Il Vagone Letta. Settimana dal 3 al 9 giugno

Tra i vari titoli di testa della settimana, ne spicca uno su tutti che sa di minaccia: “La sfida di Letta: resto per 5 anni…”. Quindi altri 5 anni di  anomalo governo, impropriamente chiamato dalle o delle “larghe intese”, che in realtà si tratta di una gentile concessione, in comodato d’uso, da parte di Berlusconi per tutelare ancora una volta i propri interessi…

Quando poi si prova, attraverso vari articoli di riferimento, ad addentrarsi nei dettagli dell’azione e dei propositi governativi, ci si imbatte in un senso di noia, un dejà vu, un vago sfinimento, mentre, di contro, la mediocrità delle idee, come una nebbia  leggera, avvolge qualsiasi velleità di cambiamento (vero).

Il senso dei tempi o di questo tempo, lo ha  infatti ben riassunto in settimana Michele Serra in una  sua “Amaca”, sottolineando come il [comportamento] gattopardesco della nostra politica abbia alla fine riassorbito il voto di febbraio. La politica in genere ha serrato le fila per difendersi dalla società dai suoi malumori, dalle sue urgenze…

Normalizzato e recintato Grillo (o auto-normalizzatosi) e il suo para-guru Casaleggio, stabilito patti di non aggressione o tuttalpiù di desistenza (una sorta di wrestling della politica per intenderci) , tracciato i propri territori di interesse (le larghe intese), i politici (soprattutto dei due partiti cosiddetti di minoranza maggioritaria -in un paese dove ormai vige “mi astengo ergo sum” e votano solo i parenti e gli amici degli amici) hanno infatti serrato di nuovo le fila.
Pare di sentirli o di leggerne i pensieri: “Ma quale riforma elettorale, ma quale conflitto di interessi! Al momento stiamo lavorando per riformare gli interessi!”.

Ed è per questo che il Topolino (Letta) partorito dalla Montagna, ce la sta mettendo tutta per non cambiare assolutamente nulla –facendo sembrare il contrario- in perfetta continuità culturale con i grandi padri dorotei della Repubblica.
Una sorta di governo valium o anestetico, che va preso in dosi omeopatiche…  
Un esecutivo che ratifica l’incapacità tutta italiana al cambiamento, un tentativo per tirare a campare fino alla prossima -inevitabile- crisi, fino al prossimo declassamento , fino alla prossima riunione della Bce o del Fondo Monetario Internazionale o fino al prossimo ricatto del plurinquisito leader della libertà (vigilata).  
A da passa the night!

Si voleva smacchiare il giaguaro si è finiti con l’ennesimo gattopardo…
Moriremo democristiani così come siamo sempre vissuti.

Allora vai! Tutti sul Vagone Letta per prepararsi al gran viaggio della notte.
Sonnecchiare, comodamente seduti, sognando “grandi intese, pardon imprese”, stando ben attenti a non toccare nulla.
Il Pil, lo spread, il deficit, parole che prima ci incutevano terrore, adesso hanno l’effetto di una ninna-nanna…

L’unico vero cambiamento al quale finora stiamo assistendo è quello a livello di parole, significati e senso comune.
E a tal proposito è da segnalare un interessante articolo di Piero Ignazi su “La Repubblica” intitolato “L’inganno della pacificazione”.
Pacificazione per cosa? di che? – si chiede l’autore- quando il problema  è sempre e solo nel fatto che l’impresentabile sia ancora lì, con i suoi processi e i suoi conflitti di interesse , a tenere in ostaggio non solo il paese intero con il ricatto di far cadere il governo, ma anche e soprattutto la destra incapace di fare a meno del padre-patron.
La strategia è tutta nella comunicazione. Cambiare le parole o meglio il loro significato. Così con un volo acrobatico si finisce per parlare di pacificazione e addirittura di guerra civile (che deve cessare) (?).
Il cavaliere (come tutti sanno e soprattutto sanno quelli del Pd con il quale hanno stretto un patto di non belligeranza) vuole solo una cosa; l’impunità , l’immunità o attraverso un intervento legislativo ad hoc  o con un intervento dall’alto per modificare i procedimenti giudiziari  e nel frattempo agita (e sogna) la prospettiva di una (improbabile) repubblica presidenziale  (con a capo se stesso).  Bananas?
Così il suo destino personale finisce per sovrapporsi, per l’ennesima volta, al funzionamento del sistema democratico.  Ed ecco perché la destra introduce il tema -falso- della pacificazione  e del presidenzialismo. Non c’è nulla da pacificare ma solo far rispettare le norme democratiche.  (e ti pare poco…).

