Anti terrorismo. Negare i diritti con pretesto di difenderli

Il rapporto di Amnesty International

Nuove leggi a carattere indiscriminato stanno trascinando l’Europa verso un profondo e pericoloso stato di permanente emergenza sicuritaria. Lo ha denunciato oggi Amnesty International, attraverso la pubblicazione di una dettagliata analisi rispetto ai diritti umani delle misure anti-terrorismo adottate da 14 stati dell’Unione europea: Austria, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Slovacchia, Spagna e Ungheria.

Il rapporto, intitolato “Pericolosamente sproporzionato: uno stato di sicurezza nazionale sempre più in via di espansione in Europa” e pubblicato alla vigilia dell’adozione della direttiva dell’Unione europea sul contrasto al terrorismo, denuncia che tutta una serie di leggi ed emendamenti approvati alla velocità della luce sta minacciando le libertà fondamentali e smantellando quella protezione dei diritti umani raggiunta con tanta fatica. 

“All’indomani di una scia di orrendi attacchi, da Parigi a Berlino, i governi hanno frettolosamente adottato leggi sproporzionate e discriminatorie”, ha dichiarato John Dalhuisen, direttore per l’Europa di Amnesty International.

“Considerate singolarmente, queste misure anti-terrorismo sono già sufficientemente pericolose. Ma esaminate tutte insieme, compongono un quadro preoccupante in cui poteri incontrastati stanno compromettendo libertà che da lungo tempo erano date per garantite”, ha proseguito Dalhuisen.

Il rapporto, basato su oltre due anni di ricerche in 14 stati membri dell’Unione europea e sull’analisi di iniziative a livello europeo e internazionale, rivela fino a che punto leggi e politiche adottate per contrastare la minaccia terroristica abbiano soverchiato la protezione dei diritti umani.

In diversi paesi sono state proposte o adottate misure anti-terrorismo che erodono lo stato di diritto, rafforzano il potere esecutivo, indeboliscono la supervisione giudiziaria, limitano la libertà d’espressione ed espongono potenzialmente chiunque a forme di sorveglianza governativa senza controllo. Il loro impatto sugli stranieri e sulle minoranze etniche e religiose è particolarmente forte.

La nuova normalità: leggi d’emergenza e misure di tipo emergenziale

Le modifiche costituzionali o le nuove leggi adottate renderanno più facile, in alcuni paesi, dichiarare formalmente lo stato d’emergenza o garantire poteri speciali ai servizi di sicurezza e d’intelligence, spesso con scarsa o nulla supervisione giudiziaria. 

Ad esempio, la nuova legislazione entrata in vigore in Ungheria fornisce ampi poteri al governo, nel caso in cui sia dichiarato lo stato d’emergenza, di vietare le manifestazioni, ridurre notevolmente la libertà di movimento e congelare conti bancari. Disposizioni scritte in modo vago consentiranno di sospendere le leggi ordinarie, adottarne rapidamente altre e impiegare l’esercito dotato di armi da fuoco per sedare i disordini.

In Francia lo stato d’emergenza è stato rinnovato cinque volte, standardizzando una serie di misure invadenti, tra cui il potere di vietare le manifestazioni e quello di condurre perquisizioni senza mandato giudiziario.

Misure d’emergenza temporanee, come le ordinanze amministrative per controllare i movimenti delle persone in Francia e nel Regno Unito, sono sempre più incorporate nella legislazione ordinaria.

La nuova legge anti-terrorismo della Polonia ha reso permanenti poteri amplissimi, che tra l’altro prendono di mira in maniera discriminatoria i cittadini stranieri.

Alcuni stati hanno applicato abusivamente le leggi anti-terrorismo per prendere di mira difensori dei diritti umani e attivisti politici. L’uso, nel 2015, delle leggi di emergenza da parte della polizia francese per porre agli arresti domiciliari alcuni ambientalisti alla vigilia della Conferenza di Parigi sul clima, ne è un evidente esempio.

Stati di sorveglianza

Molti paesi europei possono essere ormai qualificati come “stati di sorveglianza”, a seguito dell’approvazione di leggi che consentono una sorveglianza indiscriminata e di massa da parte dei servizi di sicurezza e d’intelligence.

Poteri del genere, che rendono possibile le intercettazioni di massa e l’accesso ai dati di milioni di persone, sono stati introdotti o ampliati, tra gli altri, in Austria, Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito e Ungheria.

Sono state massicciamente ampliate anche le misure incontrollate di sorveglianza mirata. La legge anti-terrorismo adottata dalla Polonia nel 2016 autorizza la sorveglianza segreta e senza supervisione giudiziaria per tre mesi di cittadini stranieri attraverso le intercettazioni telefoniche, il controllo delle comunicazioni elettroniche e delle reti e degli strumenti di telecomunicazione.

