Arizona, lo stato fascista dell’America. Un attentato frutto delle politiche discriminatorie

ROMA – Se qualcuno pensa ancora al viaggio dei migranti come al “sogno americano”, dovrebbe evitare accuratamente il 48° stato degli Stati Uniti: l’Arizona.

Sì, perchè in questo pezzo di terra dalla forte connotazione razzista essere diverso o addirittura difendere certi diritti umani potrebbe trasformarsi in tragedia, proprio com’è accaduto alla deputata democratica Gabrielle Gifford, rimasta gravemente ferita da un colpo d’arma da fuoco alla testa ieri a Tucson durante il suo comizio, dove si è consumata una vera e propria carneficina. Sei i morti, fra i quali il giudice federale John Roll, 63 anni,  un  collaboratore della Gifford, Gabe Zimmerman, di 30 anni, una bambina Christina Greene, di 9 anni, e altre tre persone, Dorthy Murray, 76, Dorwin Stoddard, 76, Phyllis Scheck, 79 e dodici feriti. Insomma, questa volta il nemico o i nemici attentatori  non sono membri di Al Qaida, ma sono americani, anzi, visto il clima politico discriminatorio che aleggia in questo stato si ritengono così americani, tanto che alcuni di loro si definiscono una razza eccelsa a forte vocazione conservatrice. La recente normativa anti immigrati, legge SB-1070, nota come “Legge Arizona” varata lo scorso aprile ne è solo uno dei tanti esempi che contraddistinguono questo stato dove la parola d’ordine è fermare l’ondata migratoria, nonostante il 30% dei suoi cittadini sia di origine ispanica. Ma non solo. In Arizona essere di colore, avere un orientamento sessuale diverso, o addirittura pronunciare l’inglese con un accento impuro può determinare l’esclusione sociale, nella migliore delle ipotesi. Insomma essere nemico delle leggi conservatrici dell’Arizona e avere, quindi, un orientamento politico differente si è rivelato fatale  per la 40enne Gifford, democratica moderata di origine ebrea.

D’altra parte l’ultraconservatrice Sarah Palin già da tempo l’aveva inserita nel suo libro nero, definendola un nemico da far fuori politicamente. Parole gravi che evidentemente hanno fatto breccia sul giovane 22enne Jared Lee Loughner, autore della sparatoria mortale, fomentato da idee razziste.
E’ importante comprendere questo clima politico largamente diffuso  per decifrare il movente di un atto terroristico così efferato, che ha tutta l’aria di essere politico. In Arizona l’ultima legge contro l’immigrazione sembra varata apposta per ricercare il capro espiatorio sui mali economici e sociali che affliggono l’America. E in questo, a dirla tutta,  l’Arizona e alcune regioni italiane a forte influenza leghista hanno delle caratteristiche molto simili. Ma tornando alla legge anti immigrati vediamo cosa prevede: la Polizia ha pieno mandato di trarre in arresto chiunque, se sospettato di essere entrato nello Stato illegalmente oppure se fermato senza documenti, che per l’Arizona è un reato federale. Saranno i tutori dell’ordine a decidere su quali basi agire, ma è chiaro che in questa circostanza il criterio razziale o etnico farà da padrone, come il colore della pelle o l’accento. E non finisce qui. La legge prevede anche che i cittadini siano tenuti obbligatoriamente a denunciare alle forze dell’ordine i clandestini e coloro che non lo fanno potranno essere arrestati. Insomma una vera e propria politica della persecuzione inquisitoria, unica nel suo genere, appoggiata – secondo i sondaggi – dal 70% della popolazione. Non dimentichiamo che nel calendario dell’Arizona non viene neppure ricordato il compleanno di Martin Luther King, reo di aver combattuto una battaglia politica per i diritti degli afroamericani.

E in questo clima sciovinista, largamente diffuso tra la popolazione, dove vige un’atmosfera di perenne discriminazione è abbastanza facile trovare un movente politico che ci riconduca alla tragedia di Tucson, che ieri ha provocato una vera e propria tragedia. Non per niente un ruolo chiave è giocato da alcuni gruppi a forte vocazione razzista che operano in Arizona. A partire  da l’Immigration Law Reform Institute (ILRI), l’istituto che ha contribuito alla realizzazione della famigerata legge anti immigrati, appoggiato da FAIR, la Federazione per la riforma dell’immigrazione americana, il cui fondatore  John Tanton avrebbe stretti rapporti con gruppi che professano la supremazia della razza bianca.  E non solo. Il gruppo vanta importanti donazioni economiche che dedica agli studi per confermare su basi scientifiche la supremazia della razza bianca.

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