A proposito non è  singolare che si parli di ineleggibilità del cavaliere appena venti anni dopo la sua discesa in campo e sua sostanziale occupazione a tempo indeterminato?
Come dire, i buoi sono scappati e si sono rifatti una vita, la stalla è crollata etc, etc.

Moriremo democristiani così come siamo sempre vissuti.

Per questo fa sorridere (se non incazzare) Napolitano che mette il “pressing” sul governo a proposito delle riforme. Ve lo immaginato il vetusto e stremato presidente che riceve i referenti della delegazione turno dicendo “mi raccomando affrettatevi… Suvvia fate queste riforme che me lo avevate promesso la scorsa volta… E quelli che gli dicono “sì certo sì… ci stavamo pensando, non si preoccupi che è tutto in agenda, ma non si stanchi presidente… “

E infatti in settimana il capo dello Stato, Giorgio Napolitano ha ricevuto al Quirinale il premier Letta, il suo vice Angelino Alfano, il ministro per le Riforme costituzionali Gaetano Quagliariello, e il ministro per i Rapporti con il Parlamento e coordinamento attività di Governo, Dario Franceschini.
Al centro dei colloqui  (ma guarda un po’) il percorso e le modalità per raggiungere l’obiettivo delle riforme.  (Tie! A morte gli scettici e i disfattisti!)
L’intenzione del governo, ribadita nell’incontro al Colle, è quella di andare rapidamente  (?) avanti sulla strada delle riforme costituzionali, portando l’iter delle riforme in Consiglio dei ministri già la prossima settimana.
Anche se il sentiero che porta alle riforme sembra essersi fatto un po’ più accidentato dopo l’apertura di Letta al presidenzialismo (ma non giocava con noi?)
Se dal Pdl sono arrivati infatti consensi entusiasti, il tema si sta rivelando l’ennesimo motivo di profonde lacerazioni all’interno di un Pd senza pace.
Sul presidenzialismo “siamo vicini alla meta”, perché dai democratici “sono venute aperture importanti”, dice, in una intervista a Il Giornale, il segretario del Pdl Angelino Alfano. “In questi 20 anni – spiega – abbiamo combattuto per il primato della sovranità popolare e per impedire che questo primato fosse mortificato dai giochi di Palazzo.
Ora siamo vicini alla meta perché le aperture arrivate dal Pd sono importanti: i segnali arrivati da Renzi, da Veltroni e dallo stesso Letta sono incoraggianti”.

Incoraggianti per chi?

Ma dai democratici,  (o meglio da quella parte dei democratici che non ha del tutto perso la memoria e il senso del ridicolo) sono arrivate anche altrettante levate di scudi. Contrari all’ipotesi di semipresidenzialismo sono infatti l’ex segretario Bersani, Rosi Bindi e il “giovane turco” Matteo Orfini.

