Egitto: la rivolta anti Mubarak è senza ritorno

IL CAIRO – Il vento della rivolta tunisina, che ha spazzato via la dittatura di Ben Alì, sta soffiando anche in Egitto.

Nel Paese dei faraoni ora è a rischio la poltrona di Hosni Mubarak che già pensava alla sua successione. Il rais aveva designato suo erede politico il figlio Gamal. Quello che soffia nel Paese mediorientale è un vento alimentato dalla voglia di democrazia, che nel mondo arabo si sta facendo timidamente sempre più strada. Le piazze e le strade del Cairo, di Alessandria, di Suez e di altre città egiziane in pochi giorni si sono riempite di manifestanti. Tutti hanno ormai capito che questa è la loro opportunità per conquistare le ambite libertà democratiche che ora non sentono di avere.

 

La sensazione che si percepisce in queste ore è che ormai in Egitto la piazza ha preso coraggio e forza, e con essi la consapevolezza di potercela fare ad abbattere il regime di Mubarak. Ormai non si torna più indietro. Si è innescato una sorta di reazione a catena che difficilmente qualcuno o qualcosa riuscirà a fermare. In questi giorni decine di migliaia di persone sono scese in piazza senza mostrare paura e per urlare la propria rabbia contro un regime, che anche se non è fautore di eclatanti forme di oppressioni, non è però liberale. E questo fa capire ancora di più quanto la protesta nel Paese mediorientale sia una protesta che mette in luce il desiderio di un cambiamento politico da parte della popolazione. Le masse popolari hanno troppo sofferto e sono stanche della miseria in cui sono lasciate, mentre la loro borghesia e la classe politica si arricchisce sempre di più. Emarginate, umiliate, il popolo egiziano ha rialzato lentamente la testa ed ora cerca di uscire dalla lunga notte nella quale era piombate. Quello che poi, in tutto questo lascia perplesso è il silenzio assordante di Mubarak. Proprio oggi un suo consigliere, Mustafa Fekhi, ex capo della Commissione esteri dell’assemblea del popolo, nel chiedere l’immediato e diretto intervento del presidente ha affermato: “le forze di sicurezza da sole non possono gestire la situazione occorre un’azione di riforma in favore della popolazione egiziana”. Un silenzio davvero inspiegabile, persino Ben Alì negli ultimi giorni prima della caduta del suo regime aveva parlato al popolo. Il rischio che gli eventi precipitino e si possa giungere alla caduta del regime è alto. Le manifestazioni di piazza viste per giorni in Tunisia si stanno replicando anche in Egitto. A controllarle vi sono le forze di sicurezza. Agenti in tenuta anti sommossa contengono e reprimono le manifestazioni in tutto il Paese.

 

Finchè il regime potrà contare su di loro riuscirà ancora a tirare avanti. I primi segnali di una loro defezione si cominciano però, già a registrarsi. Ad Alessandria d’Egitto alcuni poliziotti hanno rifiutato di utilizzare i lacrimogeni contro i manifestanti. Poco  prima altri si erano spogliati dei giubbotti antiproiettile, dei caschi e dei manganelli e si erano uniti ai manifestanti. Stamani è rientrato in Egitto da Vienna Mohamed el Baradei, ex direttore dell’agenzia atomica internazionale e leader del movimento per la riforma. Il suo arrivo nella capitale egiziana del Cairo è coinciso con il giorno in cui ci si aspettava in Egitto una delle manifestazione di protesta più forte. Forse il giorno decisivo per le proteste contro il governo egiziano. Oggi infatti, è il ‘venerdì della collera’ indetto dalle organizzazioni di opposizione che dallo scorso martedì stanno dando vita ad una rivolta popolare chiedendo l’uscita di scena del presidente Hosni Mubarak. Le manifestazioni sono iniziate non appena è terminata la tradizionale preghiera del venerdì nelle moschee di tutto il Paese. Manifestazioni a cui anche i Fratelli Musulmani, il principale partito di opposizione fino ad ora rimasto ai margini delle proteste, hanno annunciato che parteciperanno.

 

Il partito è stato colpito nella notte da un’ondata di arresti, almeno 20 suoi dirigenti sono stati arrestati dalla polizia. Al momento dello scoppio degli scontri tra manifestanti e polizia al Cairo il premio Nobel per la Pace si trovava all’interno della moschea nel quartiere di Giza, dove aveva pregato insieme a migliaia di fedeli. All’uscita, il simbolo dell’opposizione laica e moderata egiziana, è stato bloccato dalla polizia, che gli ha impedito di unirsi alla folla. Successivamente el Baradei è stato accompagnato alla sua abitazione. “Non voglio prendere il potere ma contribuire alla transizione democratica e pacifica”, aveva detto l’ex capo dell’Aiea al suo arrivo all’aeroporto. Anche oggi la polizia ha attaccato e disperso i manifestanti lanciando lacrimogeni e sparando proiettili di gomma e ci sarebbe stati almeno due morti e decine di feriti. Caricati anche donne e bambini che erano tra la folla. Anche i giornalisti sono stati colpiti e molti arrestati. Mentre sono stati liberati i quattro reporter francesi arrestati questa mattina al Cairo. I quattro lavorano per il ‘Journal du Dimanche’, ‘Le Figaro’ per l’agenzia fotografica Sipa e per il settimanale ‘Paris-Match’. Durante le proteste in corso al Cairo, dei manifestanti hanno chiesto a gran voce l’intervento dell’esercito. Quell’esercito che potrebbe ergersi a garante della transizione. Sono ore di tensione quelle che si stanno vivendo in Egitto e le nuove manifestazioni contro il governo sono al loro culmine. Manifestazioni senza precedenti che di certo condurranno, prima o poi, all’uscita di scena del presidente Mubarak dopo 30 anni al potere. Una prima conferma giunge dalle notizie che arrivano dalla città di Suez dove i manifestanti hanno preso il controllo di alcune aree della città da dove le forze di sicurezza si sono ritirate. In altre aree della città invece, sono apparsi, al posto della polizia, i primi reparti dell’esercito. Segnale questo inquietante e indice di un cedimento della struttura che garantisce la sicurezza interna di un Paese. Nel frattempo, nel Paese mediorientale internet e telefonia mobile sono completamente oscurati, il primo caso mai registrato finora al mondo e la televisione di stato egiziana, oltre ad invitare la popolazione a non farsi ingannare dalle emittenti satellitari, lancia appelli alla calma.

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