La Fillea Cgil per consumo suolo zero

ROMA – La Fillea Cgil e l’Osservatorio Nazionale Territorio e Aree Urbane (OTAU), organizzano per il 22 marzo p.v. un convegno nazionale dal titolo “La Fillea per Consumo di Suolo Zero”.

Le valutazioni politiche da noi fatte dall’ultimo congresso a oggi hanno rafforzato la nostra convinzione che la crisi strutturale che investe da anni l’Italia è figlia anche di quelle scelte che, sovente, hanno favorito i palazzinari, i cementificatori, l’illegalità e le mafie.
Proprio in base a questa riflessione la Fillea sta tentando di dare una lettura della crisi strutturale non solo di natura “economica” o “fiscale”, ma anche analizzando le cause più profonde di uno sviluppo distorto della filiera delle costruzioni che, come costantemente denunciato da più parti, ha cambiato il volto del “BEL PAESE”.
L’Italia, negli ultimi cinquant’anni è stata fortemente e diffusamente cementificata, e questa abbuffata speculativa-criminale-mafiosa  è stata spesso scambiata per sviluppo economico, per soddisfacimento del desiderio di avere una casa di proprietà , per sostegno alle casse degli enti locali, etc…
Le brutture e le ferite provocate sono sotto gli occhi di tutti. Nel pieno di una profonda e dirompente crisi strutturale dell’Italia, sono ancora in tanti che fanno finta di non vedere e di non sapere che in Italia vi sono più case (abitate e non ) che famiglie, vi sono più fiumi cementificati che nel resto di tutta l’Europa, vi è un eccesso di rotonde, di capannoni industriali e di posti barca realizzati in luoghi non vocati, etc…
Gli elementi che unificano queste brutte attività dell’uomo sono l’uso sproporzionato del cemento, l’abuso del territorio, l’azione delle istituzioni che hanno autorizzato gli scempi ambientali, avendo come riferimento o lo scambio elettorale, o lo scambio criminale-mafioso, o entrambi.
Non è il classico fare “di tutta l’erba un fascio”. Oggi siamo in grado di  dire che poteva andare anche diversamente e, cosa più importante, siamo in grado di dire che deve andare diversamente.
Non può più continuare ad esistere l’attuale modello di sviluppo che ha portato alla cannibalizzazione del nostro territorio e del “BEL PAESE”.
Dalla crisi si può uscire se, con grande chiarezza, si imbocca una strada diversa e opposta da quella che è stata tracciata e praticata almeno negli ultimi quarant’anni. Il cambio di tendenza si realizza passando dal cementificare al ricostruire, dalle aree impermeabilizzate a quelle verdi, dalla produzione di CO2 al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale, dal lavoro dequalificato e sfruttato al lavoro professionalizzato e legale.
Per questi motivi, per dare un futuro qualificato, qualificante e gratificante a centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori che in questa filiera devono trovare la loro posizione di lavoro e di vita, la Fillea e l’OTAU ritengono che il Governo Italiano si debba dotare di una legge che, coerentemente con gli orientamenti delle istituzioni europee e con le scelte legislative fatte da altri Stati europei, ponga l’obiettivo ZERO per il consumo di suolo nel nostro paese.
Coerentemente con ciò vanno predisposte una serie di misure ed interventi che facciano raggiungere questo obiettivo.
Nel  corso della Conferenza saranno approfondite le proposte della Fillea approntate nel corso di un seminario tenutosi a Roma il 16 e 17 febbraio u.s.. Esse sono rielaborazioni e/o acquisizioni di proposte che ormai da anni diversi esponenti della cultura e delle istituzioni hanno avanzato. In quest’occasione saranno oggetto di confronto con amministratori pubblici, ricercatori, docenti universitari, strutture e delegati sindacali.
In particolare le proposte della Fillea hanno come punto di riferimento quanto in Europa si è già attuato sia sul fronte della Commissione Europea, sia su quello delle leggi già approvate da diversi Stati europei.
Pertanto, l’adozione di una efficace strategia di limitazione del consumo di suolo presuppone alcune azioni e prese d’atto imprescindibili, sia a livello comunitario che nazionale, quali:
la conclusione dell’iter legislativo della Direttiva europea 2006/0086 del 22.09.2006 , che istituisce un quadro per la protezione del suolo e modifica la direttiva 2004/35/CE e pronto recepimento nazionale della suddetta Direttiva, al fine di adottare obiettivi vincolanti, validi per tutti i livelli amministrativi, sul modello della strategia europea di riduzione delle emissioni climalteranti. Un primo passo potrebbe essere rappresentato da una riduzione del 50% del consumo di suolo entro il 2020.
la definizione di una norma nazionale che dia applicazione agli articoli 9 e 117 della Costituzione che permetta, attraverso il rispetto delle prerogative istituzionali, di fermare le continue violenze che vengono perpetrate sul territorio.
Il tema del consumo di suolo è quanto mai complesso, e l’adozione di una strategia tesa alla sua riduzione, oltre a definire obiettivi e misure, deve affrontare il problema cambiando il sistema dei finanziamenti e delle convenienze economiche che rendono, attualmente, più conveniente lo sfruttamento del suolo naturale rispetto alla trasformazione di quello già antropizzato.
Questo argomento va esaminato nell’ambito di una legge nazionale di Governo del Territorio, i cui principali obiettivi siano la tutela delle risorse naturali e dei beni culturali, storici ed archeologici, la sostenibilità dello sviluppo territoriale, la garanzia dei diritti minimi collettivi (mobilità, servizi, abitazione).
Entro questo quadro normativo riteniamo che il Governo e il Parlamento debbano assumere decisioni per:

l’istituzione di un “indice di consumo del suolo”.  Con la sua definizione si portano a misurazione unitaria tutte le attività umane che ne determinano una riduzione di disponibilità quantitativa. Il valore dell’indice dovrà ovviamente variare in ragione della posizione orografica e dell’altimetria del territorio interessato.

