Bosnia. Neonati senza documenti d’identità. Si allarga la rivolta dei passeggini

SARAJEVO – In piazza per chiedere che vengano rilasciati i documenti di identità ai loro neonati. Questo il motivo della manifestazione in Bosnia Erzegovina, e più precisamente a Sarajevo, dove centinaia di persone si sono adunate davanti al Parlamento per chiedere il diritto di identità per i loro figli.

Quella che è stata ribattezzata la rivolta dei passeggini, si basa sul fatto che i bebé a quattro mesi di vita non hanno un passaporto, un documento, un pezzo di carta che certifichi la loro esistenza, la loro nazionalità. Il loro esordio nella società, nella nazione.

Sono nati in Bosnia, ma per la Bosnia non esistono ancora. Il problema soggiace nella norma che definisce il codice d’identità, che la Corte Costituzionale ha bocciato lo scorso febbraio lasciando una vacatio legislativa.

In sostanza il diritto alla cittadinanza ai nuovi nascituri è negato per via della diatriba sulla doppia denominazione serbia e bosgnacca (ovvero i bosniaci musulmani) che dovrebbe comparire sui documenti. Anche di quelli di chi nasce nei comuni dell’entità serba. Un turbillon di cavilli burocratici che di fatto dallo scorso febbraio ha bloccato l’emissione dei certificati con i numeri d’identificazione personale. Tutto sospeso, con il governo centrale che non ha mosso un dito per per risolvere la questione. Così da quattro mesi i nascituri sono senza documenti, e potenzialmente, senza la possibilità di accedere alle cure.

Il risultato è che il movimento si sta allargando: è arrivato a circa 1500 persone, capitanate dal sindaco della città di Sarajevo. “Per voi non siamo nemmeno un numero” o “viva l’identità abbasso le entità” sono tra gli slogan dei manifestanti che muniti di passeggini e biberon stanno assediando le bizzose sedi del potere dell’Ex Jugoslavia. Per sfuggire dalle barricate costruite con i passeggini, molti deputati si sarebbero calati dalle finestre. 

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