Beppe Grillo: “Napolitano che sabato ha percorso via del Fori Imperiali a bordo della Flaminia presidenziale scoperta, un’immagine surreale del futuro della Repubblica, ha detto che “il governo Letta è un’esperienza a termine”, durerà 18 mesi, quando lui sarà alla soglia dei 90 anni”. “Mi domando, con quale autorità il presidente della repubblica definisce la durata di un governo?”. “Il comune senso del pudore è merce rara, rarissima, quasi scomparsa – scrive – Spudorato significa senza vergogna. I partiti che hanno preso in ostaggio una nazione per non dover rendere noti fatti inconfessabili non conoscono vergogna. Il governo nasce dall’emergenza dei processi di Berlusconi, dell’inchiesta del Monte dei Paschi di Siena, della trattativa Stato-mafia e sotto la pressione della finanza internazionale.
Grillo tocca anche il tema più caldo dell’attuale confronto politico, l’apertura al presidenzialismo. “E’ un’idea di Berlusconi – attacca Grillo – vuol farsi eleggere presidente-duce d’Italia con l’aiuto delle televisioni che il pdmenoelle gli ha graziosamente lasciato da vent’anni ignorando ogni conflitto di interessi”.  (come dargli torto?)

Notizie edificanti dal nostro polmone industriale (malato):
Ilva, Zanonato: Commissariamento temporaneo della grande fabbrica dell’acciaio. Con un decreto che si annuncia come un “salva Ilva” bis. È questa la soluzione individuata dal Governo per tentare di estrarre il siderurgico di Taranto dal pantano in cui è bloccato all’indomani della nuova offensiva giudiziaria. L’annuncio è stata fatto dal ministro per lo sviluppo economico Flavio Zanonato al momento di entrare alla Camera dove oggi il Governo è chiamato a riferire sulla crisi della più grande acciaieria d’Europa. “Abbiamo deciso di convocare il Governo” per la messa a punto “di un decreto che prevede il commissariamento temporaneo dell’Ilva”, ha detto il ministro, sottolineando come la chiusura della fabbrica costerebbe circa 8 miliardi all’anno”: “Sei miliardi circa riguarderebbero la crescita delle importazioni – ha spiegato – 1,2 miliardi tra sostegno al reddito e minori introiti per l’amministrazione pubblica, 500 milioni per la minore capacità di spesa per il territorio”.  
D’ora in avanti fate attenzione se dovete dire “Patto d’acciaio”.

Toh! a volte anche i ricchi piangono (o vengono condannati). Eternit, condanna più severa.
Diciotto anni per Stephan Schmidheiny: e’ stata aumentata la condanna in appello per l’unico imputato rimasto a rispondere del reato di disastro doloso e omissione di cautele antinfortunistiche per la strage dell’amianto. È stato invece dichiarato estinto il reato per il barone belga Louis De Cartier De Marchenne, deceduto (quindi estintosi anch’esso) due settimane fa all’età di 92 anni. La condanna è stata pronunciata dal presidente Alberto Oggè in un’aula gremita di pubblico e di parenti delle vittime. Sono  oltre 2000 infatti le parti offese costituite parte civile per aver contratto mesotelioma pleurici e malattie da amianto come l’asbestosi dopo aver lavorato o vissuto nei comuni di Casale Monferrato, Cavagnolo, Bagnoli e Rubiera. In primo grado i due imputati erano stati condannati a 16 anni di carcere. La sentenza estende la responsabilità dell’imputato anche per le vittime di Bagnoli e di Rubiera, per cui invece in primo grado era stata dichiarata l’intervenuta prescrizione .
Sic eternit gloria mundi…

Dalla tragedia alla farsa.
Ruby, Fregoli-Ghedini in aula attacca i giudici: “Prevenuti e culturalmente vicini ai pm”.
L’avvocato di Berlusconi accusa i giudici di essere troppo vicini alla Procura e definisce “stratosferica e straordinaria” la richiesta di condannare l’ex premier a sei anni di reclusione senza nemmeno concedere le attenuanti generiche.
La difesa chiede l’assoluzione per la telefonata in questura.  
[Aveva sbagliato numero].
E rilancia: “Tutti i testimoni dell’accusa hanno negato che ci siano stati rapporti sessuali durante le cene di Arcore”.
[Solo dopo cena].

