La coperta corta. Settimana dal 10 al 16 giugno

Settimana iniziata con i risultati dei ballottaggi per i sindaci e terminata con le sofferte dichiarazioni del ministro dello sviluppo economico Saccomanni. In mezzo le nefandezze siriane e turche e alcune amenità from Vatican.

A proposito visto che siamo a metà giugno si è verificato di nuovo un insolito evento: fa caldo.
E tanto per cambiare è iniziata di nuovo la mania di chiamare l’eccezionale evento con un nome mitologico.
Questa settimana abbiamo fatto la conoscenza di Ade e prepariamoci per tutta l’estate al ripasso dei personaggi dei miti da liceo classico.

Elezioni amministrative. Il centrosinistra vince 16 a zero.  Cappotto estivo.
Il Pdl perde in ogni dove, ma per la legge delle “larghe intese” non si può esultare.
Permessi solo spumanti con il silenziatore altrimenti salta il clima di pacificazione, qualcuno si offende e non gioca più.

Roma era il verdetto più atteso. Marino stravince su Alemanno e arriva in bicicletta in Campidoglio.  Dimentica però che è un colle ed è costretto a scendere e spingere all’ultimo strappo. Quasi una metafora.
Ormai quando la vittoria non è di Pirro, in extremis, mascherata, contraffatta, risicata, insomma quando si vince in maniera plateale si usa sussurrare: “si è vinto nonostante il Pd…”.  La legge dei numeri proni.

Da segnalare per dovere di cronaca i manifesti fatti affiggere (affliggere?) nell’ultima settimana da Alemanno.
Manifesti dai toni civili e compassati che è giusto ricordare: “Marino è contro la vita e la famiglia”, “Con Marino tornano i debiti e le tasse” .Poi ancora, alcuni con una immagine di un topolino con sotto la scritta “per Marino è una cavia” e di seguito un cane randagio (?) con la dicitura  “per Alemanno è una vita”.  
Nella disperazione dei sondaggi non sono andati comunque in stampa: “Marino tromberà tua moglie”, “Marino ha già stretto un accordo con i capi rom per farti svaligiare casa e far violentare tua figlia” “Marino celebrerà le nozze tra culattoni”, “Se sei della Roma, Marino è della Lazio”, “Se sei della Lazio, Marino e della Roma” “Lo vedi ecco Marino…”. etc.
Comunque speriamo bene. Non a caso a Roma si ricomincia con un medico.

Naturalmente si sono sprecate le analisi della debacle del Pdl (partito di governo) e della vittoria del Pd (partito di governo).
Pare che per il primo la causa sia stata nell’impossibilità di Berlusconi di replicarsi per 16 (può solo farsi in 4) per sostenere direttamente i candidati di area, e per il secondo che i candidati hanno gentilmente fatto a meno della presenza dei leader e hanno vinto perché hanno fatto da soli.

Segnaliamo comunque: “Se il Carroccio non ascolta più il territorio”.
La forza dell’origine è venuta meno tra le battaglie per la moneta lombarda e l’oggetto misterioso «macroregione».
Il risultato di questo turno delle amministrative è che la Lega, almeno sul piano dei numeri e delle cariche istituzionali, non dovrebbe avere più il monopolio del discorso pubblico sul Nord. È vero che sono del Carroccio i governatori di tre grandi regioni (Piemonte, Lombardia e Veneto) ma la quantità dei sindaci appartenenti al Pd o al centrosinistra è straripante. Torino, Genova, Brescia, Milano, Venezia, Treviso, Vicenza, Padova, Piacenza e via di questo passo. La differenza è caso mai che la Lega, pur in grave difficoltà, continua a imbastire una riflessione sulla questione settentrionale mentre i sindaci del Pd, finora, si sono mossi in ordine sparso.
La realtà è che la Lega 2.0 di Roberto Maroni non riesce né a rassicurare del tutto la pancia del suo elettorato né a indirizzare il Carroccio verso settori più moderati dell’elettorato. Del resto quella che era stata la sua forza, ovvero l’ascolto del territorio, è venuta meno in maniera preoccupante (qualcuno ha iniziato a parlare in italiano). I leghisti sanno poco o niente della contrattazione sindacale nelle fabbriche del Nord, sono afasici rispetto ai problemi legati alla razionalizzazione di aeroporti, porti, università e fiere del Nord. Fanno battaglie contro le aperture della grande distribuzione ma, come a Treviso, perdono anche il consenso dei piccoli commercianti. Un giorno inventano la moneta lombarda, l’altro un referendum consultivo sulla permanenza nell’euro, non sanno che pesci pigliare quando le Confindustrie del Veneto chiedono la Tav fino a Venezia e poi sono sempre alle prese con l’oggetto misterioso della «macroregione», slogan elettorale destinato a restare un ballon d’essai .  Sul piano culturale poi è tornata in circolo la narrazione celtica con il circolo Terra insubre che ha portato a Varese come ospite d’onore Eva Klotz e le ha concesso – davanti all’ex ministro dell’Interno Maroni – di difendere le «gesta» del padre George e gli attentati in Alto Adige.
Sintesi: ce l’avevo duro.

