Egitto: cresce instabilità e aumentano le violenze

CAIRO – Mentre in Egitto la situazione sta diventando sempre più instabile.

Le opposizioni hanno respinto l’offerta di dialogo avanzata dal vicepresidente, Omar Suleiman e dal premier Ahmed Shafiq. Esse chiedono prima le dimissioni del presidente. Il vicepresidente ha anche annunciato che oltre a Hosni Mubarak nemmeno il figlio Jamal, che era l’erede designato, si candiderà il prossimo autunno alle elezioni presidenziali. Suleiman ha anche annunciato il rilascio di tutti i prigionieri non coinvolti in azioni criminali. Nel frattempo, sono ripresi in piazza Tahrir gli scontri tra manifestanti anti Mubarak e suoi sostenitori dopo una notte di brutalità e sangue. Le autorità ospedaliere hanno riferito che durante la notte sono stati 13 i morti tra i manifestanti anti regime e almeno 1200 i feriti da ambo le parti. Tutte persone morte sono state colpite dai proiettili esplosi da armi da fuoco.

 

I due fronti si battono principalmente lanciandosi pietre. Da queste violenze si è dissociato il governo egiziano. Le autorità negano di aver avuto un ruolo nella improvvisa mobilitazione di migliaia di sostenitori del presidente, Hosni Mubarak. Sostenitori che poi, si sono scagliati contro i manifestanti anti-governativi assiepati in piazza Tahrir nel centro del Cairo dando vita a violentissimi scontri. Il governo ha anche promesso di aprire  un’inchiesta su chi abbia per davvero orchestrato le violenze delle ultime ore. Il premier in persona ha promesso di punire i responsabili. Il primo ministro egiziano ha anche annunciato di essere disposto a recarsi in piazza Tahrir per incontrare i manifestanti. Per il momento sarà una delegazione di suoi emissari a recarsi, nelle prossime ore, in Piazza Tahrir per chiedere ai leader della rivolta di accettare il dialogo offerto dal vice presidente Suleiman. La notizia è stata data dalla tv satellitare ‘al-Arabiya’. I vertici dei Fratelli Musulmani e la Coalizione nazionale per il cambiamento di Mohammed El Baradei hanno però, già fatto sapere di non voler dialogare con il governo se prima il presidente Mubarak non si dimette. Richiesta questa, respinta dal premier Shafiq bollandole come inaccettabili.

 

I dirigenti del partito al-Wafd, che ieri si erano detti disponibili al confronto, oggi hanno fatto sapere di voler tenere prima una riunione per decidere quale posizione assumere. Dallo scorso venerdì, dopo che la polizia ha perso il controllo della situazione, nelle strade è stato dispiegato l’esercito e che finora non era mai intervenuto. Nemmeno nei violenti scontri registratisi ieri mercoledì. Una decisione derivante dal fatto che si voleva evitare che qualcuno accusasse i vertici militari di schierarsi. Però, dopo che gli scontri di ieri in piazza Tahrir, tra manifestanti pro e contro il Mubarak, sono continuati anche nella notte e anche stamani l’esercito si è visto costretto ad intervenire. Prima stamani sparando in aria per cercare di dividere le due fazioni e poi cominciando a compiere arresti tra i manifestanti. Arresti che hanno riguardato manifestanti pro Mubarak che sono quelli più violenti. L’esercito è poi, di nuovo intervenuto, questa volta con i carri armati,  per far arretrare sostenitori di Mubarak che forze armate per tenerli a distanza dai manifestanti contrari al regime e presenti in piazza Tahrir.

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