Turchia.
Il bilancio delle violenze e degli scontri tra dimostranti e polizia in Turchia si appesantisce di giorno in giorno. Abdullah Comert, di soli 22 anni, è morto la notte scorsa ad Antiochia, vicino al confine con la Siria, colpito alla testa da uno proiettile.
Si tratta della terza vittima, dopo il giovane in stato di morte cerebrale dopo essere stato colpito da una pallottola alla testa ad Ankara e il ragazzo travolto e ucciso domenica notte a Istanbul da un’auto piombata sui manifestanti lungo una superstrada. Al bilancio va aggiunta una manifestante in coma dopo essere stata colpita da un lacrimogeno. A Instanbul, un giovane manifestante ha perso un occhio, colpito da un proiettile di gomma al volto.
Non più Erdogan quindi,  ma solo Kemal, Kemal, Kemal!

Il mondo al tempo dell’austerity.
Il Rapporto sui diritti globali compie undici anni. E ci parla di undici anni di passi indietro, di arretramenti, di riduzione della ricchezza, di indebolimento della democrazia, di demolizione del sistema di welfare. L’austerità sta aggravando decisamente la crisi e sono ormai in molti a chiedere a gran voce che si intraprenda la strada della ripresa, degli investimenti e della spesa sociale.

Pare che chi non ha scelto l’austerity stia meglio (l’appena defunto Catalano o la new entry , Papa Francesco?).
Ha invece avuto modo di spiegare Paul Krugman, “il programma dell’austerity rispecchia da vicino la posizione dei ceti abbienti, ammantata di rigore accademico. Ciò che il più ricco un per cento della popolazione desidera diventa ciò che la scienza economica ci dice che dobbiamo fare”.
Secondo l’ILO (l’Organizzazione mondiale del lavoro), chi invece ha seguito strade opposte all’austerity ha finora ottenuto risultati assai più positivi. Gli USA hanno finanziato politiche per la crescita, riducendo la disoccupazione e arrivando, nel primo trimestre 2013, a un +2,5% del PIL. Paesi come l’Uruguay, il Brasile, l’Indonesia hanno consolidato e ampliato l’occupazione e la qualità del lavoro grazie a politiche di sviluppo. In Europa, invece, oltre alla disoccupazione, cresce la precarietà, quella che sino a poco tempo fa si era usi edulcorare chiamandola flessibilità.

E cosa accade in Italia?  Indovinate un po’?
Gli ultimi dati dell’ISTAT documentano un Paese ferito in profondità, con consumi calanti e famiglie impossibilitate a far fronte ai costi di cure ed esami diagnostici, a pagare le bollette, a riscaldare l’abitazione, con povertà e rischio di esclusione che riguardano un quarto della popolazione; percentuali che si raddoppiano per la scandalosa povertà minorile, ai livelli più alti d’Europa. Tra il 2012 e i primi tre mesi del 2013 sarebbero 121 le persone che si sono tolte la vita per cause direttamente legate al deterioramento delle condizioni economiche personali o aziendali: il 40% in più rispetto al corrispondente trimestre dell’anno scorso. La distanza tra ultimi e nuovi penultimi, già breve, si è ulteriormente accorciata. Basti pensare che su un totale di 16,7 milioni di pensionati italiani, il 13,3% riceve meno di 500 euro al mese; il 30,8% tra i 500 e i 1.000 euro, il 23,1% tra i 1.000 e i 1.500 euro e il restante 32,8% percepisce un importo superiore ai 1.500 euro. In sostanza, quasi otto milioni percepiscono meno di 1.000 euro mensili, oltre due milioni meno di 500 euro. La diseguaglianza è il prodotto e assieme la fotografia dell’iniquità sociale.  

“Mantenere inalterata la distanza che garantisce le diseguaglianze per assicurare l’integrità dell’iniquità sociale! “ Tuona confuso un passeggero del Vagone Letta destatosi  all’improvviso.
“Fai silenzio che vogliamo dormire!” Lo ammonisce un altro.  
“Eccellente sintesi programmatica, ma attenzione a non ripeterla una volta arrivato in stazione” Replica un collega di scompartimento e di schieramento.
Mentre un altro ne approfitta  e, per fare uno scherzo, tira il freno d’emergenza.
Tanto non funziona…

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