Cinque Stelle, male in Sicilia, vittoria solo in due comuni.
Nell’isola, il movimento scende sotto il dieci per cento, in 3 capoluoghi su 4, dal 25 al 30 in meno delle politiche. Se, per il Movimento Cinque Stelle, la Sicilia doveva essere il banco di prova più importante in questa tornata elettorale, l’occasione per riscattarsi, dopo il non entusiasmante primo turno delle comunali nel resto d’Italia, al momento trattasi di un flop.
Percentuali in picchiata, ovunque, in tutti e quattro i capoluoghi di provincia dell’Isola. Numeri che deludono, anche alla luce delle regionali, quando il M5S si affermò come primo partito..
Le uniche buone notizie, per i grillini, arrivano dunque dal Lazio e dalla Sardegna.  Hanno vinto nei comuni strategici di Pomezia e Assemini, in provincia di Cagliari.
E se, sul tracollo siciliano, Grillo non si è espresso, il comico aveva invece, prudentemente, commentato le affermazioni a Pomezia e ad Assemini. Via blog il leader assicurava: «Il cammino del MoVimento 5 Stelle all’interno delle istituzioni è lento, ma inesorabile».  Diciamo inesorabilmente lento.
Poi per non perdere lo spirito democratico il Movimento si attrezza per decretare nuove espulsioni.
All’ordine del giorno dell’ultima assemblea a Montecitorio ci sono infatti la questione delle indennità parlamentari e le  nuove indicazioni comportamentali. Per quanto riguarda gli stipendi, molti parlamentari pentastellati hanno espresso le loro difficoltà nell’interpretare il modello excel (digital divide?) inviatogli nel fine settimana e nel quale dovranno inserire i dati relativi alle loro spese romane. Ma la buona notizia – per alcuni – è che dovrebbe essere stato individuato il fondo dove far confluire le eccedenze delle diarie (segue iban della Casaleggio Associati).
Il tutto mentre si attende la nomina del nuovo capogruppo al Senato, posizione contesa tra l’ortodosso Nicola Morra e l’aperturista Luis Alberto Orellana.

Dal profano al sacro.
Passiamo ora alle interessanti scoperte di Papa Francesco che ormai ogni settimana ci regala perle di saggezza.
«San Pietro non aveva un conto in banca, e quando ha dovuto pagare le tasse il Signore lo ha mandato al mare a pescare un pesce e trovare la moneta dentro al pesce, per pagare». Lo ha detto (seriamente) papa Francesco nell’omelia della messa a Santa Marta, dedicata alla «povertà» e «gratuità» con cui deve agire la Chiesa.
Esterrefatti e preoccupati i cardinali presenti e non, occupati a non abbassare la guardia su contributi alle scuole private cattoliche, esenzione dell’imu, 8×1000 in scadenza, donazioni, riciclaggio vario presso lo IOR e altre terrene incombenze per tenere alto lo spirito (o Spirito?).
La «povertà» che deve caratterizzare la Chiesa ha detto inoltre Francesco «ci salva dal diventare organizzatori, imprenditori», ha detto poi. «Si devono portare avanti le opere della Chiesa, e alcune sono un po’ complesse; ma con cuore di povertà, non con cuore di investimento o di un imprenditore», ha aggiunto.  
Silenzio in sala.

Altro scoop. Il Papa: “In Vaticano una lobby gay”  (Misteri della fede?).
La notizia su un sito cileno. Secondo la testata online sudamericana Reflexion y Liberacion, incontrando i rappresentanti dell’America Latina, Papa Francesco ha ammesso che nella Curia romana esiste una “corrente di corruzione” e che c’è una “lobby gay” in Vaticano, aggiungendo: “Bisogna vedere cosa possiamo fare al riguardo”. (sfilare con un proprio carro al Gay Pride?).
Una notizia che, se confermata, andrebbe ad avvalorare le indiscrezioni dei mesi scorsi su Vatileaks e sul quadro di corruzione che avrebbe indotto Benedetto XVI alle dimissioni.  
Interrogato sulla sua volontà di riforma, Francesco – racconta il sito – ha risposto: “Eh sì, è difficile. Nella curia c’è gente santa, santa davvero. Ma esiste anche una corrente di corruzione, anche questa esiste, è vero. Si parla di una lobby gay ed è vero, è lì… Ora bisogna vedere cosa possiamo fare al riguardo”. E ancora: “Non posso essere io a fare la riforma, queste sono questioni di gestione e io sono molto disorganizzato, non sono mai stato bravo per questo”. 

