Eurogruppo. Sì agli aiuti alla Grecia, ma il prezzo è altissimo

ROMA –  L’Eurogruppo straordinario trova l’accordo per favorire l’erogazione degli aiuti per la Grecia.

Dopo una riunione fiume di oltre dodici ore i diciassette ministri dell’Economia e delle Finanze dei paesi dell’euro trovano un accordo con la Troika (Commissione europea, Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale), raggiungendo il via libera formale all’erogazione complessiva degli aiuti per il governo di Atene, pari a 43,7 miliardi di euro. Di questi 10,6 miliardi di euro saranno erogati già a dicembre – non prima del 13, dopo il voto nei parlamenti di Germania, Paesi Bassi e Finlandia – per finanziare l’Erario, 23,8 miliardi di euro saranno destinati sempre in dicembre alla ricapitalizzazione delle banche, e i rimanenti 9,3 miliardi di euro saranno versati in tre tranches nel primo trimestre 2013, a patto che le autorità greche attuino alcuni impegni previsti dall’accordo con la Troika, fra cui la riforma del sistema fiscale a gennaio. La lunghissima riunione dell’Eurogruppo – iniziata a mezzogiorno e finita intorno all’una di notte -, riferisce l‘agenzia Asca- ha prodotto un complesso quanto corposo pacchetto di misure e condizionalità, prima fra tutte la ristrutturazione del debito greco senza dilazioni, come fortemente voluto dal Fmi. Sono stati rivisti alcuni parametri, ma la sostanza non cambia: la Grecia dovrà ridurre il debito al 124% del Pil al 2020 (non più’ al 120%) e almeno al 110% del Pil al 2022.

Per venire incontro alle necessita’ di Atene e’ stato decisa la riduzione di 100 punti base (ovvero un punto percentuale) degli interessi pagati da Atene per il primo prestito bilaterale dei paesi dell’Eurozona nel maggio 2010 (con i tassi che passerebbero dagli attuali 150 a 50 punti base al di sopra dai tassi interbancari). Prevista poi una riduzione di 10 punti base sul costo delle commissioni imposto ad Atene per le garanzie fornite dai paesi dell’Eurozona per i prestiti ad Atene del fondo salva-stati Efsf. Ancora, le scadenze dei prestiti bilaterali – oggi a quindici anni – sono aumentate di altri quindici anni, con i prestiti che diventano quindi trentennali, mentre si concedono dieci anni in piu’ per il pagamento degli interessi del prestito dell’Efsf. L’Eurogruppo ha deciso inoltre di intervenire sui profitti realizzati dalle banche centrali nazionali e dalla Bce attraverso l’acquisto di titoli pubblici greci deprezzati: gli istituti di credito rinunceranno a tali utili e, a partire dal 2013, destineranno i proventi di questa operazione al rimborso dei creditori della Grecia. Previste inoltre anche ”ulteriori misure di assistenza” con un’ulteriore riduzione del tasso di interesse sui prestiti dell’Efsf, ma solo come interventi aggiuntivi eventuali.

Oltre alla sostanziosa riduzione del debito (124% del Pil al 2020 e almeno 110% al 2022), il governo greco, in cambio di tutto ciò’- riferisce l’Asca-, si impegna a intervenire sul mercato e riacquistare propri titoli pubblici (bond) a prezzo ridotto per ridurre parte del proprio debito pubblico. Condizione, questa fondamentale: il direttore del Fmi Christine Lagarde, ha avvertito che chiederà il via libera del consiglio esecutivo del Fondo monetario internazionale solo dopo che sarà’ stato realizzato il programma di riacquisto dei bond greci.  Lagarde  ha detto che questo meccanismo si rende necessario per poterne apprezzare con certezza l’impatto sulla riduzione del debito. L’esecutivo ellenico deve inoltre predisporre un meccanismo di correzione che obbligherà il governo a rispettare gli obiettivi di bilancio o del programma di privatizzazioni nel caso in cui questi non dovessero essere conseguiti. Ancora, sul conto bloccato della Grecia per il pagamento dei creditori, oltre ai profitti delle banche centrali nazionali e della Bce, saranno versati i proventi di tutte le privatizzazioni e i ricavi dell’avanzo primario. Il conto bloccato sarà gestito con la massima trasparenza e monitorato dal direttore dell’Efsf, Klaus Regling. Mario Draghi esprime soddisfazione: l’accordo raggiunto, sostiene il presidente della Bce, ”ridurrà certamente l’incertezza e rafforzera’ la fiducia nell’Europa e nella Grecia”.  Ma un prezzo altissimo lo pagheranno i greci.

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