Caro Monti le scrivo. “Per lei una legilatura affascinante, per me un inferno”. LA LETTERA

La lettera di questo lettore dimostra quanto sia ancora distante il rapporto tra cittadini e politica, tra italiani e istituzioni, tra intenzioni e reali bisogni del Paese.

LA LETTERA

Ieri Mario Monti ha consegnato le sue dimissioni in mano del Capo dello Stato. Si è perfino lasciato coinvolgere con una battuta sui Maya, facendo intendere che tutto è cambiato positivamente sotto la sua guida. I numeri e le percentuali sono migliorati, l’Europa ci apprezza e così via. Dirle grazie sarebbe poco professor Monti, perchè l’unica pecca è che ha dimenticato la cosa più importante, cioè cosa sta succedendo tra la gente comune, quella che rappresenta la maggioranza in questo Paese.
La mia non vuole essere una lettera di sfogo, ma vorrei farle presente che la mia condizione è un po’ più diversa della sua breve legislatura durata appena 13 mesi, che lei definisce affascinante, tanto da rendere più affidabile e attraente l’Italia.
Per me caro Presidente quei 13 mesi, e non solo quelli,  sono e continuano ad  essere un vero inferno. Io sono finito in Cassa integrazione e mia moglie ha perso il lavoro. Le garantisco che con tre figli a carico, il mutuo, le bollette, la benzina, l’Imu, la spesa e le notti insonne chiedendosi il perchè, non è affatto facile tirare avanti. Ma lei questo lo dovrebbe sapere perchè è un economista importante, quindi un uomo dalle larghe vedute. Vero?
Dovrebbe venire con me a chiedere un posto di lavoro alla veneranda età di 48 e sentirsi rispondere sei troppo vecchio, non ci servi, hai fatto già il tuo tempo.
Lavoro, tra l’altro, che mi avrebbero dato rigorosamente in nero perchè altrimenti perdi quei miseri 700 euro che la collettività è costretta a pagare. Oppure dovrebbe presentarsi con me a suonare alle porte dagli amici e dai parenti con lo sguardo basso dalla vergogna,  chiedendo se hanno dei soldi da prestarti per fare un minimo di spesa alimentare, spiegando loro che sei finito in un tunnel nero dove non vedi più luce.
Una situazione che ti fa perdere non solo la dignità, ma ti fa sentire morto dentro e fuori. Avevo addirittura pensato di fare come altri hanno fatto, versarmi una tanica di benzina e darmi fuoco.  Ci ho pensato a lungo nei peggiori momenti di disperazione. E se  questo avesse potuto aiutare la mia famiglia e le altre persone che versano nella mia stessa condizione, lo avrei fatto. Me neppure i suicidi della crisi, come gli hanno chiamati, sono serviti a migliorare qualcosa. Inorridisco di fronte al fatto che lei voglia tornare in politica, scendere in campo nuovamente. La sua equità, quella che aveva tanto promesso,  è pari alla cecità che lei ha avuto in questi mesi. Non si è neppure accorto che la gente che prima campava dignitosamente è piombata sul lastrico. Eppure ogni giorno qualche ente sfornava dati a testimoniare la condizione italiana. Certo la colpa non è mica sua. Come poteva lei saperlo? Nella Legge di stabilità si parla ancora di finanziamenti alla Torino Lione. Nuove macchine da guerra milionarie  sono pronte a fare il loro ingresso e quella famosa patrimoniale di cui tanto si parlava  non l’ho mai sentita nominare nè da lei e neppure dai i suoi fidati ministri.
Peccato avete perso anche voi un’occasione. I Maya per quelli come me non sono ancora arrivati.

Un cittadino di questa Italia

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