Usa. I repubblicani alla convention affilano le armi

MIAMI – La Convention americana del Partito Repubblicano inizia questa sera nel Tampa Bay Time Forum in  Florida. L’incontro tra i membri del partito dell’elefante blu partono con un giorno di ritardo a causa della tempesta tropicale, forse futura uragano, Isaac che sta investendo il Golfo del Messico  e che aveva fatto temere la necessità di spostare il raduno.

But the show must go on. E dopo una veloce revisione della scaletta degli interventi la macchina elettorale è ripartita. Questa sera saranno presenti tra gli altri, su un palco dai ridondanti colori rosso e blu, Condoleeza Rice e il senatore, nonché ex candidato alla presidenza, John Mc Cain.

Tra gli interventi previsti durante i lavori, ci sarà quello del governatore del New Jersey, Chris Christie, ormai star del Partito Repubblicano, nonché quello dello speaker della Camera, John Boehner, e dell’ex sfidante alle primarie, Rick Santorum. Protagonisti dell’incontro sono ovviamente il candidato alla presidenza Mitt Romney e il suo aspirante vicepresidente Paul Ryan, che vedranno confermate le loro candidature al termine dell’evento.

L’esponente del Gop è arrivato a Tampa accompagnato dalla sua famiglia. E proprio sua moglie Ann questa sera prenderà in mano il microfono per contrapporre all’immagine pubblica di manager e miliardario senza scrupoli una visione più umana e sensibile del marito, che conquisti la fiducia degli elettori. A questo scopo la coppia ha già rilasciato una toccante intervista alla Cnn durante la quale narra la dura battaglia combattuta contro la sclerosi multipla e il cancro nel 1998, nonché il passato mormone in Francia. Si tratta di un processo di conversione fondamentale per il risultato elettorale. L’obiettivo è quella fascia di elettorato che, pur non sentendosi soddisfatta del mandato di Barack Obama, non riesce ad eliminare la diffidenza verso “l’oscuro” candidato repubblicano.

Non è questa l’unica difficoltà che Romney, e l’intero Partito Repubblicano con lui, dovranno affrontare in questa corsa alla Casa Bianca. Infatti i repubblicani arrivano all’incontro in Florida estremamente frammentati e, nonostante lo slogan ‘Noi possiamo fare di meglio’ le direzioni indicate dalle varie ali sono spesso divergenti.

Ci sono innanzitutto gli estremisti del Tea Party che vogliono ridurre il Governo, le tasse e le spese e sono contrari all’immigrazione e all’aborto senza possibilità di compromesso. La loro posizione mette fortemente a rischio il voto delle donne e degli ispanici. È di qualche giorno fa la scandalosa dichiarazione di un esponente di questo movimento, Todd Akin sullo “stupro legittimo”: nonostante subito dopo Mitt Romney e Paul Ryan gli abbiano suggerito di ritirare la sua candidatura al Senato, Akin si è rifiutato di farlo. Inoltre il divieto di aborto anche in caso di stupro o incesto è di fatto stato inserito nella piattaforma della convention, avvicinando gruppi religiosi più estremisti come quello degli evangelici, ma allontanando il prezioso elettorato femminile.
C’è poi il contrasto di altri membri del partito, tra cui il libertario Ron Paul, ex rivale di Romney alle primarie (dai cui, per inciso, non si è mai ritirato), che ha intenzione di non appoggiarne la candidatura, ed ha protestato per la mancata concessione di un intervento al congresso senza censura per il suo discorso.

Sembrerebbero interni allora i nemici più temibili: le contestazioni fuori dalla convention portate avanti da ‘Occupy Wall Street’, e dal gruppo anarchico ‘Anonimous’, data la quantità di polizia  dispiegata, rappresenteranno un problema di gran lunga minore.
Una carta ambigua nel mazzo del candidato del Massachusetts, è invece il giovane Paul Ryan. L’alfiere di Romney rappresenta allo stesso tempo un’importante possibilità così come un grosso rischio per il partito. Rispetto ad una campagna elettorale tutta tesa alla critica di Obama, Ryan ha infatti saputo contrapporre alla politica del candidato democratico un progetto concreto. Ad esempio, differenziandosi dal progetto di riforma sanitaria “Medicare” di Obama, Ryan ha proposto un piano di privatizzazione, trovando da un lato l’opposizione di 6 elettori su 10, ma introducendo dall’altro un dibattito prettamente economico all’interno della campagna elettorale. Ryan ha nemici anche tra gli ambientalisti: in campo energetico ha infatti proposto la riduzione dei contributi statali alla green economy, nonché l’ulteriore sviluppo della ricerca di petrolio e gas, e la riduzione dei poteri dell’Epa, l’agenzia che si occupa della protezione dell’ambiente. Ma c’è chi attribuisce alla spalla di Romney il merito del lieve sorpasso di Obama registrato recentemente nei sondaggi. Ryan sembrerebbe in grado di rubare ai democratici l’elettorato americano indipendente.

Bisognerà vedere come il rampollo saprà muoversi davanti alle telecamere dei 2000 giornalisti presenti al congresso. Sempre ammesso e non concesso che i loro obiettivi non siano piuttosto rivolti verso Isaac. Oggi l’uragano è infatti il primo rivale mediatico di Romney in questa convention, così come lo fu l’uragano Gustav ai tempi della convention di John Mc Cain. Tale accanimento della natura verso i repubblicani è così bizzarro che gli ultra conservatori hanno gridato al complotto: a tirare i fili ci sarebbe il presidente Obama che, manomettendo le previsioni del tempo con la complicità dell’Huricane Center, si servirebbe delfalso allarme di un uragano per spostare i riflettori lontano dai suoi rivali. Ci sarebbe da sperare che l’estrema destra abbia ragione e che la possibile catastrofe naturale sia solo un bluff dei democratici. Ma intanto le strade di New Orleans sono deserte, e se Obama saprà rispondere ad un eventuale disastro meglio di come Bush seppe fare con Katrina, Isaac gli sarà due volte amico. Ma in quel caso ci saranno problemi ben più gravi da affrontare rispetto ai sondaggi elettorali di questi ultimi mesi.

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