Alitalia e il significato della cravatta nera in aeronautica. Lettera firmata

ROMA – A decorrere dal prossimo 15 di giugno il personale navigante e di terra della rinnovata Alitalia indosserà cravatte fantasia al posto della tradizionale cravatta nera.

Mi è molto chiaro che altri sono i problemi di cui possiamo saziarci in questo nostro disgraziato Paese ma, ad evidente insaputa del nuovo management, il nero della cravatta, per tutta la gente dell’aria italiana, militare e civile, dal 1961/62, non è un capriccio da stilisti, ma un omaggio alla memoria dei caduti di Kindu, fino a ieri gelosamente conservato, protetto e rispettato.
Mi domando se dietro a questo episodio un po’ mortificante ci sia solo vuoto culturale o vi sia, almeno, la consolazione di una consapevolezza provocatoria, preferibile, per assurdo, all’inquietante sospetto che l’ incompetenza emanata da questa scelta superficiale su elementi secondari solo per “parvenue” & dilettanti, possa in qualche modo riverberare anche su questioni più sostanziali, come l’affidabilità e la sicurezza. 
Restituirci la “nostra” cravatta, offenderà l’orgoglio di uno stilista (omissis) ma sarà sicuramente un grande segno di ritrovata serietà e rispetto per qualche milione di Italiani. Clienti compresi.

Gabriele Lalatta Costerbosa
 
Eccidio di Kindu
 

L’eccidio di Kindu (o massacro di Kindu) avvenne l’11 o il 12 novembre 1961 a Kindu, nell’ex Congo Belga , dove furono trucidati tredici aviatori italiani, facenti parte del contingente dell’Operazione delle Nazioni Unite in Congo inviato a ristabilire l’ordine nel paese sconvolto dalla guerra civile.

I tredici militari italiani formavano gli equipaggi di due C-119, bimotori da trasporto della 46 Aerobrigata di stanza a Pisa. (da Wikipedia) 

 
 
 

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