Thailandia. Il fotoreporter Polenghi fu ucciso da un proiettile di un soldato

E’ quanto stabilisce una sentenza del tribunale. Ora l’iter per identificare l’assassino

BANGKOK – Fabio Polenghi fu ucciso da un proiettile sparato da un M16 di un soldato. E’ quanto ha stabilito il tribunale thailandese sulla morte del 48enne fotoreporter italiano. Il tutto accadde la mattina del 19 maggio del 2010, quando Polenghi era presente alla manifestazione pro elezioni anticipate dell’opposizione thailandese. In particolare il fotografo stava immortalando l’intervento delle truppe per disperdere le “camicie rosse”, i sostenitori dell’ex primo ministro Thaksin Shinawatra, accampati da settimane nel centro della capitale thailandese. Poi il colpo mortale.

“Il tribunale ha stabilito che gli ordini dati dal primo ministro Abhisit e dal vice premier Suthep quel giorno portarono alla morte di Fabio”, ha detto ai giornalisti Karom Ponthaklang, un avvocato che rappresenta la famiglia di Polenghi.

A far cadere tutti i dubbi sarebbe stato il proiettile, simile a quello utilizzato dalle truppe dell’esercito governativo. Anche se non è stato possibile identificare chi sia stato l’artefice del delitto.”Nell’inchiesta, gli esperti hanno testimoniato che Polenghi è morto per un proiettile ad alta velocità del tipo usato dalle forze di sicurezza e non vi sono prove che vi fossero altri gruppi nella zona” ha spiegato l’avvocato.

Ora la prossima mossa dell’avvocato sarà quella di chiedere al Dipartimento di investigazioni speciali, che dipende dal ministero della Giustizia, di agire in giudizio contro Abhisit Vejjajiva – ora capo dell’opposizione – e Suthep Thaugsuban. Nel 2012 erano stati accusati già di aver disposto l’uso di munizioni regolari per disperdere la folla, provocando la morte di alcuni civili. Polenghi è solo uno dei due giornalisti morti in Thailandia in quel periodo. 90 il totale delle vittime,1.900 i feriti, ma nessun militare è stato chiamato a rispondere di quelle stragi.

“È un verdetto positivo, ma non risolutivo”, è quanto dichiarato all’Ansa dalla sorella di Fabio, Elisabetta, in prima linea per portare avanti una tenace battaglia per la giustizia. Dello stesso avviso la madre Laura Chiorri, così come la sorella maggiore Arianna. “Non è una sentenza che mi mette il cuore in pace, semplicemente posticipa il problema. Non provoca nessun danno all’esercito. almeno la persona che guidava l’operazione sul terreno”. Dello stesso avviso la madre: “Vorrei però sapere chi ha ucciso Fabio, e soprattutto chi ha ordinato di sparare. Almeno per avere qualcuno con cui sfogarmi”.

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