Dalla sala stampa vaticana non è arrivata una smentita. Padre Federico Lombardi, interpellato sulla vicenda dalla France Presse, ha detto di non avere “alcuna dichiarazione da fare sui contenuti della conversazione” dato che si trattava di “un incontro di carattere privato”.
Una conferma indiretta, e piuttosto imbarazzata, viene invece dalla Presidenza della Consiglio Latino
Americano dei Religiosi che in una nota “lamenta profondamente la pubblicazione di un testo con riferimento alla conversazione mantenuta con il Santo Padre Francesco”.
Ritornello del volgo: Papa Sisto co l’occhiali…

Ma arriviamo alla notizia soft-clou della settimana che riguarda l’amara verità che tutti sanno ma che tutti fingono di ignorare; non ci sono le risorse per scongiurare l’aumento dell’Iva nè tantomeno la possibilità di non far pagare l’Imu.
La famosa coperta corta…
Solo patetiche dilazioni. Prima dell’estate, dopo l’estate, verso le dieci, prima o poi…
Come dire finita la festa (delle promesse elettorali, trasversali e superpartes) gabbato lu santu (si torna alla realtà).

A  tal proposito vi voglio raccontare la storia di Enrico, un bambino sensibile e costruttivo, che passa il tempo con Silvio, il suo fratello più grande, con il quale ragiona sul senso della vita e sulle cose. E’ un genio precoce, perso nella sua composta strategia politica, ma complessato e psicologicamente fragile, che va in pezzi senza la sua coperta (corta) di flanella che gli dà sicurezza. Deve fare i conti con la grande paura di essere giudicati incapaci o imbranati e con la voglia irrefrenabile di chiudersi in casa evitando qualunque occasione sociale. La sindrome di Enrico consiste nella timidezza patologica che porta alla fobia sociale: un disturbo in aumento tra gli adolescenti, che colpisce un giovane politico su tre.
La coperta di Enrico diventa un’ancora di conforto necessaria per eclissarsi e sentirsi normali. Il ragazzo comincia a manifestare una forte paura di essere giudicato e così – inizia a evitare tutte le occasioni di contatto sociale: non ha più voglia, ad esempio, di andare alla Camera dei deputati ed evidenzia un grande timore di esibirsi, a partire dalle interrogazioni parlamentari sulle risorse disponibili per mettere un freno alla crisi. Da questa prima fase, poi, il passo verso la depressione, è purtroppo breve in moltissimi casi. Disturbi da non prendere sotto gamba, anche perché possono aprire le porte a forme di dipendenza gravi, come l’abuso di alcol e sostanze stupefacenti e pericolosi accordi politici chiamati in gergo “larghe intese”.
Nel frattempo la coperta di Enrico, già corta, ha finito per restringersi un altro po’.

Ma torniamo a noi. Lo stop di Zanonato sull’Iva: “Difficile evitare l’aumento”.
Il ministro dello Sviluppo economico, in un’intervista a “Repubblica”, frena sulla possibilità di bloccare l’incremento dell’imposta. ” E’ un provvedimento introdotto dal governo Berlusconi, difficile ora trovare le coperture visto il poco tempo a disposizione”. Saccomanni: “Serve tempo per misure ragionevoli”.
Il ministro frena quindi sulla possibilità di bloccare l’aumento dell’Iva. “Io sono abituato a dire la verità e penso anche che gli italiani vogliano sentirsi dire la verità.  (Avanzo un qualche lecito dubbio….)
“Dunque non è che non voglio bloccare l’aumento dell’Iva. Dico che è molto difficile trovare le coperture, visto il poco tempo a disposizione”.

Il rilancio su Imu e Iva, però, “rivendicato” da Berlusconi, rischia di creare problemi al governo e al Pd. Epifani appoggia il premier (“E’ la strada giusta”) mentre proprio Enrico Letta chiede al partito democratico più entusiasmo  (?) nell’appoggiare il governo. Intanto si delinea la manovra per il rilancio dell’economia e del lavoro. Una legge “Fornero” più leggera, (sarà interessante vedere come) sconti fiscali (e una crociera premio) per chi assume e l’indicazione che l’Imu arriverà ai Comuni in forma di Sagra.
Ma anche su Fisco e territorio ci saranno novità rilevanti. In primo luogo, Equitalia avrà meno poteri (abolita la tortura preventiva) e i contribuenti potranno pagare con (comode) rate fino a dieci anni senza spese aggiuntive. Sul fronte dell’ambiente, poi, ci sarà un freno alle cementificazioni perché non c’è più spazio per costruire.
La buona notizia viene comunque dal wi-fi che sarà liberalizzato e che semplificherà la vita dei cittadini che navigano sul Web, sia col computer sia con i sistemi “mobile” (smartphone e tablet).

E fu così che morimmo tutti. Felici connessi e tartassati.

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