Libia. Diplomazia disumana

ROMA – A fronte di quella che mediaticamente è diventata una guerra civile, quando invece è una rivolta delle opposizioni al regime Gheddafi, sedata atrocemente nel sangue dalle forze armate libiche, il ministro Frattini risponde: “in Libia L’Ue non intervenga”.

Faccia tosta, della diplomazia commerciale e sprezzante di ogni diritto umano. Ha aggiunto oggi durante il Consiglio affari Esteri che “L’Europa non deve esportare la democrazia”. Gli affari sì però. L’Italia infatti lì  ha esportato, solo nel 2009, prodotti petroliferi raffinati per 11 miliardi di euro. “Noi vogliamo sostenere il processo democratico, ma non dobbiamo dire: questo è il nostro modello europeo, prendetelo”; e scannatevi pure libici, perché -sempre Frattini voice- a noi nulla compete: “non sarebbe rispettoso dell’indipendenza del popolo, della sua ownership”, (il Medioriente invece è altra cosa). Dal Maghreb rivoluzionario rispetto alle vite umane cè altro da salvare: Unicredit: di cui Gheddafi è maggior azionista , un’autostrada – dell’amicizia – da 1700 chilometri di cui siamo impresari (e di cui ci si aspetta fra l’altro un bel flop, modello Salerno- Reggio Calabria).
Intanto in Libia i cecchini sparano, i corpi dei morti sono riversati a terra, il web è bloccato. Si tratta di esseri umani drammaticamente meno validi del prodotto della loro terra: il petrolio. E le Shell, Bp, Finmeccanica, salvano i loro uomini facendoli rimpatriare da quel nordafrica rivoluzionario e in fiamme. Eni invece rassicura, tutto procede a gonfie vele.

I media berlusconiani si affrettano a dare opinioni suggestive: la rivolta è giusta, ma non sappiamo chi cè dall’altra parte, come la terrificante deriva Islam. Uguale Frattini: “Si stanno affermando ipotesi di emirati islamici a est e questo, a pochi chilometri dall’Italia, sarebbe un fattore di grande pericolosità”. Il figlio di Gheddafi, proposto alla successione e noto per le sue inclinazioni ai diritti umani, tramite messaggio tv ha fatto sapere propagandisticamente chi sono per lui i ribelli: “islamisti, organi d’informazione, teppisti, ubriachi, drogati…”, ha aggiunto:  “il nostro non è l’esercito tunisino o egiziano. Combatteremo fino all’ultimo uomo, all’ultimo proiettile”. E’ già americano. Berlusconi intanto tace, “non disturba”. Ma è lui il can che dorme. Con il beduino colonnello condivide solo la passione per le donne e, altri dicono, l’inclinazione al regime, un’invidia implacabile.
Per la cronaca ed esempi di diplomazia francese. Il ministro esteri d’Oltralpe Kouchner, nel 2009, a seguito  di atrocità commesse in Guinea Conakry del tutto simili al caso libico, sospese tutti gli aiuti economici e ogni assistenza militare al governo colpevole, ritirò le proprie delegazioni. Stessa cosa fece l’Unione europea, cui seguì l’Onu con una commissione d’inchiesta. Oggi Ban Ki-moon per la Libia chiede di “non ricorrere all’uso della forza e rispettare le libertà fondamentali”.

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