Siria. Embargo. Francia e Uk per l’armamento dei ribelli. No di Svezia e Austria

BRUXELLES – Il consiglio degli affari esteri Ue decide sull’embargo di armi in Siria. E’ previsto per oggi la riunione tra i ventisette ministri degli esteri dell’Ue sui temi caldi che si addensano sulle agende dei ministri degli esteri delle principali cancellerie europee.

Sul banco la situazione in medio oriente ed in particolar modo la Siria. In particolare è in discussione una decisione unanime sulla posizione che la Ue deve tenere sulla questione del fornire o meno le armi ai ribelli siriani senza incorrere in sanzioni.

Tre le posizioni: i tre poli che si concretizzano in Francia e Inghilterra capofila per il fronte del sì. Occorre che l’Ue intervenga in Siria e permetta i rifornimenti delle armi ai ribelli. Sul fronte opposto l’Austria, che pone l’accento sulla natura pacifica e pacificatrice dell’Unione Europea, che deve quindi rimanere estranea al conflitto, senza correre rischi di incorrere in problemi futuri legate a rappresaglie. Posizione sposata anche dalla Svezia e dalla Repubblica Ceca, decisi sul fronte del no. Al centro tutti gli altri paesi, che da una posizione neutrale stanno lentamente facendo pendere l’ago della bilancia per il sì, per l’armamento ma a condizione garantita. Tra questi la Spagna ma anche l’Italia. Pesa come un macigno anche il sì della Germania, dapprima contraria alla revisione delle sanzioni, poi sempre più possibilista seppur in un modo che ad essere armati siano gruppi che abbiano passato il test di “garanzie sul destinatario finale” degli ordigni. Un po’ come avvenuto sul petrolio: solo rapporti con gruppi ritenuti affidabili.

La posizione italiana, evidenziata dal ministro degli esteri Emma Bonino è quella di “evitare che “posizioni così divergenti da essere inconciliabili abbiano come risultato la caduta totale dell’intera struttura dell’embargo”. Se ne parlerà da qui alla mezzanotte del 31 maggio. Sui 27 incombe la “spada di Damocle” del primo giugno, quando scadranno le sanzioni (rinnovate per tre mesi a febbraio scorso). Particolare rilievo avrebbe la questione del mantenimento di una “linea di forte coesione e continui ad inviare segnali di deterrenza al regime di Assad”. Quale sarà il confine tra misure di pressione sul regime siriano, il ruolo della Russia, l’utilizzo o meno di armi chimiche come condizione dell’intervento dei caschi blu in Siria? Questioni sul tavolo Onu e da oggi anche su quello dei vertici europei, che si mescolano e su cui l’Europa è chiamata a decidere quale posizione tenere su un conflitto che da due anni dilania la popolazione civile siriana.

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