Messico, venerdì di sangue a Nuevo Laredo, 23 persone brutalmente uccise, 14 decapitate

CITTA’ DEL MESSICO (corrispondente) – All’alba di venerdì scorso i cadaveri di cinque uomini e quattro donne sono stati ritrovati appesi ad un ponte nella città messicana di Nuovo Laredo nello Stato di Tamaulipas.

I nove corpi avevano gli occhi bendati e presentavano chiari segni di tortura. Il pluriomicidio è stato rivendicato, con un cartello appeso a fianco dei corpi, dall’organizzazione criminale de Los Zetas. Le vittime sarebbero membri del cartello rivale colpevole di aver “scaldato la piazza” attraverso gli attentati dinamitardi di aprile. Il messaggio fa riferimento all’auto-bomba fatta esplodere lo scorso 24 aprile nei pressi dell’edificio di Sicurezza Pubblica del comune, per mano del Cartello del Golfo.

Qualche ora più tardi altri quattordici corpi mutilati, avvolti in sacchetti neri, sono stati rinvenuti a bordo di una Chrysler Voyager verde, senza targa, parcheggiata in una delle strade principali della città. Le rispettive teste sono state lasciate davanti all’edificio comunale, all’interno di contenitori di polistirolo.
Tutto lascia presupporre che, se da una parte si tratta di un regolamento di conti tra bande rivali, dall’altra vi sia anche un messaggio per le autorità pubbliche.

Negli ultimi anni Los Zetas e il Catello del Golfo si contendono il dominio del lucroso mercato di stupefacenti nelle zone di frontiera, oltre che il controllo dei corridoi della droga verso gli Stati Uniti.
Originariamente nato come braccio armato del Cartello del Golfo, in seguito all’arresto del leader Osiel Cardenas nel 2003 e i disaccordi per la sua successione, portano Los Zetas a staccarsi dal gruppo. Da allora si è assistito ad una incredibile escalation di violenza in Messico, una guerra senza esclusione di colpi che non si consuma solo all’interno degli ambienti malavitosi, bensì colpisce in maniera indiscriminata bambini, donne, giornalisti, forze dell’ordine e ha provocato 50.000 vittime negli ultimi sei anni. Ma oltre al numero di decessi è aumentata anche la brutalità degli omicidi.
Los Zetas, il cartello che secondo l’agenzia di Global Intelligence Stratford detiene oggigiorno il maggior controllo del territorio messicano, è un gruppo composto prevalentemente da disertori delle forze armate messicane quindi usa tattiche tipicamente militari e predilige giustiziare i suoi nemici torturandoli e decapitandoli, come è avvenuto in questo ultimo venerdì di sangue.

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