David Miranda, un cittadino brasiliano che collaborava all’inchiesta giornalistica sulle rivelazioni di Edward Snowden in materia di sorveglianza di massa, è stato fermato nel 2013 mentre era in transito in territorio britannico sulla base dei poteri anti-terrorismo; è stato tenuto agli arresti, perquisito e interrogato per nove ore per il sospetto di essere coinvolto in atti di “spionaggio” e di “terrorismo” e gli sono stati sequestrati il telefono cellulare, il computer, un hard drive esterno e altro materiale.

Gli “psicoreati”

In un’attualizzazione degli “psicoreati” descritti in “1984” di George Orwell, è possibile incriminare persone per azioni che hanno relazioni estremamente tenui con effettivi comportamenti criminali. Poiché le misure anti-terrorismo insistono sempre di più sul concetto di prevenzione, i governi destinano risorse alle attività “pre-criminali” e si basano sempre di più su ordinanze amministrative di controllo per limitare la libertà di movimento e altri diritti.

In tal modo, molte persone vengono poste sotto coprifuoco, sono colpite da divieti di viaggio o sorvegliate elettronicamente senza mai essere state incriminate o condannate per alcun reato. In molti casi gli indizi nei loro confronti sono tenuti segreti e le persone accusate di condotta “pre-criminale” non sono in grado di difendersi in modo adeguato.

Obiettivo: rifugiati e minoranze 

Migranti e rifugiati, difensori dei diritti umani, attivisti e minoranze risultano particolarmente presi di mira dalle nuove leggi. Profilazioni spesso basate su stereotipi producono gravi abusi di legislazioni che già definiscono cosa è terrorismo in modo assai generico.

Molti stati membri dell’Unione europea stano cercando di mettere in relazione la crisi dei rifugiati e la minaccia del terrorismo. Nel novembre 2016 un tribunale ungherese ha condannato Ahmed H., un cittadino siriano residente a Cipro, a 10 anni di carcere per aver commesso “atti di terrore”, che sarebbero consistiti nell’aver lanciato pietre e parlato a una folla con un megafono durante scontri con la polizia di frontiera. Ahmed H. era in viaggio coi suoi anziani genitori lungo la rotta balcanica, in fuga dalla Siria. Egli ha ammesso di aver lanciato pietre ma le immagini mostrano che ha anche cercato di calmare la folla.

“La nostra vita è sconvolta. Sto cercando di fare sia da madre che da padre alle nostre figlie, ma è molto difficile. Ahmed ci manca e abbiamo paura per lui”, ha detto ad Amnesty International sua moglie Nadia.

Un effetto raggelante

La paura di essere considerati una minaccia alla sicurezza nazionale o “estremisti” ha sortito un effetto raggelante, restringendo lo spazio per la libertà d’espressione. In Spagna, due burattinai sono stati arrestati e accusati di “glorificazione del terrorismo” dopo uno spettacolo satirico in cui una marionetta mostrava uno striscione che è stato considerato una forma di sostegno a un gruppo armato. 

In Francia, l’analogo reato di “apologia del terrorismo” è stato usato per incriminare centinaia di persone, minorenni compresi, per “reati” tra i quali aver postato commenti su Facebook che non incitavano alla violenza. Nel 2015 i tribunali hanno emesso 385 condanne per “apologia del terrorismo”, un terzo delle quali nei confronti di minorenni. La definizione di cosa costituisca “apologia” è estremamente ampia.

In Spagna, un noto musicista è stato arrestato per una serie di tweet tra cui una battuta su un regalo di compleanno all’ex re Juan Carlos sotto forma di torta esplosiva.

Le misure discriminatorie hanno avuto un impatto sproporzionato e profondamente negativo sulle persone di religione islamica, sui cittadini stranieri o su persone percepite come musulmane o straniere. Nel contesto sicuritario nazionale, misure del genere sono sempre di più considerate “accettabili”.

“La minaccia del terrorismo è estremamente concreta e dev’essere affrontata con risolutezza. Ma il compito dei governi dovrebbe essere quello di far in modo che i cittadini possano esercitare i loro diritti in sicurezza, anziché di restringere i diritti delle persone in nome della sicurezza”, ha sottolineato Dalhuisen.

“I governi degli stati membri dell’Unione europea stanno usando le misure anti-terrorismo per consolidare poteri draconiani, prendere di mira determinati gruppi in maniera discriminatoria e togliere diritti col pretesto di difenderli. Rischiamo di creare società in cui la libertà sarà l’eccezione e la paura sarà la regola”, ha concluso Dalhuisen.

Condividi sui social

Articoli correlati