Francia. Blitz Greenpeace alla centrale nucleare del Tricastin. 29 arresti

PARIGI – Sale a 29 il numero degli arresti tra gli attivisti Greenpeace autori del blitz alla centrale nucleare del Tricastin, non lontano dai confini italiani. A metà strada da Marsiglia e Lione. Queste almeno le ultime notizie provenienti dal ministero dell’interno transalpino.

Il tutto è avvenuto verso le 5 del mattino ed è proseguito per mezza giornata, prima che gli attivisti siano stati allontanati dalle forze dell’ordine. Tra i fermi ci sarebbero anche italiani, ma anche spagnoli, rumeni e naturalmente francesi. Per loro l’accusa di “violazione di proprietà privata” e “intrusione in un punto di vitale importanza” mediante una “manifestazione inadatta”.

Al centro della protesta le falle nel sistema della centrale, vecchia di trent’anni e secondo molti esperti tra i più pericolosi poli energetici attivi in Europa. Siccome il sito franco-meridionale non è stato inserito nel piano di transizione energetica, il Presidente della Repubblica François Hollande è stato oggetto di critiche e polemiche nello show ambientalista. In particolare, si legge sulla versione francese di Green Peace sarebbe risaputa la notizia che all’interno del reattore 1 di Tricastin sarebbero presenti una ventina di crepe.

Fasci di luce emanati dai proiettori hanno “scalfito” la superficie dei reattori con immagini raffiguranti il e 3 presidente socialista e la possibilità di un imminente disastro nucleare. “Tricastin, incidente nucleare?” ma anche “Hollande presidente della catastrofe?” le frasi utilizzate.

Dalla centrale hanno reso noto il diniego sull’ipotesi che gli attivisti si siano introdotti nella sala controlli della struttura né tanto meno nelle altre zone sensibili della struttura. Questo almeno quanto comunicato dalla Edf, che gestisce l’impianto. Una versione convalidata anche dall’agenzia della sicurezza nucleare (Asn). Il ministro dell’internoManuel Valls ha fatto sapere di volere una relazione dettagliata sulle modalità di intrusione.

Il gesto ricorda quanto accadde l’anno scorso nell’impianto di Bugey. Tutti segnali di un dibattito, quello sull’ addio al nucleare, che in Francia tiene banco eccome. Tanto che il presidente della Repubblica, durante la sua vittoriosa campagna elettorale promise che avrebbe dismesso alcuni impianti. Una promessa mantenuta per quanto riguarda quella di Fessenheim in Alsazia, al confine con la Germania. La più vecchia delle 58 centrali attualmente in attività in Francia. Un business, quello nucleare, capace di ottemperare al fabbisogno energetico transalpino per circa il 75% del totale. E che il presidente socialista ha promesso di avviare una dismissione del 50% da qui al 2025. Ossia tramite la chiusura di 10 reattori da qui al 2017 e di 20 entro il 2020.

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