Due tasche, due monete e un mare davanti

Tante volte mi chiedo da dove nasce quella maledetta cattiveria delle persone, che si sentono veramente importanti guardando la sofferenza degli altri.

Ma non quella sofferenza imponente che anche i più impostori fedeli di pace, non possono fare a meno di guardare dalla finestra, quella con una parola mielosa piena di indifferenza. No, non quella. Io parlo della sofferenza che nasce da una battuta, da una parola, da un ammiccamento. Quando ti senti sulla bocca di tutti, senza averne mai sentito il suono della voce. Quella lurida sensazione di trovarti, senza che tu lo sappia, nei pensieri più perversi della gente e ritrovartene protagonista. E da parola a giudizio, il passo è breve, troppo breve. Il giudizio che accompagna le persone quando non si riconoscono nel loro diverso e continuano a stazionare su binari stagnanti di locomotive polverose. Queste persone che fanno una vita qualsiasi e che incontri su ogni marciapiede: vivono nella tua vita e forse, la vorrebbero vivere. Privi di coraggio e di entusiasmo, nati già vissuti e morti neonati. Ma per quanto noi possiamo saperlo e conoscerli, queste persone agiscono, continuano, fino a farti conoscere la crudeltà del piangere di nascosto e asciugarti gli occhi nel fondo di uno specchio che guarda solo dietro di te. Essere diversi è sempre stato difficile. Essere sè stessi è una scelta che una volta fatta, non puoi rinnegare o farne compromesso. Ti precede e ti aspetta.

Può essere la svolta della tua vita, portarti agli eccessi, o farti cadere nelle zone più inaspettate. E quando ci sei, eccoli i malfattori sbucare come folletti nelle tue ore più bianche, con un cappello troppo piccolo per coprirne le grasse risate perse durante la loro triste vita. Adesso ne sono imperatori di quel regno dove trovano posto anche i cortigiani e i farisei. E per questo non esiste età. Il branco agisce, ti segue finchè non ne avrà ragione e, quando reclinerai il capo non opponendo più resistenza, ti attraverseranno come un campo di fiori recisi e buttati oltre il recinto. Il tuo sentire diventa così amplificato, che un semplice respiro ti sembra un urugano senza una capanna dove ripararti, e incomincia a farti male. Un dolore che parte dalla pancia e sale fino alla tua bocca, riempiendola di tagli e di sentenze inappellabili. Rabbia che si riversa sulle tue cose più preziose, costruite da momenti che tu credevi importanti e improvvisamente esistono solo per ricordare il tuo fallimento. Il dolore non esiste. Esiste solo da chi ne ha così tanto dentro da farne modello di virtù. E allora ti trovi con le mani in tasca: in una hai due monete da scommettere su tè stesso e nell’altra un fazzoletto dove rimettere il tuo profumo. Sai dove porteranno entrambe, ma la forza non è pari. Li senti che tifano per la soluzione più facile; li vedi ai bordi della tua vita che ti lanciano sassi per farti cadere, li vedi in faccia e non si nascondono. La loro mano accusatoria ti fa inginocchiare , ti fa leccare la disperazione per sentirti accarezzato, ti deforma in quello che non immaginavi poter diventare. Le anime belle , quelle che nascono forse per caso e rimangono imbrigliate nelle vele strappate da un vento troppo freddo talvolta aprono il loro fazzoletto e lì ripongono la loro anima sentendo i passi sempre più pesanti di una storia rattoppata dal dolore.
Le anime belle, quelle che nascono forse per caso e non rimangono imbrigliate nelle foglie incastrate da un vento di scirocco, lottano nei loro corpi imbavagliati dalla polvere delle città e se riescono a prendere la rincorsa, alzano lo sguardo verso il mare, oltrepassando la barriera. Con bracciate lunghe e profonde, come a cercare la loro memoria, scolpita nelle onde frastagliate risvegliando lo stupore degli occhi di un bambino.La vita va avanti sempre allo stesso modo e conosciamo la sua storia :l’importante è sapere di avere due tasche ,due monete e un mare davanti.

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