbarramento, botte, rappresaglia e preferenze.

«Guerra» all’evasione, il nuovo redditometro. Nel mirino colf, asili, palestre e automobili.
Scatta la severità dei controlli; se hai 1 SUV, 1 mercedes, 1 smart per tua moglie, 1 minicooper per tuo figlio grande, 1 microcar per quello piccolo, 1 barca all’Argentario, 1 colf, paghi scuole private e palestre, sei iscritto al club di tiro a volo, bridge e canottieri e dichiari 12.000 euro l’anno qualcosa non va e allora siamo costretti controllare…

Il primo giorno di scuola di Profumo: arriva il “Futuro digitale” che per effetto dei fusi orari è già da tempo il “Presente” in vari paesi. Comunque “7” per la buona volontà. Il ministro dell’Istruzione: in tutte le classi ci sarà un pc. E se non ci saranno le classi? Tutti intorno al pc (spento).
Scompaiono registri e pagelle di carta, non si andrà più dietro la lavagna ma dietro al tablet. Si verrà interrogati via Skype da casa e potrete interagire con gli avatar dei docenti. Ai più meritevoli 150 minuti di conversazione gratuita e 150 sms. La Banda larga sarà una connessione e sarà più forte di quella della Magliana. Ai compiti in classe non si copierà più, ma si farà solo “copia e incolla”. I brutti voti verranno mandati via mail ai genitori, che però dovranno accedere agli stessi compilando un questionario on line. I professori cattivi potranno essere sbeffeggiati su Facebook…  
E per finire ogni insegnante delle regioni Puglia, Campania, Sicilia e Calabria, sarà dotato di un tablet: o ‘IPaddo.

Beppe Grillo in lotta contro il Pianeta Terra: “Gli hacker hanno oscurato il mio blog”,
“Vi confermo che il blog è sotto attacco hacker. Stiamo cercando di respingerlo… passo!”

Scoop la rivista francese Closer (gruppo Mondadori) rivela: Kate Middleton consorte del principe William, ha le tette!

Se eravate in cerca di un motivo valido per abbandonare il Paese, sentite questa: “Renzi si candida ufficialmente a guidare l’Italia per i prossimi cinque anni, perché punta a vincere sia le primarie interne, le elezioni del 2013 e i mondiali di subbuteo del 2014 e indica tre parole chiave per cambiare il paese: «Europa, futuro e merito» contro le cinque di Franceschini “dire, fare, baciare, lettera, testamento”. Un’Europa non più da subire ma da vivere, e «futuro e merito»: sono le «tre cose» che servono «per cambiare l’Italia». Quindi un invito: «i delusi da Berlusconi vengano da noi, e anche un bel set di pentole anti-aderenza in omaggio! » Poi non contento si lancia in una vasta e profonda analisi politica sulla crisi della sinistra: «Quando il centrosinistra rifiuta la logica del catenaccio e prova a giocare all’attacco, allora rischia di farcela, rischia di imporre il futuro all’Italia», ribadisce e mentre alcuni vecchi militanti memori di Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer si perdono in singhiozzi, sottolinea di nuovo: «Il rischio vero è quello di non tirare il calcio di rigore, non quello di sbagliarlo». Pianto sommesso dei militanti (vecchi e nuovi).

Chiudiamo con un interessante contributo e scopriamo “Quelli che non hanno paura del welfare, così lo stato sociale è una forma di civiltà” un nuovo saggio di Federico Rampini che decostruisce alcuni luoghi comuni sulla cultura fondata sulla solidarietà che non va difesa solo per criteri etici, ma anche per la sua efficienza economica”. (guarda… guarda…).

Dice Rampini: “Vista dagli Stati Uniti, la nostra Europa è economicamente defunta. E con lei affonda per sempre una certa idea della solidarietà, dei diritti di cittadinanza: il “modello sociale europeo”. Ne sono convinti gli americani, e anche molti europei che vivono in Europa. Ne sono persuasi in qualche misura i loro governanti, poiché sono quasi tutti impegnati ad applicare qualche variante dell’austerity, al termine della quale il Welfare sarà sempre più avaro, sempre più povero, un po’ più simile a quello americano.
Il giudizio degli Stati Uniti è severo, sia che venga da destra o da sinistra…

…Aveva ragione Reagan, insomma, con il suo slogan più fortunato: lo Stato non è mai la soluzione, lo Stato è il problema. Riecheggia in questa visione della destra una critica del modello europeo che ha radici antiche nel pensiero liberale, da Von Hayek a Milton Friedman.

…Non si esce dalla crisi a furia di tagli, ci ammoniscono. Anzi, l’austerity impoverisce a tal punto l’Europa, che al termine della cura è più indebitata di prima. Vista nella prospettiva dei democratici americani, più che a Reagan la cancelliera Merkel assomiglia a Herbert Hoover, il presidente che voleva curare il crac del 1929 e la Grande Depressione con salassi alla spesa pubblica, perché “rimettendo i conti in ordine” secondo lui l’economia di mercato si sarebbe risollevata da sola. In passato gli Stati Uniti guardavano verso di noi con rispetto per la “civiltà sociale” che rappresentiamo. Solo nella crisi attuale, anche l’ultimo rispetto sembra essere svanito.
Gli europei hanno interiorizzato questa diagnosi, l’hanno fatta propria e ci credono più che in qualsiasi altro periodo della loro storia. Angela Merkel, e con lei un bel pezzo di classi dirigenti (tedesche e non solo), ne hanno tratto le conseguenze: la richiesta di uno smantellamento graduale delle conquiste sociali, almeno alla periferia dell’Europa, nella sua parte più debole che è prevalentemente la fascia costiera mediterranea e atlantica, cioè Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda. Molte élites di questi paesi hanno introiettato l’idea che il nostro Welfare è un lusso, che mantenendo certe conquiste sociali abbiamo “vissuto al di sopra dei nostri mezzi”, ed è ora di ridimensionarci.”

Chiude il ragionamento Rampini donandoci invece una qualche speranza, o almeno la convinzione di non aver sbagliato proprio tutto alla grande:
“… La mia conclusione va contro il pensiero dominante. Non credo affatto che il modello sociale europeo sia superato. Al contrario, penso che nelle sue versioni più riuscite sia tuttora ineguagliato. È il migliore, di gran lunga. E non solo in base a criteri etici, o valori politici, ma anche per la sua efficienza economica. Sono gli altri a dover imparare da noi…”.

Stavolta invece: “Ai poster l’ardua sentenza”.

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