Crisi egiziana: partito il count down per Mubarak

Ultimatum di el Baradei: “lasci Paese entro venerdì”

CAIRO – Oggi, ad una settimana dal giorno della collera, scattato il 25 gennaio scorso, è stata la giornata del milione di manifestanti. E’ questo infatti, lo slogan con cui gli organizzatori della protesta hanno invitato la gente a scendere in strada per manifestare contro il regime di Hosni Mubarak e chiederne le dimissioni da presidente dell’Egitto. L’opposizione ha anche proclamato per oggi uno sciopero generale. Questo, mentre l’esercito egiziano ha annunciato di considerare legittime le rivendicazioni del  popolo e ha promesso che non userà la violenza per reprimere le manifestazioni. Sono state centinaia di migliaia gli egiziani che hanno risposto all’appello e nelle strade del Cairo si è radunata tanta di quella gente che anche se è stato  impossibile valutarne il numero, si parla di almeno un milione di persone. Mentre sono stare oltre un centinaia di migliaia le persone che hanno manifestato nelle altre città del Paese mediorientale. Un risultato che ha galvanizzato l’opposizione che per domani ha annunciato che le proteste si potrebbero spostare verso il palazzo presidenziale se Mubarak non si dimetterà. La polizia militare egiziana ha già isolato, con una barriera di filo spinato, il palazzo che ospita gli uffici del presidente nel quartiere di Heliopolis al Cairo. Le forze di sicurezza sono pronte ad affrontare i manifestanti se arriveranno fin sotto il palazzo presidenziale.

 

Quando poi, è calata la sera, ed è entrato in vigore anche il coprifuoco, le strade non si sono svuotate. La gente sa bene che per cacciare il rais deve restare nelle piazze, nelle strade e deve continuare a urlare e protestare, solo così forse riuscirà a riconquistare la libertà. Intanto, nel Paese in serata è rimbalzata anche la notizia di un’imminente discorso di Mubarak alla Tv. La notizia è stata accompagnata da un’altra con cui viene riportato che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama avrebbe chiesto a Mubarak di non ricandidarsi alle prossime elezioni presidenziali. Di fatto i rais dovrebbe annunciare alla nazione la sua intenzione di non ricandidarsi e di voler restare in carica, nella fase di transizione dei poteri, e fino alle prossime elezioni presidenziali previste in autunno. Se fosse vero il numero uno egiziano risponderebbe positivamente alle richieste dei manifestanti. Già ieri il vicepresidente, Omar Suleiman aveva annunciato di aver ricevuto dal presidente l’incarico di avviare un dialogo immediato con l’opposizione. Ieri Mubarak aveva anche annunciato la composizione del nuovo governo. Il nuovo esecutivo era orfano del potente ministro degli Interni, Habib el-Adli considerato l’ispiratore delle violenze dei giorni scorsi perpetrate dalle forze di sicurezza e per questo fortemente contestato dal popolo. I fratelli Musulmani, considerata la forza politica più forte nell’opposizione, ha però, bocciato il nuovo esecutivo e chiesto alla gente di continuare a manifestare. Mentre da un lato però, si manifestava contro il governo dall’altro un gruppo di manifestanti pro governo, composto di almeno 600 giovani, oggi hanno marciato per il centro del Cairo.  Si trattava di solo poche centinaia di persone. I manifestanti avevano risposto ad un appello  del Partito democratico nazionale. Il partito del presidente Hosni Mubarak.

 

I manifestanti chiedevano che il presidente rimanga fino alle elezioni presidenziali in modo che il Paese non cada nel caos. Oggi, dopo giorni e giorni di proteste per chiedere libertà e la caduta del regime di Mubarak, i partiti dell’opposizione egiziana hanno chiesto ufficialmente che si giunga alla formazione di un governo di salvezza nazionale. Perché ciò si possa realizzare occorre però, che il rais lasci il potere, prima di allora le opposizioni respingono qualsiasi dialogo. Per ottenere ciò è stato annunciato che le manifestazioni di massa antigovernativi continueranno fino a venerdì prossimo, quando scadrà l’ultimatum lanciato a Mubarak ad andarsene da Mohammed el Baradei. L’ex capo dell’Aiea è ormai, il riconosciuto leader dell’opposizione egiziana. Nel frattempo, molti dei leader storici dell’opposizione, dopo l’inizio della rivolta anti Mubarak, sono rientrati in Egitto dopo un ‘sonnolento’ esilio. Ci sono anche ex ministri epurati dal regime o personalità di spicco decise a correre per la guida del Paese alle prossime elezioni. Per ora resta sempre il più forte il premio nobel per la pace el Baradei, ma si è fatto avanti anche il segretario generale della lega Araba, Amr Moussa e Ahmed H. Zewail, premio nobel per la chimica nel 1993, il suo ritorno in patria è previsto per domani. Entrambi si dicono pronti a guidare un consiglio di saggi per riscrivere la costituzione. Accanto a loro, il leader dei Fratelli Musulmani, Mohammed Badie, a parte dell’ala conservatrice del gruppo, e il rivale di Mubarak nelle elezioni presidenziali del 2005, Aymad Nour, condannato a 5 anni di prigione con l’accusa di aver presentato documenti falsi per la formazione del partito El Ghad, è rimasto in carcere tre anni. In base alla legge in vigore non può’ ricoprire ruoli politici per cinque anni dalla fine della condanna. E questo, pur essendo un nome di spicco per la corsa alla presidenza, lo escluderebbe dalle elezioni di settembre. Nel frattempo, continua la fuga dei cittadini stranieri dall’Egitto, sia turisti sia i dipendenti con famiglie delle aziende straniere. Oggi molti Paesi occidentali, come Germania, Austria e Italia, hanno lanciato appelli ai propri cittadini affinchè’ lascino l’Egitto o evitino di recarvisi. Anche gli USA hanno chiesto il rimpatrio dall’Egitto di tutto il personale governativo, diplomatico e non, la cui presenza non sia indispensabile. A scappare sono anche cittadini egiziani che cercano di sfuggire alle violenze. Oggi è stato anche il giorno in cui il regime iraniano degli Ayatollah ha espresso apertamente il suo appoggio al movimento che contesta Mubarak in Egitto. Sempre oggi, secondo stime ONU, sono stati resi noti il numero dei morti. Sono stati almeno 300 in tutto l’Egitto dall’inizio delle manifestazioni di protesta contro il regime del presidente Mubarak. Mentre i feriti sono finora più di 3mila.

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