Wikileaks svela gli orrori della guerra in Iraq. La morte di Calipari

NEW YORK – Gli iracheni sono stati responsabili di violenze inaudite nei confronti dei prigionieri iracheni detenuti da loro. Lo rivela il New York Times, citando i documenti ottenuti da Wikileaks. Mentre le violenze e gli abusi da parte degli americani nei confronti di prigionieri iracheni sono state ampiamente documentate negli anni, e quanto successo nel carcere di Abu Grahib ne è la prova, poco era noto circa le reiterate violenze compiute dalle forze irachene nei confronti di prigionieri in loro custodia.

Secondo quanto riferisce il New York Times, i documenti resi noti da Wikileaks gettano nuova luce sul comportamento tenuto dagli iracheni contro i ‘loro’ connazionali presi prigionieri: almeno sei detenuti, se non di più, sono morti mentre erano in stato di detenzione per le percosse ricevute. I documenti rivelano che la tortura e la violenza irachena era all’ordine del giorno: i prigionieri venivano costantemente frustati, percossi e maltrattati. Il New York Times, sempre facendo riferimento ai documenti ottenuti da Wikileaks, riporta che in almeno un caso gli americani hanno avuto il sospetto che a un detenuto iracheno fossero state amputate le dita e disciolte nell’acido, mentre in due altri casi hanno avuto la prova di esecuzioni eseguite contro prigionieri legati. Su alcuni di questi episodi sono state svolte indagini da parte americana, ma nella maggior parte dei casi le segnalazioni sono state ignorate: «I soldati hanno fatto rapporto ai loro superiori, che a loro volta hanno chiesto alle forze irachene di fare indagini» scrive il quotidiano. Un portavoce del Pentagono ha detto al New York Times che la procedura seguita dalle forze americane «è ed è sempre stata in linea con le leggi e con la prassi internazionale». Le regole attuali – ha precisato il portavoce, di cui non è citato il nome – richiedono alle forze armate di riferire immediatamente di casi di abuso; se questi sono stati perpetrati da iracheni, allora sono le autorità irachene ad essere responsabili delle indagini.

La morte di Calipari

Wikileaks svela anche una versione sulla morte dell’agente segreto italiano Calipari, ucciso dal fuoco americano mentre accompagnava la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena all’aeroporto di Bagdad. Secondo i documenti pubblicati dal sito di Julien Assange, il soldato americano Mario Lozano avrebbe aperto il fuoco perché gli americani erano stati avvertiti che sulla macchina di Calipari c’era una bomba e che per questo andava fermata. Un certo Sheik Husain, responsabile operativo degli attentati in Iraq per Al Qaeda, avrebbe riferito ai servizi segreti giordani che, dopo aver ricevuto 500 mila dollari per il riscatto di Giuliana Sgrena, aveva avvertito il ministero degli interni iracheno dell’autobomba. Il confidente, però, parla di una “Chevrolet” mentre, come noto, l’auto sulla quale viaggiavano Calipari e Sgrena era una Toyota Corolla. La versione diffusa da Wikileaks non ha trovato fino ad ora altri riscontri.

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