Bolivia. Si sono portati via anche la Musica

MONTEVIDEO – Dopo quattro aeroporti, tre aerei, due taxi, un bus ed un controllo della narcotici, siamo finalmente tornati a Montevideo.

Se vi fosse un aereo diretto, Uruguay e Bolivia sarebbero collegati da tre ore di volo. E invece ci vogliono ben 12 ore di viaggio per viaggiare da un paese all’altro. Questo la dice lunga sulla costruzione di una distanza culturale, politica, simbolica e storica tra il Rio de la Plata e la Regione Andina. Per questo, il mio primo viaggio in Bolivia é stato un tuffo in un altro mondo, sebbene tanto vicino, un’emozione, una scoperta ed un incontro con i movimenti sociali.

Dicono Cochabamba ha una popolazione di circa un milione di abitanti ma gli alti tassi di natalitá, l’emigrazione da altre regioni del paese, la difficoltà di aggiornare il censimento ed il caos permanente per le strade del centro suggeriscono che la popolazione possa essere anche il doppio. La povertà, le differenze sociali, la mancanza di acqua potabile, di istruzione, di strade e di cibo non sono paragonabili a quelli dell’Uruguay. La fame è terribile, logorante ed oscura in qualsiasi angolo della terra, ma in Bolivia si trova una moltitudine di persone esasperata dalla fame che nonostante tutto mostrano la loro dignitá nelle comunitá indigene, nelle organizzazioni contadine, nei sindicati dei minatori, nelle cittá. In Bolivia la rabbia fa vibrare la terra, e la Pacha Mama che chiede disperatamente di essere ancora fecondata con il liquido vitale, prima che tutta l’acqua sia contaminata e ridotta ad una infinitá di pozze putrescenti. La gente si  mobilizza, blocca le strade, critica Evo Morales, presidente Aymara dello stato Plurinazionale di Bolivia, che oggi è al suo secondo mandato.  Sono multiformi e contrastanti i sentimenti verso il presidente Cocalero, nato ad Oruro e cresciuto politicamente nel Chapare, parte del dipartimento di Cochabamba e provincia che rivendica il diritto storico di produrre e consumare la foglia di coca.

Per farsi un’idea dei sentimenti pluridiversi della Bolivia bisogna semlicemente parlare con la gente. Ho ascoltato i tassisti, che costituiscono la piú grande agenzia di notizie e di opinione del pianeta. Ma ho anche parlato con amici e militanti, con i compagni di Koka TV, televisione comunitaria, con le ONG Italiane del paese, con ricercatori  dell’Universitá San Simón, con esponenti della Guerra dell’Acqua, che nel 2000 ha iniziato a cacciare dal paese le multinazionali. Ho incontrato sindacalisti ed operai che hanno bloccato le strade del paese per protestare contro l’aumento dei prezzi degli alimenti e dei trasporti (il tarifazo), avvenuti negli ultimi giorni poco dopo lo spaventoso aumento dell’80% del prezzo dei combustibili (il gasolinazo) che è stato poi revocato, tornando a sovvenzionarne la produzione. Ho parlato con la gente avvicinandomi, in modo buffo ed imperfetto, alla loro vita quotidiana: masticando foglie di coca, bevendo chicha (bevanda andina ottenuta dalla fermentazione del mais), mangiando chicharrón (fondamentalmente, grasso allo stato puro), ascoltando musica boliviana. 

Evo rappresenta il risorgimento dell’indigenismo e rappresentava, all’inizio del suo mandato, l’espressione dei movimenti sociali che lo hanno portato al potere. Gli stessi movimenti che oggi, quando i loro leader non sono stati cooptati, si lamentano di una gestione inefficiente, corrotta, personalistica, arrogante, orientata all’accumulazione del potere. Evo ha come alleato il vice presidente Garcia Linera, accademico e stratega. Qualcuno dice che è lui la vera mente pensante del governo. Qualcun’altro afferma che in realtá il presidente ha una personalitá forte ed un intuito spiccato per cui é capace di generare un discorso carismatico e prendere decisioni in maniera autonoma. Qualcuno, piú radicale, dice che Garcia Linera è un fascista e che Evo non arriverá alla fine del suo secondo mandato. Qualcun altro, che in realtá questo governo non è tanto male. Ha le sue contraddizioni, ma finirá il secondo turno e forse troverá un valido rappresentante per la prossima giostra elettorale.