l’istituzione di una “Agenzia nazionale per la riduzione del
consumo di suolo” (di seguito chiamata Agenzia). Essa ha il compito di:
a) applicare le decisioni assunte dal Governo in ordine alla
definizione delle quote nazionali per il raggiungimento
dell’obiettivo fissato;
b) tenere il “registro sul suolo italiano”;
c) definire i parametri per la produzione delle quote
regionali e assegnarle alle regioni per il raggiungimento dell’obiettivo nazionale;
d) controllare ed eventualmente intervenire nella
successiva assegnazione ai successivi enti locali delle rispettive quote;
e) decidere sulle compensazioni tra gli enti locali (regioni,
provincie e comuni) e su quelle relative alla attuazione delle infrastrutture e delle opere pubbliche di competenza nazionale.

All’Agenzia andranno le somme derivanti:
dalle imposte (da definirsi successivamente) da applicarsi sui suoli non ancora urbanizzati , ma previsti come edificabili dai piani vigenti quando queste previsioni di edificabilità verranno attuate
dalle imposte (da definirsi successivamente) da applicarsi agli Enti pubblici che nei loro strumenti regolatori per la gestione dei suoli non impermeabilizzati, comunque decidono di non revisionare quanto in precedenza deliberato con atti formali in ordine alle quote assegnate dall’Agenzia;
dalle imposte (da definirsi successivamente) da applicarsi alle strutture pubbliche nazionali che decidono di non revisionare quanto in precedenza deliberato con atti formali in ordine alle quote assegnate per la realizzazione delle opere presenti nel loro portafoglio;

Le imposte di cui sopra saranno finalizzate al funzionamento dell’Agenzia in misura non inferiore all’80%, e alla riqualificazione dello spazio già urbanizzato e alla riqualificazione degli spazi aperti.

3)  l‘inserimento delle politiche di contenimento del consumo di suolo nelle procedure valutative integrando le normative relative alla Valutazione Ambientale Strategica.
4) la ri-finalizzazione della fiscalità urbanistica. Ricondurre gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria ed il contributo sul costo di costruzione alle finalità originarie, di contribuire al miglioramento e all’adeguamento della “città pubblica” da parte di ogni intervento di trasformazione urbanistica ed edilizia. In particolare, gli oneri di urbanizzazione vanno definiti considerando i costi effettivi delle opere di urbanizzazione e devono essere quantificati in modo da garantire anche una contribuzione, pro quota, alla copertura dei costi delle infrastrutture, delle dotazioni ambientali e dei servizi di scala urbana. Il contributo di costruzione deve essere calcolato in modo da finanziare i costi inerenti a maggiori dotazioni territoriali richieste rispetto alle ordinarie opere di urbanizzazione e/o a fini di sostegno a politiche urbane promosse con finalità sociali od ambientali. Per la misura dell’80% essi dovranno essere vincolati nella realizzazione delle opere relative ai nuovi insediamenti e per il rimanente 20% nelle aree urbanizzate esistenti.

    Gli Enti Locali riteniamo debbano assumere impegni per:

la previsione negli strumenti urbanistici di governo del territorio per l’applicazione delle quote loro assegnate;
le compensazioni ambientali;
la previsione di riutilizzo di tutti gli spazi impermeabilizzati dentro e fuori gli spazi urbani;
l’acquisizione al patrimonio pubblico degli spazi liberi o impermeabilizzati confiscati a vario titolo dallo Stato per il ripristino del verde o per infrastrutture pubbliche;
la destinazione, non inferiore al 40%, di quote di volumetria destinate ad aree da edificare da destinare ad edilizia economica e popolare;
l’esenzione dagli oneri di urbanizzazione e di costruzione e da ogni altro carico fiscale per i trasferimenti volumetrici da aree sensibili ad aree già impermeabilizzate;
le compensazioni tra Enti locali per un assetto coerente dei territori ricadenti tra enti confinanti;
Entro questo quadro normativo assumono particolare significato i sistemi di incentivazione/disincentivazione e di finanziamento.
Questi sono alcuni ambiti che si possono assumere per concretizzare una politica di riduzione del suolo e di rilancio delle aree già impermeabilizzate in grado di dare un contributo sostanziale all’ammodernamento del paese.
Pertanto, pur ritenendo il disegno di legge varato dal Governo Monti un buon inizio della discussione, il tema va oltre la tutela dei terreni agricoli e investe il nostro paese nella sua interezza.
Siamo certi che con questa Conferenza nazionale la Fillea Cgil, assieme ad altri soggetti istituzionali e sociali, sarà in grado di dare un contributo alla predisposizione di norme che permettono di sottrarre il paese dalle mani di quanti vogliono continuare a cannibalizzarlo a favore di quanti vogliono continuare a farlo vivere come il “BEL PAESE”.

Condividi sui social

Articoli correlati