Stop al santuario per la riproduzione delle balene nell’Oceano Atlantico

Il Giappone vince ancora e il summit mondiale in Slovenia vota “no”. «È un’enorme delusione – spiega Kitty  Block di Humane Society International – hanno vinto nuovamente quelle nazioni con un interesse a continuare ad uccidere le balene a scopi di lucro»

Il timore che, a due anni appena dalla votazione del 2014, venisse ripetuto il “no” all’istituzione di un santuario in cui le balene possano vivere e riprodursi senza timore di essere sanguinosamente cacciate e uccise, si è rivelato esatto.

In Slovenia gli 80 Paesi della Commissione Baleniera Internazionale (IWC) riuniti per discutere il futuro di questi straordinari mammiferi che Islanda, Norvegia e Giappone continuano a sterminare nonostante la moratoria che vieta la caccia commerciale dal 1986  (tra gli escamotage utilizzati anche la cattura e l’uccisione per presunti motivi “scientifici”) hanno infatti appena votato “no” alla creazione del santuario che sarebbe dovuto sorgere nell’Atlantico del Sud.

La proposta di creare un’area protetta, che arrivava dai governi di Argentina, Brasile, Gabon, Sud Africa e Uruguay, in cui sarebbe stata vietata qualsiasi tipo di caccia commerciale di cetacei e che quindi sarebbe diventata anche per la riproduzione delle balene un enorme paradiso esteso dalle coste orientali dell’Uruguay, Brasile e Argentina verso l’Africa Occidentale, è infatti fallita. Con 38 votanti a favore e 24 contrari non si è infatti raggiunto il 75% dei voti necessari per l’approvazione della mozione. 

«È un’enorme delusione – ha commentato dalla Slovenia la vice presidente dell’associazione animalista Humane Society International  Kitty Block – hanno vinto nuovamente quelle nazioni con un interesse a continuare ad uccidere le balene a scopi di lucro. Ma il santuario era necessario non soltanto come misura contro la caccia, ma anche per contrastare la morte dei cetacei per l’inquinamento marino, per lesioni da collisione e aggrovigliamento nella plastica e nelle reti da pesca destinate ad altri animali. È dal 2001 che gli stati che si affacciano sull’Atlantico stanno sostenendo la creazione di questo santuario e non c’è nessun valido motivo per bocciare la proposta se non il dispetto e l’opposizione al programma di conservazione dei Paesi di questa regione. Hanno perso le balene ma hanno perso anche le comunità locali che avrebbero potuto guadagnare moltissimo dal boom dell’ecoturismo». 

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