Bilancio di fine anno? Facciamolo in modalità coaching

Oggi è il primo giorno del tempo che ci resta, un giorno buono per incominciare! (Mani Libere, Jovanotti)


ROMA – La fine di un anno è il momento in cui, per molti, nasce spontanea l’esigenza di riflettere e tirare le somme. Personalmente sono contraria ai bilanci di fine anno, che portano ad una conclusione del tipo “è andata bene, oppure è andata male”.

A me piace invece, in questi giorni, sistemare le cose e, riordinando carte e casa, mi viene  automatico rielaborare tante situazioni vissute nell’arco dell’anno. Ripulire i cassetti di carte ormai non più utili o la casa di oggetti senza un senso, è un po’ come liberare la mente di ricordi meno utili e cestinare quelli che occupano lo spazio della mia mente senza portarvi alcun beneficio.

 Si fa spazio per cose nuove da mettere nei cassetti, sugli scaffali e nella mente.

 Il cestino della mia mente è il passato remoto, in esso butto cose che ormai sono andate, tra queste quelle che magari mi hanno generato problemi ed esperienze meno piacevoli, ma non butto tutto intero, in effetti riciclo quello che posso e nel cassetto del  passato prossimo ripongo gli insegnamenti, che possono tornare utili nel mio presente. Insomma, il passaggio all’anno nuovo, mi porta a selezionare cosa ci sia di vecchio che ormai non serve più, cosa mi può esser utile trattenere e quindi mantenere, utile per il futuro.  Ecco questo è il mio “bilancio”.

Ma non siamo tutti uguali! Quali riflessioni fare per coloro a cui piace fare il bilancio di fine anno e tirare le somme? 

Fare il punto della situazione per scoprire cosa è stato raggiunto, quali obiettivi, prefissati l’anno prima, sono stati realizzati e quali no, può tuttavia essere utile.  Non sempre, però, quello che ne viene fuori porta una bella sorpresa. Quando il bilancio non è del tutto positivo rischiamo di portarci dietro sconforto e malinconia, si riparte con l’anno nuovo senza l’energia che merita.

Una piccola riflessione, il limite temporale che segna il passaggio da un anno ad un altro, non è una barriera alla nostra realizzazione. Se il nostro piano ha subito dei rallentamenti e il 2015 non ha visto realizzati i nostri sogni, cosa ci impedisce di spostare la data di realizzazione più avanti? 

Inoltre, come stiamo valutando questo bilancio?

Nella mia esperienza professionale precedente, mi sono occupata di vendite nell’ambito IT per molti anni, rimanevo sempre colpita da come i manager leggevano i risultati di fine anno. Potevano anche presentare i risultati meno soddisfacenti di quelli attesi, ma la lettura e l’interpretazione lasciava sempre spazio ad una valutazione dei dati meno negativa, di quella che poteva sembrare a prima vista. Anzi,  in alcuni casi, i dati in rosso venivano rappresentati , con una chiave di lettura che osservava un miglioramento di altri dati più importanti: abbiamo avuto una perdita delle vendite di questo settore, ma l’attenzione al margine, ci ha fatto comunque arrivare a quanto attendevamo sviluppando maggiormente un altro settore. Abbiamo perso questo Cliente, ma abbiamo aperto nuovi mercati!

Questo cosa vuol dire? Per me aver imparato che, se dobbiamo fare un bilancio, lo dobbiamo fare avendo chiaro il quadro di insieme di tutto ciò ha avuto impatto nella nostra vita durante l’anno, non trascurando nessun aspetto.

Se la nostra vita è andata meno bene in un ambito, magari è perché abbiamo dedicato più spazio ad un altro. Se non abbiamo realizzato un obiettivo, magari è perché abbiamo fatto qualcosa di diverso, oppure abbiamo messo le basi per chiuderlo durante il prossimo anno, oppure il nostro progetto ha subito un rallentamento per degli eventi non programmati, che hanno richiesto energia maggiore per gestirli.

Insomma mai fare un bilancio basandosi su un aspetto non andato cosi bene, senza inquadrarlo in un contesto più ampio, nel nostro quadro di insieme. Se ci si sofferma troppo solo su un aspetto quello diventerà predominante. Ma ci sta, in alcuni momenti dar troppo peso ad un aspetto, che ha penalizzato questo bilancio, può davvero rubare la nostra attenzione. Se ci fermiamo a dire questa cosa è andata male, quindi il bilancio è negativo, è davvero frustrante, la nostra autostima si abbasserà e il  nostro nuovo anno partirà in salita.

Io, personalmente, se alla fine dell’anno vecchio butto cose obsolete,  rimando all’anno nuovo il fare un’analisi, lontana da un vero e proprio bilancio, ponendomi delle domande utili a comprendere cosa ho imparato nell’anno passato e che mi sarà utile per il mio futuro. 

Rispetto agli eventi meno belli:

Cosa ha funzionato meno? Cosa avrei potuto fare meglio? Cosa è mancato?  Cosa mi ha impedito di raggiungere il mio obiettivo? Cosa ho fatto in alternativa? Come è cambiato il mio obiettivo?  Quale è la lezione profonda di Vita che ho appreso quest’anno? Come mi ha fatto crescere?  Come usare tutto ciò qui ora nel mio nuovo anno? La cosa che volevo non si è realizzata, è stato davvero un male o è un bene?

Rispetto agli eventi più belli:

Quali sono stati i momenti migliori  dell’ultimo anno?  Cosa ho davvero imparato che prima non sapevo? Quali viaggi ho fatto? Quali amici hanno condiviso con me gioie e dolori? Chi è qui con me oggi? Cosa ho pensato di nuovo? Quali idee nuove, che sono nate durante l’anno, ho portato avanti?
Da questi aspetti prendo forza per costruire il mio nuovo anno:
Che cosa desideri per il prossimo anno? Quali opportunità mi si presentano? Come le valuterò? Cosa farò di nuovo? Cosa continuerò a fare dei miei progetti consolidati? Quali capacità nuove voglio sviluppare? Cosa devo migliorare? Quali risorse ho già?

In conclusione impariamo a leggere in modo più fiducioso le nostre esperienze, ad interpretare le nostre azioni ed eventi in modo utile, essere più clementi con noi stessi, diamo il giusto valore e peso a cose belle e cose meno; in una sola parola maggiore leggerezza.

Diamo spazio a sogni nuovi e vecchi (se ancora attuali). Prendiamoci il tempo per entusiasmarci. Attiriamo verso di noi la nostra “fortuna”. E’ pensare positivo? Si anche, ma io non intendo questo. Per me pensare positivo è nel vecchio detto “aiutati, che Dio ti aiuta” che ho sempre letto in questo modo: iniziamo a fare e a mettere le energie sane nelle nostre idee e azioni, che poi le cose arrivano da se.

Ecco, il mio migliore augurio per un 2016 ricco e gioioso, ve lo voglio dare tramite una citazione a cui sono molto legata di San Francesco di Assisi:  Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E,  all’improvviso, vi sorprenderete a fare l’impossibile!

Insomma come dice la vignetta,  vi auguro di iniziare a costruire oggi i vostri ricordi migliori per il futuro! 

Ringraziando tutti quanti hanno contribuito, in ogni modo, al mio 2015 auguro a tutti un Buon 2016!

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