Bangalore sommersa dai rifiuti hi-tech. Prodotti 20mila scarti elettronici all’anno

ROMA – La città di Bangalore, soprannominata la Silicon Valley indiana, sta capitolando di fronte all’assedio dei rifiuti elettronici. Le più grandi aziende mondiali di informatica presenti in questa metropoli producono ogni 12 mesi 20.000 tonnellate di rifiuti elettronici, con un tasso di crescita annua del 20 per cento.

Il 90% di questi rifiuti viene riciclato dal settore cosiddetto informale: i circuiti elettronici vengono bruciati a cielo aperto e molti si improvvisano riciclatori di sostanze pericolose per recuperare con questo commercio un pò di denaro.
Il rapporto di Assocham, l’Associazione delle Camere di commercio e industria indiane, sottolinea giustamente l’urgenza di istituire processi regolamentati per la raccolta e la gestione di e-waste: nel 2020 i rifiuti elettronici potrebbero aumentare addirittura del 500 per cento in tutta l’India e, se la loro gestione rimanesse quella attuale, si creerebbe un pesantissimo allarme ambientale e sanitario.
A Bangalore, peraltro, ci sono alcune isole felici: una dozzina di laboratori per la lavorazione e il riciclaggio dei rifiuti elettronici che seguono procedure severe e hanno performance elevate. Purtroppo solo il 10 per cento della spazzatura informatica viene correttamente trattata.
(DIRE)

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