Venerdì ho visto Evo, dal vivo, nella piazza centrale di Cochabamba, mentre faceva un discorso in occasione della donazione di fondi governativi al municipio della cittá. Era orgoglioso, sicuro di sé, adornato da una corona di fiori, critico verso gli speculatori, i piccoli commercianti che hanno approfittato del momentaneo aumento dei combustibili per far schizzare in modo irreversibile i prezzi degli alimenti. Altre voci critiche affermano che in realtá l’aumento degli alimenti si ritrova alla base, nei grandi produttori che, pur di speculare e di giustificare le esportazioni, tolgono gli alimenti dal mercato nazionale. Ed intanto la gente, per strada fa file di ore per comprare zucchero, riso ed altri alimenti distribuiti dal governo. Mentre tenta di non morire di fame, la gente lotta con dignitá e creativitá. Negli anni 90, dopo l’insurrezione zapatista nello stato messicano del Chiapas, vi furono incontri tra rappresentanti dell’EZLN e movimenti Boliviani. Seguendo l’esempio dell’insurrezione zapatista, in Chapare gruppi contadini cominciarono ad armarsi ed elaborarono una strategia militare per chiedere al governo la costruzione di Otra Bolivia. Durante le marce, usavano zaini dal peso e dalle dimensioni suggerite dai compagni centroamericani, che passavano lunghe settimane marciando dalla selva alla sierra.

Confuso dalla politica boliviana, e dalla coscienza che il potere elettorale ingabbia i piú grandi rivoluzionari  in un delirio egemonico, chiedevo ad Oscar Olivera, rappresentante della guerra dell’acqua, qual è la strada per costruire otra Bolivia ed otro Mundo. Oscar non ha dubbi sul fatto che l’unica alternativa è quella di costruire iniziative locali per riappropriarsi delle risorse, del territorio, del diritto alla vita. Nel sud di Cochabamba la Semapa, l’acquedotto municipale ri-pubblicizzato dopo la Guerra dell’acqua e l’uscita di scena della Bechtel, non porta né una goccia d’acqua. La gente si é organizzata in cominitati per assicurare a gestione comunitaria dell’acqua, interessante esempio di organizzazione dal basso. I comitai dell’acqua assicurano l’approvigionamento idrico, ma sono anche strumenti di costruzione politica e di rivendicazione integrale dei diritti della popolazione di fronte alle istituzioni. Parlando di gesitone comunitaria Arnold, amico olandese conosciuto quasi per caso una sera davanti a coniglio e cicharrón, mi racconta della sua avventura, ancor una volta nel sud di Cochabamba. Da cinque anni si dedica a girare per le scuole della periferia della città, per inseganre a studenti e genitori metodi di coltivazione di orti famigliari. Basta un quadrato di 1,20 m di lato, per avere da mangiare tutto l’anno. Quando si parla di sicurezza alimentare!

Sembra che la Bolivia sia attaccata su tutti i fronti, da forze che tentano di toglierle le risorse, di consumarla fino a scomparire, fino a sprofondare nelle viscere della madre terra, come è accaduto con  il Cerro Rico, montagna di Potosi che è stata svuotata delle immense risorse minerarie. La famosa Lambada brasiliana in realtá è la traduzione carioca della canzone “Llorando se fue” dei Carcas di Cochabamba. Dopo i minerali, gli idrocarburi, gli alimenti e l’acqua, hanno tentato di portarsi via anche la musica!

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