Aereo libico atterrato al Cairo in cerca di aiuti. Altri due aerei verso Bruxelles

ROMA – Una aereo appartenente a Muammar Gheddafi con un suo emissario a bordo è atterrato al Cairo dopo aver sorvolato lo spazio aereo greco, secondo quanto hanno reso fonti aeroportuali egiziani. Stando invece ad Al Jazira sarebbero tre gli aerei appartenenti al colonnello libico decollati da Tripoli. L’aereo appena arrivato al Cairo aveva a bordo, riferiscono le fonti, il generale Abdel Rahman Ben Ali El Said Al Sawi, responsabile delle forniture militari, che porta con sè un messaggio del colonnello libico al capo del consiglio supremo delle forze armate egiziano, Hussein Tantawi. Secondo altre notizie al quanto confuse, altri due aerei sarebbero in viaggio verso Bruxelles e avrebbero fatto scalo in Italia. La notizia, però, è stata smentita da fontii del governo italiano.

Oggi Gheddafi è tornato a parlare, alla tv di stato libica e in intervistea due reti straniere, senza fare alcun riferimento all’ultimatum di lasciare il paese entro 72 ore per non subire conseguenze penali che ieri il governo ad interim formato dai ribelli gli aveva lanciato. Il leader libico si è soffermato invece sulla questione della no fly zone minacciando di dare battaglia alle potenze occidentali qualora tentassero di imporla. Contro l’occidente Gheddafi ha agitato anche lo spauracchio di Al Qaida, cui il leader attribuisce la responsabilità di aver fomentato la rivolta attraverso il reclutamento di giovani «deboli», prospettando scenari di «caos fino ad Israele» nel caso in cui la rete terroristica si impadronisse della Libia. Nella prima delle tre interviste diffuse stamane, quella alla tv francese Lci, Gheddafi ha accusato gli occidentali, in particolare la Francia, di condurre un «complotto colonialista» contro il suo paese. Concetto ribadito anche in un intervento alla tv di stato libico nel corso del quale ha accusato i «paesi colonialisti» di «tramare un complotto per umiliare il popolo libico, ridurlo in schiavitù e controllare il petrolio». All’occidente Gheddafi ha dichiarato guerra nel caso in cui venisse imposta la no fly zone. «Il popolo libico prenderà le armi contro le potenze occidentali se loro cercheranno di imporre una no fly zone», ha detto in un’intervista alla tv di stato turca Trt. E ai paesi occidentali il leader libico ha mandato anche un altro messaggio: se al Qaida si impadronisse del suo paese, l’intera regione fino a Israele si trover… in preda al caos. Della rete terroristica peraltro Gheddafi ha parlato anche come di unica responsabile della rivolta in Libia. I ribelli che lottano contro il governo, ha detto, hanno ricevuto il lavaggio del cervello da parte di Al Qaida. Secondo il leader libico «forze straniere» hanno reclutato giovani vulnerabile nelle città di Bengasi, Zawiya e Zenten, attualmente in mano ai ribelli. «Quelli che si mostrano deboli, vengono puntati. Altrimenti perch‚ non sono venuti da voi – ha detto ancora Gheddafi – Questo vuol dire che prendono di mira sola la feccia che non riesce ad essere forte».

L’Ultimatum dei ribelli secondo la stampa araba

L’ultimatum degli insorti al colonnello Muammar Gheddafi, le contraddittorie notizie su una resa del leader libico, l’intensificarsi dei raid arei contro i rivoltosi e la prospettiva dell’imposizione di una ‘No-fly zonè sulla Libia sono i temi affrontati nelle prime pagine della stampa araba. Alcuni quotidiani accennano all’ipotesi di un canale di dialogo con il colonnello aperto da un «leader occidentale». AL-SHARQ AL-AWSAT: «Gli oppositori offrono l’immunità a Gheddafi in cambio delle sue dimissioni entro 72 ore». È il titolo di apertura del quotidiano saudita sulla crisi libica. Il quotidiano riporta una dichiarazione del portavoce del Consiglio nazionale di transizione Hafiz Ghoga, che afferma: «Nessun negoziato con il colonnello, sa dove si trova l’aeroporto di Tripoli, deve solo andare via per porre fine al bagno di sangue». Il rifiuto della resa del rais è riportato citando una fonte governativa interpellata dal quotidiano, la quale ricorda che «Gheddafi non cerca una via di uscita sicura e rimarrà al suo posto come leader della rivoluzione». Il quotidiano saudita parla di «trattative segrete in corso» affidate a «un leader occidentale, ex alleato del colonnello» e sostenute dalla Lega Araba, destinate a convincere il leader libico ad abbandonare il potere con le necessarie «garanzie di salvacondotto».

«Il piano segreto – riporta il quotidiano – sarebbe stato avvallato in linea di principio» da parte del Consiglio nazionale di transizione e sarà sottoposto a Gheddafi da «una delegazione europea composta dai capi delle principali società petrolifere europee operanti nel suolo libico», che si recherà in Libia nei prossimi giorni. AL-HAYAT: Anche il quotidiano libanese apre sulla crisi libica e titola: «Le forze di Gheddafi riconquistano al-Zawiyah, il regime è strangolato dalle sanzioni». Il quotidiano cita «fonti europee» che confermano la volontà di «congelare i fondi di cinque intuizioni finanziarie e bancarie al fine di rafforzare l’isolamento del regime e di privarlo dei suoi strumenti di potere». Sul fronte militare, il quotidiano parla del «successo» delle forze leali al colonnello nello spingere i rivoltosi verso est, dopo averli cacciati dalla cittadina di Ben Jawad, che dista un centinaio di km dalla città costiera di Sirte, e aver bombardato Ras Lanuf, causando la fuga dei civili dalla città.

AS-SAFIR: Il quotidiano libanese titola: «Washington aspetta una richiesta araba per l’imposizione della ‘No-fly zonè. I rivoluzionari libici resistono per evitare lo scenario della guerra civile». Secondo il quotidiano, le forze del regime hanno fallito nel riprendere le roccaforti degli insorti in Cirenaica, dopo intensi raid arei, grazie alla solida resistenza dei rivoluzionari. Le forze di Gheddafi controllerebbero solo il 10% del territorio libico. AL-FADJR: Il quotidiano algerino parla di «resa» del leader libico alle «minacce statunitensi ed europee su un intervento militare». La situazione, secondo il giornale, «richiama alla mente del colonnello l’immagine di un barbuto e spaventato Saddam Hussein», catturato dagli americani alla fine del 2003 in una missione la cui parola d’ordine era «catturare o uccidere».

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