Paraguay. I paesi sud americanI non riconoscono il nuovo governo

ROMA – Ancora nuvole di burrasca sul nuovo Governo paraguayano: i capi di Stato Sudamericani tardano a tendergli la mano.

Venerdì 29 si è riunito in sessione straordinaria il MECONSUR, il Mercato Comune del Sud, a Mendoza in Argentina. Nel corso del congresso i delegati hanno stabilito la temporanea sospensione del Paraguay dall’assemblea. Subito dopo, sempre a Mendoza, è seguito un incontro dell’UNASUR, l’Unione delle Nazioni Sudamericane e, anche in quel caso, la partecipazione del Paraguay è stata negata, modificando tra l’altro l’ordine nella gestione della presidenza, che è passata in anticipo al Perù. La motivazione è il dubbio che i restanti paesi latinoamericani mantengono sulla legittimità della destituzione da parte del Parlamento dell’ormai ex Presidente Fernando Lugo, avvenuta lo scorso 22 giugno, tramite un procedimento di “impeachment”.

Lo stesso giorno delle sospensioni il Ministro degli Esteri paraguayano José Fernandez ha dichiarato, nel corso di un’intervista alla radio locale “Primero de Marzo”: “Dimostreremo all’OSA (Organizzazione degli Stati Americani) le nostre ragioni. Abbiamo detto fino alla nausea che il passaggio di poteri si e’ compiuto nel rispetto di tutte le garanzie internazionali e di tutti gli accordi istituzionali”. Tuttavia le perplessità in seno all’OSA, come dichiarato dallo stesso Segretario generale, il cileno José Miguel Insulza, non riguardano tanto la procedura di “impeachment”, regolarmente prevista dalla costituzione paraguayana, quanto la velocità della stessa, durata appena 48 ore, che non ha lasciato al Presidente Lugo la possibilità di difendersi di fronte alle Camere prima del voto.

Le motivazioni addotte per la sospensione del presidente vescovo si riferiscono a 5 episodi: due conflitti sulla proprietà terriera (di cui l’ultimo è quello a Curuguaty, nel dipartimento di Canindeyú a nord est del paese, durante il quale si è generata una sparatoria che ha fatto 18 morti tra contadini e poliziotti), l’incapacità di ridurre la violenza nel paese, l’uso di una base militare per un incontro politico nel 2009 e la firma del protocollo di Ushuaia, che secondo il Parlamento comprometterebbe l’autonomia energetica del Paraguay.

Ma ad oggi cominciano ad emergere una serie di controanalisi che forniscono una visiona più ampia del conflitto tra la maggioranza parlamentare ed il Presidente licenziato. Lugo infatti non manteneva buoni rapporti né con i due maggiori partiti, il Colorado e il Liberale, né con le forze armate, di cui aveva modificato i comandi nel 2009 per paura di un golpe, né con i latifondisti locali, i quali nonostante rappresentino solo il 2% della popolazione vantano forti legami con le multinazionali delle biotecnologie, in particolare la Monsanto.

Lugo vinse le elezioni nel 2008 come candidato di centro-sinistra, con una coalizione abbastanza variegata ed un programma di riforma agraria a favore dei più poveri, istituendo tra l’altro un dibattito con i movimenti contadini e con associazioni ambientaliste come Alianza Biodiversidad. Tuttavia una serie di poteri contrastanti, tra cui le forze dell’ordine, hanno determinato la militarizzazione della questione agraria, portando l’ex Presidente a dichiarare lo stato di emergenza in alcune regioni del paese.

Inoltre un’istituzione governativa, il SENAVE, ossia Servizio Nazionale di Qualità e Sanità Vegetale delle Sementi, ha sempre rappresentato un sassolino nella scarpa di multinazionali come la Monsanto, che si vedevano negate le autorizzazioni per l’importazione e la produzione di sementi sperimentali sul territorio paraguayano. Tra queste ci sono il cotone transgenico Bollard BT, e Bollard RR che il SENAVE ha bloccato nel 2011 dopo le proteste dei contadini e ambientalisti alla precedente approvazione da parte del Ministero dell’Agricoltura e dell’Allevamento, governato dal liberale Enzo Cardozo. Nei mesi successivi la Monsanto, attraverso l’UGP, l’Unione delle Aziende della Produzione legata al giornale ABC Color, ha iniziato una campagna mediatica contro il Presidente e il SENAVE a base di accuse di corruzione e nepotismo.
C’è chi, come il giornalista paraguayano Idilio Méndez Grimaldi, in questi schieramenti vede le cause della caduta di Lugo, ed arriva a teorizzare che dietro gli scontri a Curuguaty, casus belli della votazione parlamentare, ci sia un complotto ordito attraverso l’infiltrazione di tiratori scelti dell’esercito tra i contadini, per generare la sparatoria contro la polizia che ne è seguita.   

Oggi il neo Presidente Federico Franco, non a caso sulle pagine di ABC Color, critica lo schieramento dei paesi latinoamericani contro il nuovo governo, denunciando una nuova “Triplice Alleanza”. La Triplice Alleanza, fu lo schieramento, composto da Brasile, Argentina ed Uruguay, che a metà dell’ottocento attaccò il Paraguay, allora unica nazione autarchica e indipendente dall’Occidente in Sud America, per distruggerne l’economia, decimarne la popolazione, e riportarla tra le fila del libero mercato. Secondo Franco l’uscita del Paraguay dal Mercosur e dall’Unasur, potrebbe allora rappresentare una positiva “liberazione dalla tutela’” dei suoi potenti vicini e passati conquistatori. Ma probabilmente il vero vincitore nel nuovo Governo, è proprio quel libero mercato sregolato, dei latifondi e del Land Grabbing, che in passato finanziava e si nascondeva dietro a quei conquistatori.

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