Venezuela, Maduro chiede pieni poteri. Soldi pubblici ai partiti per battere la corruzione

CARACAS – Finanziamento pubblico ai partiti, mentre altrove nel vecchio continente si cerca di rimuoverlo, in Sud America si cerca di praticare il senso mi marcia nel senso opposto. Il Presidente venezuelano Nicolas Maduro, secondo quanto emerge dalle cronache locali, ha infatti intenzione di istituire un sistema di finanziamento pubblico dei partiti.

Il provvedimento si inserisce dentro una cruenta lotta alla corruzione, su cui maggioranza stanno esibendosi in un duro scambio di accuse. In questo scenario, in attesa di sapere se al Presidente della repubblica venga concessa la delega di legiferare in libertà sul tema dell’anti-corruzione, si inserisce il dibattito sui soldi pubblici ai partiti, non proprio all’insegna del bon-ton.

Dobbiamo avere un’organizzazione del sistema pubblico di finanziamento delle attività democratica dei cittadini venezuelani” per utilizzare le parole esatte contenute in un documento ufficiale del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV). E più precisamente “un sistema pubblico di finanziamento dell’attività politica costituzionale dei cittadini, dei partiti e dei movimenti politici”. Non solo: in questo modo, secondo Nicolas Maduro, si toglierebbero anche le redini del gioco della politica solo dalle mani multimilionari. Gli unici, a conti fatti, che attualmente sono in grado di aspirare alla carriera politica autonoma in Venezuela.

Il tema del finanziamento ai partiti è solo la punta di un iceberg che ha radici ben più profonde. Attualmente in Venezuela non c’è nessun sostegno economico a coloro che cercano di avvicinarsi alla “cosa pubblica”. Non sono vietate le forme di finanziamento alle forze politiche, ma è necessario che tutto venga accuratamente segnalato al Poder Electoral, che altro non è che l’organismo che vigila sull’esatto svolgimento delle attività elettorali e delle funzioni della Democrazia.

Ma quella del finanziamento pubblico ai partiti come soluzione alla corruzione è una delle strade scelte da Presidente della Repubblica Bolivariana Venezuelana. Uno della serie di iniziative che Chavez intende intraprendere. Magari in autonomia. In questi giorni, infatti, Maduro ha chiesto pieni poter all’Asemblea Nacional per contrastare questa quella, che secondo la maggioranza, è una delle piaghe che più affligge il Venezuela: la corruzione. Un’urgenza. Per farlo ha bisogno della concessione della “Ley Habilitante”: una sorta di delega legislativa prevista dalla Costituzione che gli permetterebbe di emanare decreti legge sul tema circoscritto della corruzione. Pieni poteri per fermare l’emergenza corruzione, quindi.

Ma ovviamente dare piena libertà a colui che, secondo l’opposizione, ha vinto le passate elezioni presidenziali in modo quantomeno anomalo non è una scelta ben vista da tutti. “Sarebbe un modo di concedergli il potere di mettere delle toppe ai disastri del Governo” per utilizzare le parole di Enrique Capriles, il leader dell’opposizione. “I più corrotti stanno proprio al Governo” è il successivo tweet avvelenato che il leader dell’opposizione ha rilasciato alla rete proprio per scongiurare l’ipotesi di concessione di ulteriori poteri al suo acerrimo rivale. Che ha altresì sentenziato come al Parlamento “non abbiano i numeri per ottenere la ‘Ley Habilitante’. Ma se l’otterranno sarà la riprova di una nuova corruzione”.

In questo scenario, quindi, il tema del finanziamento ai partiti è solo la punta di un iceberg che ha radici ben più profonde. Attualmente in Venezuela non c’è nessun sostegno economico a coloro che cercano di avvicinarsi alla “cosa pubblica”. Non sono vietate le forme di finanziamento alle forze politiche, ma è necessario che tutto venga accuratamente segnalato al Poder Electoral, che altro non è che l’organismo che vigila sull’esatto svolgimento delle attività elettorali e delle funzioni della Democrazia. Ma a conti fatti, soprattutto se si vede la piega che stanno prendendo i dibattiti, è proprio lì che risiede la maggior parte del problema.

Proprio le “modalità differenti” di finanziamento illegali starebbero in auge nelle nuove polemiche tra i due schieramenti: tra maggioranza e opposizione è in atto una guerra senza esclusione di colpi. Il Presidente venezuelano ha recentemente rimarcato le accuse contro i suoi avversari politici, rei, secondo quanto da lui dichiarato, di essere immischiati in malaffari col narcotraffico, la prostituzione e la tratta di esseri umani. Non certo accuse ben accette dai membri del Partito Primero Justicia, lo stesso di Capriles. Che tra i due schieramenti non ci fosse un lancio di confetti era cosa chiara sin dalla campagna elettorale. Diatribe proseguite poi dopo l’apertura delle urne, con le accuse di brogli elettorali a macchiare la vittoria di del delfino di Chavez. Polemiche solo recentemente sopite dinanzi al rigetto del ricorso di Capriles da parte Corte Costituzionale, che ha rimarcato la legalità delle elezioni presidenziali.

Ma dalle elezioni contraffatte alle accuse al Poder Elctoral il passo è stato breve. E veniamo quindi alle accuse anti-governative. L’opposizione da tempo sta lanciando nel perimetro governativo accuse di corruzione e di utilizzo per fini privato del partito delle risorse dello stato. Tra queste certo c’è l’accusa di “inattività” lasciate proprio all’organismo di controllo della sfera elettorale, che avrebbe avuto un atteggiamento troppo permissivo nei confronti dei “chavistas” in molte circostanze. Tra queste, proprio per tornare al tema di finanziamenti illegali, l’utilizzo della petroliera statale PDVSA, che sarebbe stata utilizzata per avanzare azioni proselitismo politico da parte del Governo.

E’ chiaro, quindi, come il finanziamento pubblico ai partiti, sia solo uno dei tanti tavoli su cui si confrontano maggioranza e opposizione. Uno dei tanti aspetti dei legami tra soldi e politica, che a qualsiasi lato dell’emisfero, incalza e accende gli animi delle fazioni in gioco.

Condividi sui social

Articoli correlati