Gaza. Palestinesi uniti scendono in piazza, ma scoppia l’inferno

ROMA – “Al shaab yurid inhaa al inqisam” , ovvero il popolo vuole la fine delle divisioni.

Questo chiedevano il 15 marzo  i giovani palestinesi  di Cisgiordania, Gaza e quelli della diaspora: persone di Hamas, di Fatah, di altri partiti politici, giovani indipendenti o legati a qualche movimento,  in piazza insieme per  la prima volta,  dopo quattro anni di divisioni,  per chiedere un nuovo modello elettorale per l’insediamento di un governo democratico. Solo una settimana prima l’Italia aveva accolto il ministro degli esteri israeliano, Avigdor Lieberman, noto per le sue posizioni razziste, e ideatore della legge che vuole imporre ai cittadini israeliani anche non Ebrei, cioè ai Palestinesi di Israele, il 20% circa della popolazione, un giuramento di fedeltà allo Stato Ebraico, pena l’espulsione dalle loro case e dalla loro terra.
Ma la rivoluzione degli egiziani aveva ridato speranza agli universitari, organizzatori della mobilitazione. Uno dei portatori di questa speranza,   a Gaza,  è l’attivista Vittorio Arrigoni.  Il giorno primo mi aveva detto che sarebbe stato tutto il giorno per strada, e in piazza. Non erano  passate molte ore dall’inizio della giornata della riconciliazione. Improvvisamente la sua pagina su Facebook  si riempie, e inizia quello che si viene connotando come un bollettino di guerra: “Ore 19:52.

 

Corpi speciali della sicurezza di Hamas hanno attaccato i manifestanti pacifici, decine di feriti. Tende date alle fiamme.” Passano solo venti minuti. “Ore 20:10. Un amico all’ospedale Al Shifa parla di una trentina di feriti, non gravi. I manifestanti sono stati attaccati con bastoni e manganelli. Fuori dall’ospedale jeep della polizia arrestano i contusi mano a mano che vengono rilasciati dal pronto soccorso.” Da quel momento in poi i manifestanti  non si possono definire più pacifici,  ed è duro  scontro con la polizia  lungo Talateen street, la strada principale di Gaza: circa 300 i ragazzi feriti.  Donne, per  la maggioranza . Requisite le telecamere ai giornalisti presenti (uno dei quali ha la mano fratturata. E’ notte piena quando  Samah Ahmed, giovane giornalista di Gaza, viene accoltellata alla schiena. Ma la mattina del 16 arriva con una tragica notizia.
Scrive Arrigoni  “‎11:15 locali. Bombardamenti israeliani: 2 morti e un ferito, civili. Contemporaneamente qui al porto è sono appena arrivate 3 ambulanze: pescatori colpiti dalle navi da guerra israeliane in acque palestinesi. Stay human”  Sono caccia F16, la zona è Zaitoun, a est di Gaza.
 Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele, sono queste le parole che rimbalzano nei commenti, oltre alla vena polemica di chi ritiene si riporti la cronaca in maniera distorta: Hamas non può non essere dalla parte del popolo… ma  anche quest’oggi  si è  accanita in particolare contro le donne.
Nel pomeriggio è la volta dell’università Al Azhar, a essere  assediata: ora  è caccia degli organizzatori del movimento 15 marzo.  Feriti, contusi e bastonate anche ad un’attivista olandese del Free Gaza Movement e del Freedom Flottilla. 
Una riconciliazione  sempre più lontana, purtroppo.

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