Sfida Obama-Romney. E’ Romney a vincere il primo round

Da un sondaggio della Cnn è stato Romney a uscire vittorioso con il 67% delle preferenze contro il 25% di Obama.

DENVER – Novanta minuti di dibattito serrato tra Mitt Romney e Barack Obama. Ma al termine del faccia a faccia il giudizio è stato pressoché unanime: è Mitt Romney ad aggiudicarsi il primo round di questo ‘duello’.

Lo sfidante repubblicano è apparso deciso e aggressivo nel colpire l’avversario sui temi di economia e lavoro. «Non voglio che l’America divenga come la Spagna, che è afflitta dalla spesa pubblica» ha detto Mitt Romney attaccando il modello economico di Barack Obama. Mentre il Presidente in carica è apparso assai poco convincete, quasi smarrito,  spesso sulla difensiva, teso e pronto ad evitare con cura ogni contraddittorio. Sembrava che Obama non volesse quasi fronteggiare Romney.

«Obama ha imparato la lezione, mai fare un dibattito il giorno del tuo anniversario di nozze…». La battuta è di Alex Castellanos, uno degli strateghi repubblicani più stimati che sintetizza così la serata decisamente storta per il presidente, a fronte a una performance decisamente brillante del suo avversario Mitt Romney.Mentre l’ex governatore del Massachusetts lo attaccava, snocciolando cifre e demolendo il suo ‘record’ in tema di economia degli ultimi 4 anni, Obama non ha mai reagito, tanto che alla fine gli ha perfino fatto i complimenti. Andrew Sullivan, un noto editorialista del Daily Beast va oltre: «Perché – si chiede amareggiato – Obama era così triste e confuso? Ha perso il duello e stasera potrebbe aver perso anche le elezioni».

Quello che colpisce molto del comportamento di Obama è  stato l’atteggiamento assolutamente rinunciatario, professorale, come temevano i suoi alla vigilia.  In 90 minuti non ha mai cercato di aggredire il suo avversario sui suoi punti deboli. Mai una citazione del tema delle tasse, del suo passato alla guida di Bain, tantomeno un cenno alle sue famose gaffe, come quella contro il 47% dei presunti «parassiti a spese dello Stato». Ha cercato sempre il dialogo, sino alla fine, mentre il suo interlocutore gli scagliava l’accusa di voler portare l’America al fallimento. E alla fine, i due appelli al voto rispecchiavano questi approcci radicalmente diversi: da un lato Obama chiedeva il voto «perché tutti abbiano le stesse opportunità». Dall’altro, Romney attaccava ad alzo zero il Presidente: «Con lui altri 4 anni l’America sarà ancora più debole, la classe media ancora più in difficoltà e la disoccupazione ormai cronica». 

Obama si è difeso snocciolando i numeri sui posti di lavoro creati in primo luogo con il salvataggio dell’industria dell’auto. «In America serve un nuovo patriottismo incentrato sulla classe media» ha detto Obama, lanciando una sferzata a Romney che è sostenuto dal miliardario Donald Trump e che non è certo «un esempio di piccolo imprenditore della classe media». La ricetta di Romney, «per far ripartire l’America» si basa invece in primo sul taglio delle tasse, l’indipendenza energetica, il raddoppio degli scambi commerciali e una linea dura con la Cina. «Voi tartassate le classe media non è questa la ricetta giusta», ha incalzato Obama. 

«Non hai capito la mia ricetta – è stata la risposta di Romney – non voglio ridurre le tasse sui ricchi e aumentarle sulla classe media. Voglio ridurre le aliquote per ridurre il carico fiscale generale. Questo è il modo più efficiente per far riprendere il Paese». «Il cammino intrapreso è infruttuoso – ha aggiunto il candidato repubblicano – il Presidente ha una visione troppo simile a quella che aveva quattro anni fa: quella di un governo sempre più invadente, con più spese, più tasse e più regole». 

Pochi dunque i punti di convergenza tra i due, limitati esclusivamente al rilancio dell’istruzione pubblica e all’aumento della produzione energetica.

Romney ha inoltre attaccato Obama soprattutto sulla riforma sanitaria: «Non taglierò le tasse sui ricchi» e «cancellerò l’Obamacare che uccide posti di lavoro».

Intanto i commenti si intrecciano sui social network: giubilanti i sostenitori di Romney che temevano una debacle e hanno visto un candidato sorridente e sicuro di sé; delusi per lo più i democratici che sottolineano come Obama abbia citato più dati, ma si arrabbiano perché il presidente non ha smentito con sufficiente vigore le presunte bugie del repubblicano.

Lo stesso regista Michael Moore, noto sostenitore democratico, è stato altrettanto caustico sulla performance poco brillante di Obama: «Ecco cosa succede quando uno si addestra con John Kerry»  (infatti Obama ha passato gli ultimi tre giorni a fare esercizio d’arte oratoria con l’ex candidato democratico Kerry).

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